Recensione su Reality

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16 Ottobre 2012

Bello, appena visto. Unico problema secondo me il meccanismo di ossessione e chiusura da parte del protagonista è un pochino improvviso e automatico. Ma la forza del film è sul realismo del mondo che racconta che è così iperrealista e a tratti surrealista anche (il robottino è straordinario).
Non solo Luciano è uso travestirsi quindi stare sul palcoscenico, ma tutta la sequenza iniziale del/i matrimoni è molto di più di quanto non si dica: l’arabesco, l’iperbole barocca di quel giorno è costruita (al sud) per essere ripresa a favore di telecamera perché passata quella giornata è il vedere il filmino del matrimonio il momento centrale delle visite ricevute a casa. Quindi è già tutta rappresentazione non solo per gli invitati, perché anche gli invitati hanno un ruolo all’interno delle riprese. Difficile capirlo appieno se non se ne condivide la filosofia.
Comunque il senso del rapprsentare, del mostrarsi, vestirsi e travestirsi (tutti rispetto alle loro vite almeno quel giorno sono travestiti per) è centrale in questo tipo di cultura. Ed è sintomatico come si cambi sia all’interno del matrimonio (ci si comporta diversamente perché gli altri ci guardano e ci guarderanno), che all’interno di una trasmissione, che all’interno dell’ossessione di Luciano. Questa riflessione è individuale, con aspetti sociologici, ma volendo si può andare oltre: è il sistema dell’immagine, sin dalla rappresentazione fotografica (la posa, i codici del vestito, del trucco) fino al cinema come atto del guardare. Ma l’idea è continuamente ripresa, Luciano ha la pescheria in una piazza anfiteatro, la sua casa è mostrata come palcoscenico, per non parlare di lui al balcone.
L’ossessione di essere osservati, ripresi muta il modo di essere, c’è una trasfigurazione religiosa dettata dalla figura dell’amico, il gesto di Luciano però ha un afflato comunque assolutamente diverso, la sua follia è semplicemente esacerbata da questa scelta socialmente estrema (tutte le parole della moglie sono significative in merito), ma la sua idea di altruismo è essere giusti per la TV (ok, si potrebbe discutere a lungo sul senso di “bontà” che le religioni impongono, lo si fa senza doppi fini oppure per ottenere qualcosa?). Ed è per lo meno bizzarro come egli si convinca che debba essere meritevole in senso etico per entrare nel cast televisivo e che non debba invece darsi a comportamenti “amorali”, come sembra che invece accada normalmente (c’è una punta di Europa ’51 riveduta all’oggi)
La Tv è una via di fuga dalla povertà che si innesta nella piccola truffa che coinvolge tutto il quartiere, di conoscenza in conoscenza, questo primo spaccato è lo specchio dell’italia: gli stessi meccanismi portati su larga scala sono la rappresentazione più veritiera della nostra economia. Ma è una fuga che in un primo momento può sembrare sensata almeno fino a quando se ne riconosce l’alterità, poi in effetti il modello televisivo è solo la replica di quel momento incantato del matrimonio in cui tutti sono splendenti, sbrilluccicanti, sorridenti, in perenne recita.
La confezione è davvero bella, i lunghi piani sequenza avvolgenti e a me è piaciuta la colonna sonora perché si sposa perfettamente con l’iperrealismo da favola nera.
Scena al top, la moglie che strucca Luciano, bellissima e tragica, ancora nulla è accaduto, ma lui è una maschera attoriale triste seppure nella piena condivisione con la moglie.

2 commenti

  1. Stefania / 16 Ottobre 2012

    Mi piace molto la chiave di lettura che hai dato del film: la vita di Luciano è costantemente in scena e le scenografie sono state studiate ad hoc per enfatizzare il concetto, è vero!

  2. marcomaffei12 / 23 Ottobre 2013

    ottimi spunti e recenzione super.

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