Recensione su Song 'e Napule

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Il cinema di genere dei Manetti Bros. / 8 Febbraio 2016 in Song 'e Napule

Con la loro passione per i cosiddetti film di serie B, i Manetti Bros. sono tra i cineasti più “coraggiosi” del panorama cinematografico italiano, intenzionati a battere specifici generi come, forse, quasi nessuno, in Italia, osa più, perlomeno non con simile (divertita) sfacciataggine. Horror, sci-fi, poliziottesco, thriller: finora, i registi e sceneggiatori romani si sono dedicati a produzioni narrativamente disparate, con risultati francamente non sempre convincenti, ma di sicuro consapevolmente arditi, se rapportati all’offerta tradizionale del mercato nostrano.

A parer mio, Song ‘e Napule è il loro lungometraggio più riuscito, benché per lunghi tratti sia (volutamente) ingenuo e in-credibile. L’uso degli stereotipi sulla napoletanità (che, immagino, sia decisamente conosciuta dai due grazie anche alle frequentazioni professionali con noti artisti neomelodici nate in occasione della realizzazione di alcuni videoclip musicali) è voluto e calcolato e, anche in virtù di questa artificiosità, strappa più di una risata.
Bravi e simpatici gli interpreti (io, poi, ho una predilezione per Carlo Buccirosso che non so bene da dove arrivi…), azzeccatissima la colonna sonora originale di Pivio e De Scalzi.

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