Recensione su Io prima di te

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Standard / 3 Settembre 2016 in Io prima di te

La storia di Will e Luisa, lui ex uomo d’affari tetraplegico lei 26enne chiacchierona di lui badante, poteva essere qualcosa di interessante mentre alla fine non è che un filmetto godibile, con esecuzione discreta, che potevo benissimo recuperare tra un anno in TV o su Netflix piuttosto che spenderci i soldi del biglietto.
Ero molto eccitata per questo film: mi aspettavo una storia d’amore dolce e commuovente, sempre un po’ in tensione per via dell’argomento così delicato, e invece l’andamento è molto molto piatto, standard. Non ci sono scossoni di alcun tipo, e quel colpo di scena che dovrebbe “stupire” è liquidato talmente in fretta da non lasciare neanche il tempo al pubblico di metabolizzarlo.

Gli stessi protagonisti non sono altro che personaggi abbozzati: Will è forse l’unico che vive di personalità propria, ma si limita alle battutine sagaci e un’aria saccente, mentre Luisa non è caratterizzata e pare una macchietta.
Mi soffermo un attimo su di lei, perché questo particolare mi ha messa a disagio per ben due volte.
La sorella Katrina, considerata il genio della famiglia ma che ha perso una borsa di studio perché si è fatta ingravidare, definisce “stupida” e “idiota” Luisa. Ma non alle spalle, glielo dice proprio in faccia.
Per come la vedo io, sorella o meno, se mi dai della deficiente mi parte una sberla fotonica che ti sloga la mandibola, altro che prenderla con filosofia. Ma questo dettaglio poteva essere sviluppato meglio: Luisa è sempre stata considerata la cretina della famiglia e, a furia di sentirselo dire, ci ha creduto, tanto da decidere che una vita ordinaria in un paesino di campagna inglese era il massimo che poteva pretendere dalla sua vita.
Peccato che io ci sia arrivata con una deduzione forzata, perché non ci sono segnali a indicare che Luisa avrebbe voluto qualcosa di diverso. La pretesa di Will di “salvarla” da una barbosa vita di provincia è forzata, perché lei stessa non si è mai sentita fuori posto o sembra aver ambito ad altro. Lei ci stava bene lì, era felice, lo dice lei stessa. Però lui no, lui decide che la sua vita non va bene e deve prendere e volare via, leggiadra come un uccello, perché lei è speciale e ha del potenziale. Ma per favore.

La relazione tra Luisa è Patrick è penosa e prevedibile. Il tempo sullo schermo di Patrick si aggira intorno agli 8 minuti e non fa… Niente. Mi domando perché metterlo allora: non ha neanche portato del conflitto! Forse giusto un accenno durato trenta secondi e poi via, come se niente fosse successo.

Più che un film d’amore io l’ho visto come un film sull’amicizia dove l’elemento romantico è stato inserito a forza, anche perché nessuno, NESSUNO, dei personaggi sembra accorgersi che ci sia qualcosa di più che semplice complicità.

Esteticamente però è tutto molto appagante: colori tenui e ambienti caldi. La casa di Will sembra una baita svedese (almeno io l’ho immaginata così) tutta di legno ma dotata di ogni confort, mentre Emilia Clarke sfoggia delle mise assurde in un modo così naturale che è venuta voglia anche a me di indossare collant dai colori pastello e calzature a fiori.

I sorrisi di Sam Claflin monopolizzano lo schermo, mentre le sopracciglia di Emilia Clarke godono di vita propria e compiono acrobazie. A riprova che la cara Daenerys è una brava attrice c’è il suo modo di piangere: diventa brutta! Aggrotta la fronte, strizza gli occhi fino a farli diventare due fessure e stira le labbra come se stesse ridendo ma nel frattempo fa vibrare il mento. È così che si piange! Non con una singola lacrima che riga la guancia. Diventa proprio bruttina, come è giusto che sia. Applausi.

Ps. Verso la fine mi è parso di notare un frame che non doveva essere lì, è durato meno di un secondo ma c’era, l’ho visto. Giuro che Fight Club non c’entra.

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