Recensione su Nymphomaniac: Volume I

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La malìa del femminino / 12 Luglio 2015 in Nymphomaniac: Volume I

(Sei stelline e mezza)

Non so come inquadrare questo lavoro di Von Trier: non so se considerarlo uno “sfogo” (un’analisi, sublimata, dell sue ossessioni. E non parlo di quelle sessuali), non so se classificarlo come una commedia drammatica o un dramma in forma di commedia, infine non so se lo si possa valutare nella forma in cui viene presentato, in quanto Von Trier non ha partecipato al montaggio del film e lo stesso è stato privato di una parte consistente di girato.

Attenendomi a ciò che ho visto, posso dire di aver assistito ad un prodotto cinematografico interessante, non foss’altro che per la qualità della messinscena, di cui ho apprezzato interpretazioni e fotografia (riservo un piccolo plauso a costumi ed acconciature, invero molto evocative di un certo immaginario estetico early 80’s).

La trama è sovente inverosimile, ma imputo tale deriva all’impostazione quasi “onirica” del film (per esempio, la sceneggiata di Uma Thurman, pur impressionante, ha ben poco di realistico, a parer mio): ciò che accade in questo film ha attinenza più che parziale con la realtà, vi aderisce solo a livello formale.
E, ancora una volta, Von Trier pare affidare le proprie paure ed i propri sensi di colpa (di questo, ritengo, si tratta) ad un personaggio femminile che va ben al di là della mera rappresentazione di una ninfomane: Joe è conscia del suo “potere femminino”, è una maliarda, nel vero senso della parola, e sa come usare la magia della sua femminilità, sparigliando le carte di uomini e donne che questo potere lo temono e lo castrano. Joe è un’eroina, afflitta dai sensi di colpa, ma è pur sempre un’eroina.

La scena finale ha il sapore del cliffhanger e, per me, il film potrebbe concludersi pure così, con una dolorosa presa per il naso di Joe, una sorta di maledizione: la seconda parte del progetto, a parte raccontare sue nuove esperienze sessuali, in questo momento è per me inutile. Ma, prima o poi, la guarderò per dovere di completezza.

7 commenti

  1. Sean / 20 Ottobre 2015

    Credo che un film unico anche se esce in due volumi debba essere commentato nel suo complesso.Idea mia.

    • Stefania / 20 Ottobre 2015

      @sean: la mia idea, invece, è che, per ora, ho visto solo questo capitolo, non so se vedrò il secondo e posto che ciò possa anche accadere, non vedo perché non possa commentare una sola parte del progetto 🙂 Alla luce della seconda parte, valuterò tutto l’insieme. Anzi, sono curiosa di vedere se le mie “valutazioni” sul primo capitolo saranno cambiate o meno: potrebbe rivelarsi un esperimento interessante.

  2. Sean / 20 Ottobre 2015

    @Stefania Non ho mai detto che non puoi,non era una critica.Semplicemente credo chenon puoi vedere solamente il basamento della Pietà del Buonarroti.Comunque guardalo mio consiglio personale.
    P.S.E’ uno di quelli che preferisco meno di Lars

    • Stefania / 20 Ottobre 2015

      @sean: avevo capito che non intendevi criticare la mia scelta e che si trattava perlopiù di un consiglio di andare avanti 🙂 Però, come dicevo, mi sembra interessante vedere se la prima metà, alla luce della seconda, cambierà, nella mia testa, o meno. Intanto, come accenno nella recensione, ho avuto l’impressione che il racconto avrebbe potuto concludersi così, il che non è una nota di demerito per Von Trier. Prima o poi, recupererò anche il secondo, checché ne dica. Il fatto è che devo sempre prepararmi psicologicamente ai suoi film 🙂
      Già che ci siamo, quali sono i tuoi preferiti?
      Finora, credo che il mio sia Dogville, non ricordo altri film, ad opera di chiunque altro, che mi abbiano scombussolata così profondamente.

  3. Sean / 20 Ottobre 2015

    @Stefania Dogville è uno di quelli che considero”Films del secolo”(La mia ragazza lo pone al primo posto) però a me Dancer in the Dark mi ha devastato dentro.Oltre i notissimi della trilogia Epidemic ed il “Grande capo” una commedia atipica ma a mio avviso incredibile

  4. Stefania / 21 Ottobre 2015

    @sean: Dancer in the Dark è il primo Von Trier che ho visto: mi piacque molto, scuotendomi emotivamente (che pianto…). Invece, Dogville mi ha proprio scosso le viscere, una cosa impressionante, non mi era mai successo con un film.
    La trilogia europea, ahimé, mi manca.
    Invece, Il grande capo mi è piaciucchiato, non mi ha convinta del tutto.

  5. Sean / 21 Ottobre 2015

    @Stefania Il grande capo l ho rivisto solo 4 volte ma mi fa morire sempre dal ridere(nel mio paese ci sono tantissimi artistuncoli teatrali,filosofi della “Butteglia”,saltimbanchi per salotti borghesi) elimando la pippa dell espertone di turno sulla tecnica dell automavision credo che sia un bel prodotto.Rimedia sulla trilogia Europea. Von Trier non dovrebbe piacermi poichè ha l atteggiamento dell intellettualoide ma i suoi film non lo sono.

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