Recensione su Colpa delle stelle

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Colpa delle stelle
Regia:

25 Novembre 2014

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

A un gruppo di sostegno per cancerogeni Hazel e Augustus si conoscono e cascano in amore. Un film d’amori adolescenzial-oncologici, con i due che fanno a gara nel darsi forza a vicenda e contro tutti e contro tutto e nonostante. Perché moriremo tutti, ma loro prima. Tratto da un libro che mi hanno detto essere altrettanto una bomba, è improbabile a volta nostra non cascare amorosi di questi due personaggi cui invero, al di là della troppa perfezione nelle loro paure e certezze, non si saprebbe che rimproverare (e se non vi capita, imho siete ingegneri. Sì, anche se non lo siete). Lui è spaccone e scemo e idolo di tutti, e lei è timida e indifesa. E poi sognano un sacco, che volere è volare e non il contrario, e le emozioni come banderuole li scuotono. Contesto: la concezione americana della vita, le macchine grosse, la vacanza in Europa a vedere le cose da grassi americani, il ristorante di lusso con una cameriera di Playboy fichissima che ti accoglie, e che invece del menù tiene in mano un ipad, e poi arriva un cameriere e ti dice “prego, lo champagne è offerto”, e comincia a raccontare storielle argute e frasi fatte. Da cartolina, tutto da cartolina. Per il resto, la sceneggiatura si avvale della raffinata tecnica dello sbadabam. Tecnica narrativa abbastanza consolidata nel tempo, consiste nel mostrare la felicità e poi sbadabam! Ma poi si riprende, e allora felicifelicifelici e SBADABAM! And so on. Sul cervello umano, questi saliscendi è dimostrato abbiano più o meno l’effetto dell’autoerotismo U_U (il sesso non saprei) lo dice uno studio inglese (l’università di Sbadabamford). Perché poi il diavolo è nei dettagli. Qui sono curatissimi, e ce ne sono infiniti: dai personaggi di contorni (che alluci stralunghissimi ha la madre? O_O) a particolari insignificanti da soli ma originali e buffi e curiosi, che dei due protagonisti sono difetti, peculiarità, fissazioni e idiosincrasie, i quali contribuiscono insieme a dar loro una concretezza e vitalità tali da superare la morte che hanno dentro. C’è pure William Defoe con un personaggio che gli permette di gigioneggiare alquanto.
Oh, io pianto abbastanza, temevo peggio.
Sese caz**te, tanto è solo un film.

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