Recensione su Django Unchained

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Django unchained, un pulp western senza gloria / 29 Gennaio 2013 in Django Unchained

Ma quanto può essersi divertito Quentin Tarantino nel girare il suo ultimo film Django unchained? E’ questa la prima domanda che mi sono posta dopo aver visto i 165 minuti in cui il regista non ha risparmiato nulla, mettendo in scena tutto ciò che più ama.
Prima di tutto un genere che da sempre lo appassiona, il western, o meglio lo spaghetti western (c’è una bella differenza!) omaggiando l’italiano Sergio Corbucci che nel 1966 aveva girato Django interpretato da Fanco Nero, che nella pellicola di Tarantino trova posto in un cameo. Dello spaghetti western ritroviamo sopratutto quei primi piani unici che Sergio Leone per primo ha realizzato e l’impiego della musica completamente fuori dal tempo e dallo spazio che sta accompagnando.
In secondo luogo, Tarantino, così come vuole il western all’italiana, non si è risparmiato sparatorie, morti, violenza, litri di sangue sconfinando nello splatter (voluto) e che abbinato ai dialoghi brillanti, ironici e surreali raggiunge un equilibrio che gli garantisce non solo l’attenzione dello spettatore per quasi tre ore ma anche che questi non si senta male davanti a scene così macabre.
Così come nel western all’italiana la distinzione fra “buono” e “cattivo” è sfumata, e Django, l’eroe della storia si trasforma in un antieroe, e sebbene resti un personaggio positivo non manca anch’egli di cinismo, quel cinismo che contraddistingue i suoi nemici bianchi.
Nel movente invece è un puro western americano, il protagonista lungo tutta la narrazione è mosso da un ideale, quello della vendetta, e dalla ricerca della donna che ama, e il denaro che nella revisione di genere italiana ha un posto centrale, è l’obiettivo che muove gli eventi, in Django unchained è solo un mezzo per raggiungere lo scopo.
A renderlo un film unico, tanto da creare un genere a sé stante, oltre alla commistione con il genere pulp, è la tematica affrontata dalla pellicola, quella dello schiavismo. In un intervista al Daily Telegraph, nel 2007, Tarantino dichiarò che avrebbe voluto girare un western ambientato nel profondo sud degli Stati Uniti, e che avrebbe esplorato uno degli avvenimenti più orribili della storia americana, la schiavitù. Inoltre, dichiarò che avrebbe voluto concentrarsi su questa tematica poiché è notoriamente causa di vergogna nel pensiero comune della società statunitense e per questo motivo nessuno prima di allora aveva mai avuto il coraggio di affrontarla in maniera adeguata.
Credo dunque che Tarantino si sia divertito ed anche gli spettatori in sala, nessuno si è annoiato, in molti hanno riso, ma tutto ciò non basta e non è abbastanza per gridare al capolavoro, perché un capolavoro non lo è. L’intenzione del film è eccellente, il cast altrettanto, la sceneggiatura è brillante ma nonostante questo uscita dalla sala la nostalgia per capolavori quali Pulp Fiction, Le iene e perfino per Bastardi senza gloria è tanta…

1 commento

  1. yorick / 29 Gennaio 2013

    Più di venti recensioni in due settimane, e l’unica davvero fiqa è la prima: il resto è “differenza e ripetizione”.

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