La leggenda del pianista sull'oceano

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La leggenda del pianista sull'oceano

Max Tooney, musicista senza un soldo, si decide a vendere la sua amata tromba per poche sterline ad un negozio di strumenti musicali, ma prima chiede di poterla suonare per un'ultima volta; la melodia che scivola fuori dallo strumento, dolce e malinconica, incanta l'anziano negoziante che ricorda di averla già ascoltata: tra i suoi polverosi dischi infatti ce n'è uno che contiene quel brano, inciso da un misterioso pianista. Max lo riconoscerebbe tra mille: quello che sta ascoltando è Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, il più grande pianista che abbia mai solcato l'oceano, ed è arrivato il tempo che qualcuno racconti la sua incredibile storia. Tratto dal monologo Novecento di Alessandro Baricco.
laschizzacervelli ha scritto questa trama

Titolo Originale: La leggenda del pianista sull'oceano
Attori principali: Tim Roth, Pruitt Taylor Vince, Mélanie Thierry, Bill Nunn, Gabriele Lavia, Clarence Williams III, Peter Vaughan, Niall O'Brien, Alberto Vazquez, Luca De Luigi, Femi Elufowoju Jr., Nigel Fan, Roger Monk, Leonid Zaslavski, Bernard Padden, Piero Gimondo, Adriano Wajskol, Nicola Di Pinto, Anita Zagaria, Katy Monique Cuomo, Norman Chancer, Heathcote Williams, Mostra tutti

Regia: Giuseppe Tornatore
Sceneggiatura/Autore: Giuseppe Tornatore, Alessandro Baricco
Colonna sonora: Ennio Morricone, Ennio Morricone
Costumi: Maurizio Millenotti
Produzione: Italia
Genere: Drammatico, Musica, Fantasy
Durata: 170 minuti

Dove vedere in streaming La leggenda del pianista sull'oceano

uno dei miei film preferiti / 28 Febbraio 2022 in La leggenda del pianista sull'oceano

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Un Kolossal d’argilla / 1 Febbraio 2022 in La leggenda del pianista sull'oceano

Pretenzioso e soporifero. Un fallimento a 360 gradi: regia vanitosa, sceneggiatura che amplifica i difetti già sesquipedali dello stitico monologo baricchiano, musiche ampollose, interpretazione da guitti… Ridicola la scenografia di “cartapesta” dell’epilogo.

Eccellente la recensione del Mereghetti che stronca la produzione nel modo seguente: “Tornatore, così come scambia il virtuosismo per musica, confonde lo stile con la tecnica (dolly e carrelli in abbondanza) e la causa con l’effetto per cui se qualcuno piange sullo schermo, ci si dovrebbe commuovere”.

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Il pianista / 18 Giugno 2015 in La leggenda del pianista sull'oceano

La curiosa e bizzarra storia di un musicista virtuoso del pianoforte, Danny Boodman T. D. Lemon Novecento (Tim Roth), che ha vissuto tutta la sua vita su un piroscafo, il Virginian, che nei primi decenni del ventesimo secolo faceva avanti e indietro dall’Europa all’America, raccontata attraverso le parole di un trombettista, Max Tooney (Pruitt Taylor Vince), che dopo aver conosciuto Novecento ed esserne diventato amico ha avuto il privilegio di suonare insieme a lui in diverse occasioni.
Tratto da un non entusiasmante raccontino di Alessandro Baricco, “Novecento” (1994), nato come monologo teatrale, incentrato su un personaggio che passa la sua intera esistenza su una nave per sfuggire ai problemi della vita (sai che originalità!), “La leggenda del pianista sull’oceano” (1998) vorrebbe essere un kolossal epico e commovente, ma solo a tratti riesce a coinvolgere ed emozionare.
Che Giuseppe Tornatore (anche sceneggiatore) sia cresciuto ammirando e amando il cinema di Federico Fellini e Sergio Leone è evidente, ma questi ultimi due, veri e propri geni della Settima Arte, rimangono irraggiungibili per chiunque, figuriamoci per uno come lui, che al massimo ha fatto buoni film (lo scomodo “Il camorrista”, 1986, il nostalgico “Nuovo cinema Paradiso”, 1988, il labirintico “Una pura formalità”, 1994, il torbido “La sconosciuta”, 2006, l’autobiografico “Baarìa”, 2009) senza però mai toccare livelli di eccellenza.
Il regista siciliano riempie il film di così tanti virtuosismi registici da rischiare di ubriacare lo spettatore: tra dolly, carrelli e zoom, che si susseguono senza soluzione di continuità, la cinepresa non sta mai ferma, spostandosi di continuo in avanti, all’indietro, a destra, a sinistra, in alto, in basso, con il rischio di cadere nell’esercizio di stile fine a se stesso. Troppi virtuosismi, troppo esibizionismo, troppa voglia di dimostrare di essere un autore.
Tornatore si fa prendere la mano e finisce per esagerare. Peccato, perché quando il regista non abusa dei movimenti di macchina, come nella bella scena in cui Novecento incide una sua composizione ispirata dalla visione di una ragazza (Mélanie Thierry), il film non è male, anche se, oltre alla regia ridondante, ha un altro difetto: quello di far parlare in dialetto alcuni personaggi secondari (come quello del contadino friulano interpretato da Gabriele Lavia). Per fortuna succede poche volte, ma quando capita, viene voglia di tapparsi le orecchie.
Tornatore, poi, ha una concezione piuttosto limitata del virtuosismo strumentale, dato che secondo lui essere un virtuoso del pianoforte significa semplicemente suonare in modo veloce, come se contasse solamente la rapidità di esecuzione e non anche il tocco con cui vengono eseguiti i pezzi. Per quanto riguarda il cast, Tim Roth (che quando suona il piano è doppiato da una pianista professionista, Gilda Buttà) ce la mette tutta per risultare credibile, ma, nonostante l’impegno, non sembra essere l’attore ideale per interpretare la parte di “un pianista straordinario, dalla tecnica strabiliante, capace di suonare una musica mai sentita prima, meravigliosa”.
Gli altri attori recitano discretamente, ma nulla più. La delusione più grande, però, è rappresentata dalla colonna sonora di Ennio Morricone (premiata, nel 1999, con il David di Donatello e, nel 2000, con il Golden Globe), che non riesce mai a far volare il film come avrebbe dovuto e come ci si sarebbe aspettato da un compositore del suo calibro.
La partitura musicale firmata dal maestro italiano perde nettamente il confronto con quella di un altro film in cui il pianoforte la faceva da padrone: ci riferiamo, naturalmente, al bellissimo “Lezioni di piano” (1993) di Jane Campion, per il quale Michael Nyman aveva scritto delle musiche sublimi che contribuivano ad alzare ulteriormente il livello dell’opera diretta dalla cineasta neozelandese, mentre quelle che Morricone ha composto per questa pellicola sono soltanto delle normalissime musiche che non trasmettono particolari emozioni.
In ultima analisi, “La leggenda del pianista sull’oceano” è un film costoso (è stato girato tra Odessa e Roma con un budget di poco inferiore ai quaranta miliardi di lire) e ambizioso con tanti difetti (a quelli sopra elencati c’è da aggiungere l’eccessiva durata: centosessantacinque minuti sono un po’ troppi) e qualche pregio (buone la fotografia di Lajos Koltai e le scenografie di Francesco Frigeri), che tenta, coraggiosamente, di superare i limiti del cinema italiano riuscendoci solo in parte.
Tutto sommato, però, il film non è così brutto come sostengono alcuni e non merita di essere stroncato brutalmente. Tornatore ha fatto di meglio, ma anche di peggio (il ripetitivo “L’uomo delle stelle”, 1995, l’imbarazzante “Malèna”, 2000).

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13 Dicembre 2013 in La leggenda del pianista sull'oceano

Tornatore si cimenta in produzione hoollywoodiana monumentale quasi in stile a metà tra Titanic e C’era una Volta in America, attraverso una direzione di maniera ma sapendo sfruttare una storia bellissima di Alessandro Baricco interpretata da uno straordinario Tim Roth.

La Leggenda Del Pianista sull’oceano / 23 Luglio 2013 in La leggenda del pianista sull'oceano

Emozionante, riesce a trasmetterti ondate di sensazioni e riesce a farti percepire con grande delicatezza l’aria che si respira sulla scena del set durante ogni preciso istante.Stupendo inoltre il modo in cui si riescono a carpire note di malinconia anche dietro affermazioni che esprimono tutt’altre emozioni. Un film da lacrime agli occhi