Recensione su Le vite degli altri

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Niemand ist mehr Sklave, als der sich für frei hält, ohne es zu sein / 25 Febbraio 2015 in Le vite degli altri

(Nessuno è più schiavo, di chi si ritiene libero senza esserlo”, Goethe J. W., Le affinità elettive) Sei un artista nella Germania Est. Un artista libero di esprimere la propria creatività, o così almeno credi, finché non ti rendi conto che uno dei tuoi maestri ha pagato quella libertà con il silenzio e la censura. Oppure sei uno zelante funzionario della Stasi, incaricato di spiare un suo concittadino sospettato di essere un oppositore del regime. E attorno un mondo che sembra lontano almeno un secolo, e invece no, molti di noi c’erano già.
Film molto toccante e ben costruito, che già per la delicatezza con cui affronta il tema della libertà personale nella D.D.R. guadagna una prima e meritata lode. C’è forse più bravura, da parte nel regista, nella costruzione della storia che non negli aspetti tecnici veri e propri e nel ritmo con cui si svolgono le scene, ma il tempo della narrazione è perfetto, se non altro, per permetterci qualche piccola distrazione intellettuale: qualche riflessione in itinere mentre gli attori recitano con mestiere la loro parte. Si tratta insomma di un lavoro davvero troppo coinvolgente dal punto di vista “umano”per risultare noioso. Il film si lascia apprezzare al massimo solo dopo averlo visto nella sua interezza, ma è anche possibile un avvicinamento estetico diverso (magari alla seconda visione), che si concentra più sul lato emotivo che molte delle scene e delle inquadrature lasciano trasparire. Sempre con delicatezza, come detto, ma arrivando fin nel profondo. Viene evitata, a mio avviso, una distinzione eccessivamente manichea dei vari personaggi, tutti in una costante evoluzione, se si eccettuano i biechi componenti del partito, primi traditori dell’ideale rivoluzionario e veri e propri “porci” nel senso orwelliano del termine. Sempre nel campo delle dichiarate opinioni personali risiede un’ultima considerazione: la centralità narrativa della spia, antagonista che diventa vero e proprio protagonista, portatore di un messaggio morale senza tempo, e quindi figura esemplare che più di tutte (si sa, gli artisti sono un mondo a sé) ci consente di trasferire il significato e la complessità del racconto nella nostra piena contemporaneità.

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