Recensione su Drive

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Rapido e freddo / 14 Febbraio 2017 in Drive

Probabilmente questo più di altri è il film che completa la biforcazione tra due generazioni di spettatori, la generazione “X”, ovvero quella come me dei quarantenni che hanno vissuto il cinema ’80 e ’90, e la generazione “Z” nata a cavallo del millennio. Ho pensato questo perchè Drive è la quintessenza del cinema degli anni duemila, una sorta di flirt tra l’autoriale e il blockbuster ben condita di synth e electro pop, senza eros nè epos, che un po’ tiene lo spettatore inchiodato al sedile passeggero un po’ lo accontenta con eruzioni improvvise di cruda violenza, senza particolare partecipazione emotiva.
Per quanto mi riguarda non posso negare un briciolo della qualità registica, ma questo film mi scivola addosso piuttosto freddo. Gosling troppo impassibile per riuscire a coinvolgermi, le recitazioni di sottrazione sono difficilissime e mi garbano raramente; la Mulligan invece proprio non mi piace come attrice.

9 commenti

  1. Stefania / 14 Febbraio 2017

    Stando a quel che dici, anagraficamente appartengo alla generazione “X”, quindi: eppure questo lavoro di Refn, per me, è stato una vera epifania, uno di quei momenti-cardine della mia formazione “pop” che mi fanno dire: “Cosa sto guardando/ascoltando/leggendo? Non avevo mai visto/ascoltato/letto qualcosa del genere!”. A dispetto del calcolo e della “freddezza” con cui è costruito, Drive è tra i (boh, la butto lì) 20 film che più mi hanno emozionata, diciamo negli ultimi 10 anni.

    • paolodelventosoest / 14 Febbraio 2017

      Tu sei giovane nel cuore, evidentemente 😀 Non riesco a comprendere come un film così asciugato possa “emozionare” ma le vie del cuore sono misteriose assai!

      • Stefania / 14 Febbraio 2017

        Credo dipenda dal fatto che, più o meno consciamente, lavora sugli archetipi (es. con i suoi chiaroscuri e il suo mutismo, The Driver è un lonesome cowboy, un samurai errante, ecc.: è una figura “emozionante”, romantica, se vogliamo, per antonomasia).

      • Federico66 / 29 Agosto 2017

        Ok… sveliamo gli altarini, io appartengo alla generazione “W” e per quanto riguarda il film devo dire che mi trovo abbastanza d’accordo con @stefania e @inchiostro-nero; per me è proprio la freddezza del protagonista ad emozionare, anche se, in realtà, questa è solo esteriore, come si evince dagli sguardi, al contrario molto teneri, verso la protagonista e suo figlio.

  2. inchiostro nero / 14 Febbraio 2017

    Interessante questo parallelo generazionale. Io appartengo a quella Z, o meglio, quella Y, e penso che proprio questa generazione abbia maggiormente apprezzato la pellicola. In essa non ha riscontrato richiami o tracce nostalgiche, ma caratterizzazioni di un ideale suburbano, che ha trovato una sua chimerica forma negli anni ’80, sia in ambito musicale che in quello cinematografico. E in tal guisa Refn ha poi costruito il suo Drive, che, sempre a mio avviso, reputo il suo miglior lavoro. I toni freddi, conturbati, che rispecchiano anche l’indole del protagonista, si alternano a quelli iridati e ”pop” di una Hollywood multicolore. Gosling, poi (superba interpretazione alla pari di Half Nelson e Lars and the Real Girl ) riesce a rendere un taciturno ed introverso caratterista, un’icona idealista e romantica, con cenni essenziali, ma mai spogli, e con un linguaggio del corpo oculato.

    • Stefania / 15 Febbraio 2017

      @inchiostro-nero: anche secondo me, per ora, Drive è il miglior lavoro di Refn: qui, convergono tutte le sue passioni/ossessioni, dalla rappresentazione dell’antieroe, a quella della bellezza della violenza, ma il risultato, un pastiche di suggestioni variegate ma precise, è molto ben calibrato e anche la traccia narrativa, seppur “semplice”, secondo me è molto ben sfruttata.
      Concordo anche sulla bella prova di Gosling, oserei dire bilanciata: ha la presenza scenica giusta per il ruolo (mi hai fatto ricordare che non ho ancora visto Lars…: devo rimediare da anni).
      Poi, va beh, c’è la colonna sonora di Kandinsky che mi ha conquistata istantaneamente durante la prima visione del film.

  3. inchiostro nero / 16 Febbraio 2017

    @stefania: la pellicola di Refn mi ha fatto anche rivalutare le capacità attoriali di Gosling, che prima di allora mi stava decisamente antipatico, avendolo visto solo nel telefilm ”Young Hercules”, dove invece di essere l’emblema della forza per antonomasia, sembrava più un grissino ambulante. Quindi una sorta di epifania che mi ha portato ad apprezzare l’attore, andando di conseguenza a visionare la sua filmografia. Ti consiglio Lars and the Real Girl, soprattutto per la sua interpretazione. Per Kandinsky, invece, come non restare abbagliati dal suo sound, la cui traccia principale, ”Nightcall”, insieme a ”Real Hero” dei College & Electric Youth , è divenuta ormai l’emblema del film.

    • paolodelventosoest / 17 Febbraio 2017

      Kandinsky? Aspe’ ma non era Cliff Martinez?

      • Stefania / 17 Febbraio 2017

        @paolodelventosoest: Kavinsky ( 😀 mi accorgo solo ora di aver scritto “Kandinsky”, uah uah) è autore di un brano. Io mi riferivo a quello (non so neppure perché ho scritto “colonna sonora”, quando mi riferivo a una sola traccia: sempre peggio, devo preoccuparmi 😀 ). Martinez è il “regista” delle musiche che ha scelto anche quel brano da inserire nella colonna sonora di cui ha composto le parti originali.

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