Recensione su Il filo nascosto

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Di Eros, Thanatos e altre divinità / 2 Marzo 2018 in Il filo nascosto

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Un film che è come una sinfonia. Il ritmo narrativo de Il filo nascosto si muove -elegantissimo- come se si trattasse di un personaggio che incede sulle scale della casa-laboratorio-atelier dei Woodcock, armonioso e avvolgente come le musiche dell’ormai fidato John Greenwood (e quelle di Schubert, Debussy, Fauré, Brahms… inserite nella colonna sonora).
Per quel che mi riguarda, il duello per le musiche, agli Oscar 2018, è con Desplat, più che con Zimmer o Williams, e potrebbe vincerlo proprio il chitarrista dei Radiohead.

In questo lavoro di Paul Thomas Anderson come, forse, non era ancora accaduto nei suoi film precedenti, anche in quelli più recenti, da Il petroliere in poi, per intenderci, la storia è letteralmente fusa… Anzi, no! Cucita (concedetemelo) con tutti i reparti tecnici coinvolti nella produzione. Dagli attori protagonisti (bravi tutti, Daniel Day-Lewis, Vicky Krieps, Lesley Manville) fino al montaggio, ogni elemento del film è armoniosamente legato agli altri, con un senso di continuità tanto naturale da esaltare l’artificiosità del mezzo cinematografico.
L’ossimoro è voluto: con questo lavoro, Anderson celebra a suo modo la natura stessa dell’Arte, fittizia per costituzione.
È un caso che, proprio pochi giorni prima di andare al cinema per vedere questo film, io abbia recuperato il recente Madre! di Aronofsky e che abbia ritrovato nell’ultimo lavoro di Anderson una nuova declinazione dello stesso tema (uno dei tanti inclusi nel lungometraggio di Aronofsky, in realtà), quello dell’atto creativo e della paternità dell’Arte.

Come accade al personaggio della Lawrence in Madre!, qui quello della Krieps, Alma, viene assorbito dal processo creativo, diventando dapprima elemento d’ispirazione per il sarto-artista Woodcock (prototipo dello stilista, del fashion designer così come lo concepiamo oggi), poi manichino e bambola d’argilla (“Hai poco seno”, dice più o meno Woodcock, facendole provare un abito. “Deciderò io se dartene di più”), poi fan adorante della sua Arte (Alma si arrabbia quanto e più di Woodcock quando una ricca signora “fa fare brutta figura” a un abito realizzato per lei) e poi ingranaggio della catena manifatturiera che consente all’Idea di diventare Materia.

Il personaggio di Alma è molto complesso: non è mai ciò che sembra. Inizialmente, pare una ruvida (e scoordinata) ragazza di campagna a cui la Natura ha dato l’aspetto di una lady senza etichetta. Col procedere della storia, si scopre che la ragazza non è una stolida pecorella, ma una donna dai modi asciutti, sicura di sé, con un carattere ben definito, e che è anche capace di contraddire colui che, a conti fatti, è il suo Pigmalione (ancora, l’artista che plasma la materia).
Forse, Woodcock, che ha già applicato altrove le sue tecniche manipolatorie, di impronta egoriferita e totalizzante, non ha mai avuto a che fare con una donna di questo tipo. Infatti, ne è attratto e spaventato. Perché Alma, “come un esercito schierato in battaglia” (cit.), è pronta, suo malgrado, a cambiare le coordinate del suo mondo, fatto di capricci e vezzi da irraggiungibile casta diva, e su cui incombe pesantemente la minuscola eppure ingombrante figura di una madre ormai morta e ricordata solo nel suo esotico vestito da sposa vittoriano.

Il rapporto masochistico che lega Alma e Woodcock rappresenta l’inusuale equilibrio raggiunto all’interno di un rapporto di coppia da due personalità tanto forti e antitetiche. La reiterata minaccia di morte di Alma (thanatos) e l’abbandono con cui Woodcock vi si concede (eros) è nient’altro che il filo nascosto che unisce i due protagonisti.

3 commenti

  1. angeloa / 29 Luglio 2018

    Hai un’ipotesi, interpretazione per “never cursed”? Un auspicio per il matrimonio? Mi sembra banale.

    • Stefania / 30 Luglio 2018

      @angeloa: beh, è la prima cosa a cui si pensa, visto che, intorno agli abiti da sposa, girano tante credenze e superstizioni. Non sapendo se, nel corso del film, nella versione in lingua originale, si faccia ancora riferimento a termini come “cursed/to curse/ecc.” (non ricordo/non so se nella versione italiana accada), sul momento ho pensato anche che potesse riferirsi non tanto alla sposa o all’abito in sé, quanto al suo creatore, allo stesso Woodcock, che mai, prima di incontrare Alma, avrebbe pensato di cedere al “maleficio” del matrimonio.
      A tua volta, hai qualche ipotesi in merito? 🙂

  2. angeloa / 30 Luglio 2018

    In effetti nel film stesso ci si sofferma abbastanza sulle superstizioni che circondano gli abiti da sposa e quindi l’auspicio o la protezione magica è l’ipotesi più plausibile. Però mi piace molto la tua idea e penso che si adatti al carattere ossessivo di Woodcock.

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