14 Marzo 2011
Ho sentito dire che molti spettatori si sono lamentati del finale un po’ telefonato.
Per conto mio, un buon thriller non deve necessariamente risolversi con un colpo di scena eclatante: ogni tanto, al pubblico fa bene sentirsi “alla pari” col regista, meno preso in giro del solito, insomma.
L’ultimo di Polanski è un buon esempio di accortezza nei confronti dello spettatore, gli permette di sentirsi partecipe di tutta la storia, accompagnandolo per mano fino alla (pur) ovvia conclusione.
Una buona storia “alla Hitchcock”, con un uomo “semplice” catapultato più o meno suo malgrado in una realtà “complicata”.
Eli Wallach compare per pochi minuti, ma ha il suo perché.
Recensione da Oscar (4)
Sono d’accordo, la storia da cui è tratto è avvincente e il film non si perde, anzi, è meno scontato di tanti altri.
L’unica cosa che mi ha fatto proprio andare via di testa è il doppiatore di Pierce Brosnan, che è arrivato a produrre degli acuti isterici. Gli avrei dato una mazzata sui denti, tanto era insopportabile..
Hai pienamente ragione riguardo al doppiaggio, a tratti è proprio insopportabile! Ci ho pensato e ri-pensato durante tutto il film, ma solo verso la fine ho capito perchè la voce mi sembrava strana: è lo stesso doppiatore di Hugh Grant, Luca Ward!
@Stefania anche io ho pensato ad Hitchcock…sopratutto nella sequenza del biglietto passato di mano in mano sul finale.
@traianoslive: ti confesso che di questo film non ricordo proprio niente, mannaggiammé! Mi fido! 😀
@ Stefania più che comprensibile. Io son fresco reduce 🙂