Recensione su Animal House

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Senatore John Blutarsky / 24 Gennaio 2016 in Animal House

Un grande film, anche se nella prima metà sembra offrire vignette un po’ slegate, senza un sufficiente tessuto connettivo: i passaggi da una situazione all’altra sono abbastanza bruschi. Poi il film si fa più fluido, in un crescendo che arriva al finale epico, con quella scritta sovrimpressa, «Senatore John Blutarsky e Signora» che suggella la rivincita degli underdog sull’America puritana e benpensante. Ma il film è del 1978, l’anno che avrebbe segnato l’inizio di quello che da noi si sarebbe all’epoca chiamato «riflusso»; forse Animal House rappresenta l’ultimo film a mostrare ancora lo spirito degli anni ’70 – e già in chiave nostalgica.
Scene e dialoghi indimenticabili, in buona parte divenuti proverbiali: il toga-party, Bluto alla mensa, il suo discorso per incitare i compagni. Qualche accenno a temi più seri, come le divisioni razziali. L’ironia di Landis diventa a volte quasi crudele: le ragazze sul carro allegorico degli Omega sono vestite come sarebbe stata vestita Jacqueline Kennedy un anno dopo (rispetto al 1962 in cui è ambientato il film). Grandissimo cast.

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