Recensione su Quintet

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FREDDO / 21 Novembre 2017 in Quintet

Robert Altman tenta la via della fantascienza dopo aver incassato il rifiuto di Walter Hill a scrivere e dirigere questo film. Quintet viene considerato uno scivolone nella carriera di Altman, ma in realtà non si tratta di un brutto film e forse meriterebbe una rivalutazione.

In un futuro post apocalittico la terra è stata funestata da una nuova glaciazione, riducendo allo stremo ogni forma di vita. I pochi sopravvissuti hanno trovato rifugio in contorti agglomerati urbani. L’unica cosa che li distrae dall’estinzione ormai imminente, è giocare a Quintet. Che cos’è il Quintet? Un gioco da tavola per cinque persone con regole particolarmente criptiche (almeno per noi) che prevedono la sopraffazione degli altri partecipanti. Mentre i poveri giocano con le pedine i ricchi giocano con le persone.

Altman adotta uno sviluppo compassato e “freddo” della storia e questo allontanerà la maggior parte del pubblico. Un film discorsivo e figurativo, con il numero cinque sempre in primo piano.
Paul Newman presta il volto ad un protagonista non particolarmente intrigante e carismatico. Curiosa la scelta di “gelare” la fotografia sfocando i bordi del quadro. Colonna sonora spesso disarmonica.

Una sforbiciata di venti minuti avrebbe reso l’opera più audience friendly.

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