Recensione su Doctor Strange

/ 20167.1394 voti

Zapzap / 2 Dicembre 2016 in Doctor Strange

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

C’è SherlockStrange che fa il chirurgo di tutto, ed è sapone (aka saccente) e antipatico e pompainculo e ha un cassetto che gli orologi fighi che ruotano in eterno. Per se stesso poi, hey, vieni a vedere la mia collezione di orologi. Sì come no. Si schianta in macchina e perde l’uso delle mani che per un chirurgo beh. Non trovando altro, finisce a Katmandu, da un sacerdote che è l’Antico, o Tilda Swinton pelata in una sua ennesima piroetta di carattere, che gli spara in fronte un terzo occhio e tutto quello che è new age messo insieme, manca solo che si mettano a rastrellare un giardino zen 1:1. Nel suo trip, tunnel di luce, immagino lo sceneggiatore che lì ha scritto “cose a ca**o che esplodono colorate”. Bon, nato e costruito il supereroe tra tenta e ritenta (classic), ci sono i cattivi, che vogliono dare il mondo-questo a un mangiamondi-tutti per essere immortali, si chiama tipo aummaumma, o qualcosa del genere. Praticamente dei neoplotinici. Intanto tutti questi mistici, più dell’occidente che altro (cit.) distorcono tempi e spazi, le città si ripiegano su se stesse (e forse valeva vederlo in 3d) molto à la Inception, c’è una realtà specchio dove tutto succede ma non succede, il tempo va avanti e indietro e in loop e aummaumma se la prende in quel posto. Ci sono anche il solito nigga che ormai sta dappertutto, che è buono ma si capisce dal prossimo sarà un badass, e Mads Mikkelsen che recita nella parte di Putin, ah no, del cattivo. Ripescando il Doctor Strange, che dai fumetti era veramente un supereroe molto anni ‘60, e la mistica e la magia che si porta addosso insieme al suo affettuoso mantello, la Marvel riesce a insufflare nella sua storia che raggruppa tutte le storie i pericoli da altri mondi e dall’universo e multiverso e per un certo verso, senza scadere nel ridicolo o fastidioso. Si danno delle botte da orbi (da cui urbi et orbi), alla fine Strange capisce che prima era solo un insopportabile fighetto e a contare è ben altro, per tutto il film grattacieli e palazzoni si piegano e si struggono e poi ricompongono, ci son gag qua e là che stemperano e pure sono funzionali al ritmo. Sarebbe stato divertente un cameo di Watson che si chiedesse che cacchio ci stava facendo lui lì – domanda che per il resto Strange si pone per metà del tempo.

Lascia un commento