Recensione su Smetto quando voglio

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Rompendo cattivi / 9 Luglio 2015 in Smetto quando voglio

Esordi italiani, alla 50+1 Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro.

L’omaggio alla serie TV Breaking Bad è dichiarato, eppure è l’unica ragione di esistere di questo film, per cui la scusa dell’omaggio non regge. Andava ingegnato qualcosa di più, altrimenti è evidente 1) il riciclo non autorizzato di un’idea altrui, 2) l’intento di cavalcare l’onda delle polemiche politiche. Sennò è troppo facile chiamarlo omaggio&satira quando invece è copia&retorica.

Al di là di questo peccatone originale, Sidney Sibilia e soci scrittori intrecciano una storia corale solida che rende giustizia a un gruppo variegato di personaggi protagonisti e non. La vera fortuna di questo film, e di altre commedie come questa, è l’avere a disposizione attori bravi, comici e spontanei. L’umorismo qui è di matrice romana ma senza mai adagiarsi sul dialetto (anzi: due personaggi parlano persino latino, e non maccheronico).

Sono in cantiere due sequel, anche se Sibilia non vuole chiamarli così: quella di questi ricercatori è una saga, e con i due nuovi film formeranno una trilogia. Per il futuro l’idea dello spaccio di stupefacenti si è esaurita, e con lei anche l’analogia con il telefilm di Vince Gilligan. Probabilmente ci si deve aspettare un calo fisiologico, ma apprezzerò una inevitabile maggiore originalità della storia. Allora potrò condonare anche i peccati del primo film.

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