Recensione su Il racconto dei racconti - Tale of Tales

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Il ritorno alle origini / 3 Aprile 2016 in Il racconto dei racconti - Tale of Tales

In origine le fiabe non iniziavano con “c’era una volta” e non finivano con “e vissero per sempre felici e contenti”. In origine le fiabe non sono nate per essere sogni con mirabolanti avventure e personaggi ricchi di forza e coraggio. Non sono nate per essere felici o credibili. In origine le fiabe premiavano gli stupidi e punivano gli ingenui, e non schieravano il bene il male l’uno contro l’altro. Le fiabe, in origine, mischiavano bene e male, e quasi sempre l’eroe era causa della sua rovina, e il male si rivelava ad lui solo alla fine. Perché una fiaba doveva insegnare ai bambini come si nasconde il male nel mondo e come riconoscerlo. E nel “Racconto dei Racconti” Matteo Garrone fa esattamente questo, presenta il male attraverso i presunti cattivi e nasconde il vero male dentro i personaggi più impensabili. Né mette alla gogna i difetti che sono quasi sempre difetti umani, difetti che portano alla distruzione altrui e propria. Così il film ci guida attraverso queste tre storie sconosciute, spaventosamente imprevedibili. In cui lentamente la debolezza umana, l’egoismo umano portano a enormi sacrifici.
Re e Regine che per capriccio, desiderio o distrazione finiscono per perdere sé stessi, in quel labirinto di egoismo confuso con l’amore in cui l’essere umano piano piano scompare, al suo posto non lascia che smarrimento. Affascinante metafora di come una fiaba non racconta mai qualcosa di prevedibile o reale, racconta semplicemente una verità inevitabile su ciò che un essere umano crede di essere in rapporto a ciò che realmente è. I mostri ci sono, ma non sono che altre vittime.

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