Recensione su Incontri ravvicinati del terzo tipo

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Magnifico / 11 Agosto 2017 in Incontri ravvicinati del terzo tipo

Uno dei migliori film di fantascienza di sempre, poco da dire. Steven Spielberg sforna nel 1977 il suo più grande capolavoro, un film semplicemente stupendo, praticamente senza difetti, in grado di descrivere in modo sublime il contatto tra la civiltà umana e quella extraterrestre, raccontata in pratica dal punto di vista di tre personaggi principali: Roy (Richard Dreyfuss), padre di famiglia, Jillian (Melinda Dillon), madre che viva da sola con il piccolo Barry (Cary Guffey, proprio il bimbo che rivedremo, sull’onda del successo, in due simpatici film con il mitico Bud Spencer) e Claude (il grande Francois Truffaut), scienziato francese a capo della missione volta appunto al contatto extraterrestre. E riesce a farlo in gran stile: c’è una grande quantità di scene capaci di tenere col fiato sospeso, di stare realmente in tensione: basta pensare all’incontro notturno di Roy, al rapimento di Barry, alle scene di Roy (magistrale quella del purè) che cerca, inconsapevolmente, di farsi venire in mente in ogni modo il luogo del contatto. Per non parlare comunque delle varie scene che mostrano la presenza aliena (meglio dire quasi il ritorno) sulla Terra. A dir poco splendida poi la sequenza finale, con il motivo diventato celebre (lo hanno usato persino i Daft Punk per aprire alcuni loro concerti, tanto per fare un esempio): la musica che diventa protagonista nello stabilire il contatto definitivo tra le due civiltà. Non c’è buonismo, non c’è scontatezza, tutt’altro: questo per me sotto ogni aspetto, ribadisco, è il capolavoro di Steven Spielberg, che farà sì tanti bei anche di questo genere, ma mai davvero belli come questo. Spettacolari gli effetti speciali, per un film di 40 anni fa, la nave madre su tutti, sono qualcosa di eccezionale, così come anche la colonna sonora di John Williams, una sicurezza. Che altro dire, un must, che chiunque dovrebbe guardare.

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