Recensione su Black Panther

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Supereroe Africano / 26 Febbraio 2018 in Black Panther

Altro buon film tratto da un fumetto Marvel.
Il personaggio della Pantera Nera era già comparso in Captain America: Civil War e dopo un breve preambolo sulla storia del Wakanda e della nascita della Pantera Nera, si narrano gli eventi successivi a quel film.
T’Challa (un ottimo Chadwick Boseman) torna a casa dopo la morte del padre per essere incoronato re del Wakanda. Il Wakanda è una nazione iper-tecnologica grazie al giacimento di vibranio ma povera agli occhi del mondo per non suscitare troppa attenzione.
Interessante il mix tra supereroe e tradizione africana, con le danze e i rituali per l’elezione del nuovo re; belli i duelli per il trono tra T’Challa e il capo degli Jabari, e quello successivo con il nuovo pretendente.
Rispetto agli altri film Marvel forse manca di un poì di humour; anche se le scene con la sorellina tecnologica Shuri sono abbastanza carine con gli scambi di battute con il fratello. C’è azione ma anche riflessioni sul Wakanda e la sua possibile concessione delle conoscenze tecnologiche al resto del mondo (il dubbio tra esporsi e distribuire le proprie conoscenze oppure rimanere nascosti per evitare di attirare attenzioni indesiderate).
Ottimi anche i personaggi femminili, soprattutto Nakia (Lupita Nyong’o lanciata da “12 anni schiavo”) nei panni della “fidanzata” di T’Challa che però non vuole essere solo “regina” ma cercare di dare una mano alle persone più deboli; ma anche il capo delle guardie, Okoye, non è da meno.
Inutile sottolineare che è un film Marvel quindi solite due scene dopo i titoli di coda; una appena dopo i primi titoli e l’altra invece dopo gli ultimi titoli di coda (Stavolta la pazienza è utile perchè la scena è abbastanza significativa).
Nel resto del cast da citare Martin “Bilbo Baggins” Freeman nei panni dell’agente della Cia, Andy Serkis stavolta con la sua faccia è il balordo Ulysses Klaue, Angela Bassett è la regina Ramonda e Forest Whitaker è il consigliere Zuri.
Michael B. Jordan (Creed) è Erik Killmonger, di cui non svelo troppo; anche se è curioso che visto il nome che porta, la scena di bambini che giocano in un campetto da strada di basket.

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