Recensione su Drive

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1 Gennaio 2015

‘Uno scorpione chiede ad una rana di poter salire sul suo dorso ed essere traghettato dall’altra parte del fiume. La rana, preoccupata di una possibile puntura, rifiuta, ma lo stesso scorpione la rassicura facendole notare che un suo eventuale attacco porterebbe alla morte d’entrambi. Rincuorata dall’affermazione dello scorpione, la rana accetta. Dopo pochi minuti però la rana sente pizzicare; lo scorpione l’ha punta con la sua coda. Interdetta, prima di andare entrambi a fondo, chiede: “Perché lo hai fatto?”. Molto semplicemente egli risponde: “È nella mia natura”’.
(Fonte: Wikipedia)
Perché raccontare questa breve storia?
Enuclea perfettamente la natura di ‘Driver’ (Ryan Gosling) l’antieroe di Drive, film del 2011 diretto da Nicolas Winding Refn basato sull’omonimo romanzo di James Sallis.
Come un predatore notturno, egli si aggira per la città al volante di un’auto; qualsiasi criminale di Los Angeles che vuole portare a termine un colpo si rivolge a lui come guidatore.
Un’unica regola:
“Dammi ora e luogo e ti do cinque minuti: qualunque cosa accada in quei cinque minuti sono con te, ma ti avverto, qualunque cosa accada un minuto prima o dopo sei da solo. Io guido e basta!”
Criminale al volante di notte, stuntman cinematografico e meccanico di giorno, il nostro protagonista senza nome e passato, se pur sottopagato dal suo capo, amico e mentore Shannon (Bryan Cranston), ama quello che fa. È il migliore. Un giorno, mentre si trova al supermercato, incontra Irene (Carey Mulligan) e suo figlio Benicio, e tra loro nasce un amore silenzioso, ma mai banale, fatto di sguardi, cenni e sorrisi. Quando Standard, marito di lei, torna dal carcere, le cose tra i due si complicano, senza tuttavia perdere la complicità. La malavita però limita la tranquillità della famiglia di Irene minacciando lei e il bambino. Così Driver decide di mettersi a disposizione del marito per aiutarlo a liberasi dei piantagrane ed estinguere un suo debito: ma niente va per il verso giusto e tutto si complica ulteriormente.
Molti si sono (sof)fermati ai primi sublimi dieci minuti della pellicola dove musiche, regia, fotografia, azione e tensione sono orchestrate abilmente senz’alcuna sbavatura. Tuttavia il film prosegue, e secondo alcuni non ricalca la prima parte perdendosi in una storia d’amore banale e un’interpretazione minima dei suoi attori principali. Se pur racconta qualcosa di già visto è il modo in cui viene espresso a fare la differenza. L’amore costituisce la base, lo sfondo per un’esplosione emotiva del protagonista. I suoi silenzi, gli sguardi, i cenni e gesti non limitano la sceneggiatura o la caratterizzazione del personaggio di Gosling anzi l’arricchiscono evidenziando la sua incapacità di comunicare: la timidezza cela abilmente la violenza insita nella sua personalità. L’introverso e riservato Driver innalza una barriera di silenzi per controllare e limitare la sua vera natura. Quando però vengono minacciati i suo valori affettivi lo scorpione che è in lui entra in collisione con una marea di sentimenti contrastanti e le azioni che ne derivano sono inevitabili: tutto ciò che accade ‘è nella sua natura ’ . Egli è “a real human being and a real hero”. Semmai sono colpito dal paragone con Travis Bickle di Taxi Driver, dove l’unico parallelismo è la sfuriata finale. Inoltre sono molte le scene ad effetto nella pellicola; due parole: maschera e strip club. Per non parlare del finale con innumerevoli interpretazioni. Menzione doverosa alla splendida colonna sonora; due canzoni su tutte: All real hero e Nightcall.
Un film da non perdere che inevitabilmente richiama l’interesse per le altre opere di Refn; a breve Solo Dio perdona.

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