Recensione su Black Mirror

/ 20118.4618 voti
serie tvBlack Mirror
Creata da:

Splendida distopia / 22 Ottobre 2016 in Black Mirror

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Prime due stagioni da sturbo: ho incrociato Black Mirror quasi per caso, diversi anni fa, sentendo ampiamente parlare delle “profezie” politiche dell’episodio The Waldo Moment.
Mai avrei creduto, ai tempi, di trovarmi di fronte ad una serie tv di tale qualità: sceneggiature, suggestioni, scenografie, design sfiorano l’eccellenza.
Ciò che amo di più in questo prodotto televisivo è il senso di disagio suggerito da ogni vicenda autoconclusiva coniugato al senso di fascinazione estetica che sottende la serie: pur ambientati in un futuro non meglio precisato, tutti gli episodi suggeriscono che il sopravvento tecnocratico è dietro l’angolo, se non già in atto, grazie anche ad una rappresentazione dei congegni tecnologici futuribile, ma “accettabile”, plausibile, insomma.

Nel 2015, alla notizia che il suo creatore, Charlie Brooker, aveva accettato di scrivere ben 12 nuovi episodi per Netflix, mi sono allarmata: 12 episodi? Tutti d’un botto? Ciascuna delle prime due stagioni ne annovera solo 3. L’ultimo episodio, l’extra natalizio con Jon Hamm, risale al 2014.
Brooker riuscirà a mantenere alta la qualità della serie tv, senza scadere in ripetizioni, appiattimenti, semplificazioni?
Alla luce del primo episodio della terza stagione, le mie paure si sono dissolte, per fortuna: Nosedive è entrato di gran carriera tra gli episodi di Black Mirror che apprezzo di più.

Prima stagione
The National Anthem: 9
Fifteen Million Merits: 9
The Entire History of You: 10

Seconda stagione
Be Right Back: 10
White Bear: 8
The Waldo Moment: 7 e 1/2

Episodio speciale
White Christmas: 10

Terza stagione
Nosedive: 10
Playtest: 7 e 1/2
Shut Up and Dance: 8
San Junipero: 7 e 1/2
Men Against Fire: 8
Hated in the Nation: 8 e 1/2

Quarta stagione
(in ordine di visione)
Arkangel: 8 e 1/2
Al di là della tecnologia usata, basata su un sofisticatissimo impianto neurologico, siamo davvero vicinissimi a quanto descritto in questo episodio. Proprio in questi giorni, in tv, passa la pubblicità di una nota compagnia di telecomunicazioni che parla di “aggeggi” da attaccare a figli, animali domestici, borse e veicoli per rintracciarli a distanza. Paiura!
Nota: mi pare che l’interfaccia usata per consultare la “cronologia” della mente della ragazzina sia estremamente simile a quella dell’episodio The Entire History of You: mi sbaglio? 🙂

Crocodile: 8
Bel thriller, quasi un western, grazie alla mano di John Hillcoat, che sfrutta il contesto islandese, fatto di ghiacci e ampi spazi aperti, per sottolineare l’alienazione e la progressiva perdita di umanità della protagonista. Curioso che la tecnologia, qui, pur molto avanzata (a dispetto del visore di ricordi, quasi un visore per diapositive vintage) sia abbastanza defilata: sì, ha il suo peso, ma, a dispetto di altri apparati tecnologici, mi è sembrato molto relativo, dato che le indagini dell’assicuratrice sembrano basarsi decisamente sulle sue capacità intuitive. Il finale mi ha ricordato quello del film Malice – Il sospetto (1993) di Harold Becker https://www.nientepopcorn.it/film/malice-il-sospetto/

USS Callister: 8 e 1/2
(spoiler spoiler spoiler)
Col suo tono surreale, questo è, finora, l’episodio di Black Mirror che mi ha divertito di più: è una specie di Toy Story in cui i giocattoli sono sostituiti da cloni digitali coscienti. Però, mi ha ricordato anche i temi di Westworld, per via della possibilità di “fare quello che si vuole” coi cloni.
L’insieme è ironico, anche per via della scelta di citare l’estetica di un cult sci-fi come Star Trek, ma l’ho trovato altamente inquietante, perché mette in scena le frustrazioni (sociali, emotive, sessuali) di una persona intelligente, ma succube dei piccoli maltrattamenti che subisce quotidianamente, capace di vendicarsi in maniera puerile ma crudele, a testimonianza e a riprova della sua immaturità psicologica.
Il finale, poi, è davvero tragico. Se, da un lato, si gioisce per un motivo, dall’altro… ci scappa il morto (o il comatoso, sul destino del giocatore non sono sicurissima).

Hang the DJ: 7
Metalhead: 7 e 1/2
Black Museum: 7

Quinta stagione
(in ordine di visione)
[Aggiornamento del 12 giugno 2019]
Striking Vipers: 7
Smithereens: 8
Rachel, Jack and Ashley Too: 5

Faccio un breve ragionamento complessivo sull’intera stagione.
In questo ciclo di episodi, mi pare evidente che la realtà si stia appaiando pericolosamente alla fantasia (e viceversa). Black Mirror ha perso la sua aura profetica e vaticinante, perché mi pare resti molto poco da immaginare sull’uso (e abuso) che l’uomo sta facendo della tecnologia, a partire dalle sue forme più elementari (vedi, Smithereens, secondo me l’episodio migliore del terzetto). Questo “spettro” era emerso fin dalla terza stagione, come emerge dai commenti in coda a questa recensione… in progress. L’elemento più spiazzante e caratterizzante della serie di Brooker (che temeva questo momento già diversi anni fa) era la capacità di unire tecnologie raffinate a paure “semplici”. Adesso, il futuro è qui e a Black Mirror non resta che farcelo notare, come un “banale” telefilm di cronaca. Credo che Rachel, Jack and Ashley Too sia l’esempio più lampante di questo appiattimento/di questa coincidenza. La tecnologia digitale, qui, non è pervasiva in maniera inquietante (neanche quando ha applicazioni “mediche”), ma è un elemento che connota il quotidiano andandoci a braccetto: il pupazzo di Miley Cyrus è un gadget che, nonostante le sue caratteristiche sopra la norma, non stupisce particolarmente né i personaggi dell’episodio, né il pubblico, perché funziona come un feticcio della fantascienza tradizionale, come una specie di C3-PO (relativamente familiare, quindi) e nulla più. Tanto che la struttura stessa dell’episodio (pieno di -spero volute e non involontarie e quindi sconfortanti- semplificazioni narrative) ricorda quella della puntata pilota di un vecchio telefilm anni Ottanta/Novanta.
Penso che il progetto possa fermarsi qui. Ha assolto pienamente il suo compito e credo che questa didascalica stagione sia la non affatto deludente conclusione di un’epoca.

36 commenti

  1. mat91 / 23 Ottobre 2016

    Pienamente d’accordo con te sull’elevata qualità della serie. La considero anche io una delle mie preferite proprio per un approccio drammatico-fantascientifico che però risulta “plausibile” dato che gli spunti di riflessione sono molto attuali (il carisma nella politica, la memoria, il rapporto di coppia, i talent show ecc…).

    Dovessi anche io dare delle valutazioni episodio per episodio direi:

    Prima stagione
    The National Anthem: 9
    Fifteen Million Merits: 9
    The Entire History of You: 8

    Seconda stagione
    Be Right Back: 9
    White Bear: 9
    The Waldo Moment: 8

    Episodio speciale
    White Christmas: 10

    Terza stagione
    Nosedive: 9
    Playtest 8,5

    Gli altri me li vedrò nei prossimi giorni 🙂

    • Stefania / 23 Ottobre 2016

      Io sono stata più generosa coi 10 😀 In proporzione, però, direi che siamo abbastanza d’accordo.
      Oggi, ho visto Playtest: uno al giorno, come un bel racconto di (uno a caso) Bradbury 🙂

  2. Federico66 / 24 Ottobre 2016

    Ho appena visto Nosedive, e posso confermare che la terza stagione sembra essere all’altezza delle precedenti.

    • emiliailim3 / 25 Ottobre 2016

      Secondo me i due episodi successivi (non riesco a vederla tutta di seguito, necessito di una pausa tra un episodio e l’altro di almeno un giorno) non sono all’altezza. Sempre belli, curati e angoscianti, ma viene meno la critica alla società e un’analisi degli effetti della tecnologia. Sembrano più episodi fi “Ai confini della realtà”. Sono sempre soddisfatta ma sono abituata a ben altri standard.

      • Stefania / 25 Ottobre 2016

        @emiliailimi3: anch’io assumo un episodio al dì (neanche si trattasse di una medicina 😀 ) e, fino a oggi, ho visto i primi tre, come te.
        Il secondo e il terzo sono molto diversi dal primo che, secondo me, è “fantascienza” schietta, ambientato com’è in un contesto futuristico distopico decisamente esplicito (a questo punto, credo che sia il versante narrativo di Black Mirror che mi piace di più, stando ai voti che ho assegnato).
        Gli altri due, invece (in particolare, il terzo), mettono in scena una rappresentazione abbastanza credibile di una realtà già in atto (la sceneggiatura del secondo episodio aggiunge qualche raffinato dettaglio tecnologico in più a quelli esistenti -anzi, da me conosciuti-, ma il terzo episodio potrebbe svolgersi… adesso!).
        Penso che il terzo episodio, però, sia quantomai critico nei confronti della società: dopotutto, si parla di una forma di cyberbullismo che attraversa trasversalmente fasce sociali e anagrafiche diverse.
        Credo che l’apprezzamento dei singoli episodi dipende da quale tipo di “ambientazione” si predilige (contemporanea o futuristica, per semplificare): che ne pensi? 🙂

        • emiliailim3 / 30 Ottobre 2016

          Non ci avevo riflettuto! Effettivamente ho adorato 15 Millions e White Bear, Nosedive della nuova stagione e lo speciale di Natale. A riguardo di questo ho fatto una riflessione: probabilmente prediligo queste ambientazioni perché senza più via di uscita, nessuna possibilità di ribellione. Mentre negli altri episodi (in particolare Playtest, The Entire History of You e Be Right Back) i protagonisti hanno ancora una scelta. (Da qui la riprova che sono molto pessimista).

          Ma, più in particolare, il terzo episodio mi ha lasciata molto perplessa. Perché il tema del cyberbullismo sento debba essere trattato in modo diverso, visto in particolare il recente caso avvenuto in Italia. In più, ho sentito vacillare la struttura dell’intero episodio al momento della rivelazione finale, perché la sensazione di sintesi dell’episodio riguarda lo shock per aver empatizzato con una persona che non se lo meritava. E l’insegnamento che posso trarre è “Installa l’antivirus, per sicurezza copri la webcam”.
          A me piace rimanere devastata dagli episodi di Black Mirror (tanto che una al dì basta, come a te!) ma non voglio che il subbuglio emotivo sia fine a se stesso!

          Magari sono io che faccio troppa dietrologia, non lo so. Ho finito il terzo episodio da giorni ormai, ma non mi sento ancora pronta a continuare.

          • Stefania / 31 Ottobre 2016

            @emiliailim3: hai notato che, se ci si vuole “divertire”, nei vari episodi si possono individuare dei tratti specifici che li accomunano in piccoli gruppi tematici? Io ne ho trovato uno, tu un altro… Dovremmo farne un grafico 😉
            Tornando al terzo episodio, quel che dici è molto interessante: davanti alla scoperta finale, lo spettatore si sente destabilizzato, proprio per via dell’empatia di cui parli.
            Per quel che mi riguarda, però, questa cosa mi è piaciuta molto: grazie a questo tipo di colpo di scena, infatti, cambiano il punto di vista e il giudizio del pubblico nei confronti dei persecutori e del perseguitato e, non a caso, vengono messi bene in gioco i concetti di realtà e rappresentazione.
            Poi, per l’appunto, la cosa può essere gradita o meno, può “disturbare” a livelli diversi (e anche per questo penso che si tratti di un prodotto eccellente, perché si “insinua” in maniere differenti negli spettatori, a seconda della loro esperienza, della loro sensibilità, del loro cinismo, ecc.).

          • Sgannix / 8 Novembre 2016

            Ho trovato il terzo episodio un po’ più complesso di “copri la webcam”. 😛
            Due sono i dettagli agghiaccianti, il fatto che non si vedano i ricattatori e il fatto che non venga spiegato il motivo del loro gesto. Questi due aspetti, uniti alla trollface finale potrebbero anche far pensare a dei ragazzini che agiscono solo per creare caos. E se ci pensi è terribile, 4 ragazzetti che con minime capacità informatiche riescono a condizionare il destino di una marea di persone, solo per gioco.
            L’episodio fa riflettere sulla potenza del mezzo informatico e in più nel finale ti butta lì anche una discreta questione morale legata alla pedofilia. Quel “ho solo guardato delle foto” è parecchio potente.
            Niente, s’è capito che m’è piaciuto?

          • Stefania / 9 Novembre 2016

            @sgannix: grazie alla tua osservazione, ho colto ora che il terzo e l’ultimo episodio hanno in comune il fatto che, in entrambi, c’è qualcuno che vuole vestire il ruolo di “punitore”, ponendosi al di sopra dei rappresentanti dell’ordine costituito, considerato disattento/inadeguato/incapace di arginare comportamenti deviati. La forza che deriva a questi punitori dall’uso della Rete è potenzialmente infinito.

          • Federico66 / 9 Novembre 2016

            @sgannix: il motivo del gesto è spiegato chiaramente nel finale, giustizia contro la pedopornografia. Riguardo al sistema utilizzato, d’accordo sulla potenza della tecnologia, ma qui ha giocato molto l’ignoranza degli utenti nell’uso del mezzo tecnologico.
            @stefania: esattamente. L’ultimo episodio non è altro che l’evoluzione del terzo, dove alla punizione si sostituisce la morte.
            Quello che dovrebbe far riflettere è che entrambi (nell’ultimo sostituisci le api con i droni) potrebbero essere racconti di cronaca!
            La morale: pensa prima di scrivere e installa un buon antivirus/firewall 🙂

          • emiliailim3 / 11 Novembre 2016

            @Gershwin mi hai fatto guardare il terzo episodio con occhi completamente diversi. Ho di recente letto un libro in cui si parlava del deep web, per questo motivo avevo sviluppato una mia interpretazione dell’episodio, probabilmente troppo “estremo” e campato per aria rispetto a quello che è stato mostrato.
            Mi spiego. Vista la richiesta di picchiarsi fino alla morte mentre una telecamera riprende, mi sono convinta che tutto il casino fosse stato architettato per portare due persone in uno scontro mortale per la gioia di chi guarda. E chi guarda sta pagando il ricattatore.
            Adesso che ho letto il tuo commento mi rendo conto che la mia idea è del tutto fuori contesto! E il dettaglio sul fatto che non si sa chi ci sia dietro al ricatto dà da riflettere.
            Allo stesso tempo però, credo che avrebbe fatto molto più effetto vedere il responsabile. Per esempio vedere un gruppo di ragazzini hacker che si divertono a giocare con la vita delle persone, tanto si trovano a debita distanza da loro e “quelli sono colpevoli”. Un tema simile a quello già esposto in White Bear.
            Continuo a ritenere l’episodio potentissimo (quel “Ho solo guardato qualche foto” mi perseguita da giorni), ma troppo superficiale nelle descrizione del rapporto con la tecnologia.

            (Poi c’è stato San Junipero, che mi ha depressa ulteriormente. Non riesco a decidermi a finirla, soffro troppo.)

      • mat91 / 26 Ottobre 2016

        Anche io tra i primi tre ho preferito l’episodio di apertura, che ho trovato in pieno stile “Black Mirror”; personalmente credo che il secondo abbia come lieve difetto un inizio un po’ lento, mentre sul terzo, pur avendolo apprezzato, ho trovato un po’ troppe somiglianze con “Orso bianco” della seconda stagione.

        Il quarto, “San Junipero”, mi è invece piaciuto molto, ma non l’ho trovato granché nello stile della serie (o probabilmente sono troppo esigente io 😛 ), ma preferisco non spiegare in cosa per non fare spoiler.

        Ho trovato molto interessante anche “Men Against Fire”, più simile a “Nosedive” nel suo avere tematiche molto legate ad un futuro imminente e preoccupantemente vicino a noi.

        Avendo ancora l’ultimo da vedere per ora il mio prediletto di questa Stagione 3 è quindi “Nosedive”, proprio perché al di là ovviamente della sua ottima fattura l’ho considerato una sorta di “avvertimento” ad un futuro imminente sia nelle tecnologie (esiste già un’app simile a quella su cui è incentrato l’episodio) sia per la tipologia dei nostri rapporti sociali, basati ormai molto sulla rete internet.

  3. inchiostro nero / 27 Ottobre 2016

    In una vecchia intervista di Charlie Brooker che lessi, l’ideatore della serie, quando ancora Netflix non aveva ordinato una nuova stagione, e quindi non vi erano delle prospettive reali per un rinnovo, asseriva che di storie ne aveva in mente tante, ma che urgeva produrle subito, perché la società viaggiava allo stesso ritmo delle sue idee, e la distopia che per Black Mirror è sia critica, che denuncia, sarebbe quasi passata inosservata. Alla luce del primo episodio della terza stagione ( concordo con il tuo voto, vero capolavoro ) non si può che riflettere su ciò, non sapendo se rimanere più scioccati per un’eventuale metabolizzazione del prodotto, che intimoriti per i suoi contenuti ( ahimè ) avveniristici.

    • Stefania / 28 Ottobre 2016

      @inchiostro-nero: effettivamente, mi fai riflettere su un rischio che non avevo calcolato: la “metabolizzazione del prodotto”. Lo scarto sempre minore tra finzione e realtà rischia di trasformare la serie tv in una fiction di cronaca 🙂

  4. andrrrea / 1 Novembre 2016

    Ho appena finito di vedere gli ultimi due episodi. Sono curioso di conoscere la tua opinione. Per me sono i migliori della stagione. Nosedive, invece, l’ho trovato troppo parossistico nel finale nonché un pelino inverosimile nel sistema di assegnazione dei giudizi negativi agli utenti/cittadini. Mi spiego: perché dare un giudizio negativo quando si può benissimo ignorare una persona? Ignorare una persona può essere anche più deleterio del giudicarla negativamente in un social network. Credo che non sia stata tenuta in considerazione l’idea che – almeno nella nostra realtà contemporanea – si tende a essere ipocriti per convenienza ed emarginare una persona in maniera sottile, con l’arma del “silenzio” piuttosto che col commento o il rating negativo. Quest’ultima è forse una soluzione troppo definitiva per essere applicata a chiunque non ci vada a genio nella nostra realtà dove siamo costretti invece a fare buon viso a cattivo gioco. Per questo motivo a questo episodio darei “solo” 8. 🙂

  5. andrrrea / 3 Novembre 2016

    @Federico66: In realtà quello su cui riflettevo è che forse la realtà di Facebook è già più inquietante di Black Mirror. Se ci pensate c’è un’isteria che riguarda la quantità dei like ricevuti: più ne ricevi e più sei di tendenza. Chi riceve pochi like invece è un po’ uno sfigato. Capisco che a livello di intrattenimento dello spettatore, il sistema ipotizzato in Black Mirror è più di impatto e funzionale allo svolgimento della trama ma – secondo me, ripeto – un po’ inverosimile.

    • emiliailim3 / 4 Novembre 2016

      Vero, però tutto dipende dall’uso che tu vuoi fare del sito.
      Io ho un’amica che mi scrive un messaggio tutte le volte che pubblica una foto perché vuole i mi piace, un’altra che non entra da un paio di mesi, un’altra ancora che pubblica semplicemente perché vuole che la gente legga notizie (pubblica soprattutto articoli di giornali).
      Su FB hai un margine di manovra e poi genuinamente fregartene, in Black Mirror non c’è quest’alternativa (influirebbe troppo negativamente sul tuo punteggio) il che rende tutto molto più inquietante.

      Riguardo all’inverosimilità avevo trovato questo (purtroppo è in inglese!)
      http://uk.businessinsider.com/china-social-credit-score-like-black-mirror-2016-10

    • Federico66 / 4 Novembre 2016

      @andrrrea: vero, ma non credo che Nosedive sia inverosimile, anzi sono convinto che possa essere la naturale evoluzione del sistema FB e simili. In realtà, se pensi al sistema di rating delle Pagine, è già cosi!
      Chi vende pubblicità normalmente si rivolge a Pagine con un numero elevato di like, quando si acquista su Amazon, Ebay etc, si controllano i feedback. La società è già influenzata dal rating, tecnologico o meno che sia.
      Il passaparola è la forma di più antica di rating, e se devo scegliere tra due pizzerie, scelgo quella più frequentata.
      Non credo che Nosedive sia inverosimile, sicuramente è estremizzato, ma non è cosi lontano dalla realtà.

      • Stefania / 8 Novembre 2016

        @andrrrea: sono d’accordo con @federico66. Come dice lui, la società è già influenzata dai sistemi di voto online. Nosedive mostra una situazione estrema, ma in fondo plausibile, vista la deriva del comportamento di taluni e l’importanza della “popolarità” sui social (vedi, influencer e simili) .
        Gli atteggiamenti dei protagonisti dell’episodio mi hanno ricordato le dinamiche di aggregazione sociale viste in tanti film/serie tv ambientate nelle scuole americane (tanto per fare un esempio), dove la popolarità o l’impopolarità di un individuo sembrano influenzare profondamente la vita delle persone: tante volte, nelle sinossi, si parla di “ragazza più popolare della scuola”, “il miglior quarterback della stagione”, cose così.

        Per quanto riguarda gli ultimi due episodi della stagione, mi sono piaciuti entrambi.
        Per via del contesto e per l’apparente ineluttabilità della situazione, Men Against Fire mi ha ricordato (forse, a torto) il film I figli degli uomini di Cuaron.
        Hated in the Nation mi ha appassionato molto e mi ha turbata perché sostengo fermamente le idee del “terrorista” 😀 Bisogna prendersi la responsabilità di quello che si dice/si fa, sempre, anche in Rete: trovo pusillanime e insensato (e pericoloso, appunto) sfruttare la forza del branco per dare respiro al disappunto personale. Augurare la morte a qualcuno, in quel modo, poi, è un “fronte d’ignoranza” (cit.) che non riesco a tollerare. In questo senso, è interessante come un intento “nobile” come quello del terrorista si trasformi in un atto di violenza comunque deprecabile: niente di nuovo, dal punto di vista narrativo, ma la resa è comunque degna di interesse.

        • Federico66 / 8 Novembre 2016

          Riguardo a Hated in the Nation, sono d’accordo con te sulla questione responsabilità, ma arrivare ad uccidere tutti gli “ignoranti”, forse è un po’ troppo! La popolazione mondiale si dimezzerebbe. 🙂
          Tornando al film, ho trovato geniale il finale. Gli ultimi minuti, per quanto mi riguarda, sono ininfluenti, e forse sono stati inseriti solo per un senso di giustizia, chissà!

          • Stefania / 8 Novembre 2016

            @federico66: spero sia chiaro che non sono d’accordo sul fatto di ammazzare chi offende gratuitamente via web: ci mancherebbe pure.
            Ho scritto che sono d’accordo sul fatto che bisogna prendersi le proprie responsabilità, cosa che molti trascurano coscientemente, perché c’è un branco che li supporta.

          • Federico66 / 8 Novembre 2016

            @stefania: tranquilla, non ti ci vedo come serial killer :-), scherzavo sulla tua frase “..sostengo fermamente le idee del ‘terrorista’..”, perché, anche se spieghi chiaramente cosa intendi, l’idea del “terrorista” era esattamente quella della punizione definitiva.
            Personalmente mi sarei aspettato qualcosa del tipo “sputtanamento globale”, forse perché è quello che farei io; proprio per questo l’episodio mi ha molto colpito. L’estrema soluzione non è mai la soluzione.

          • Stefania / 9 Novembre 2016

            @federico66: è difficile che il delirio di onnipotenza non prenda il sopravvento :/

  6. Naima / 4 Novembre 2016

    Anche per me la terza stagione è all’altezza delle altre, e devo anche dire che hanno tenuto un ritmo costante tra un episodio e l’altro. Ci sono episodi che mi sono piaciuti meno degli altri, tipo Men Against Fire (non mi ha entusiasmata più di tanto, ma l’ho trovato comunque all’altezza degli altri).
    Quelli che mi hanno terrorizzata più di tutti sono Shut Up and Dance e Hated in the Nation (è stato un finale col botto, proprio). San Junipero invece l’ho trovato molto dolce, un modo per indorare la pillola dopo i primi tre episodi, abbastanza forti e disturbanti. Ma forse il mio preferito resta Nosedive, le immagini sono molto d’impatto, la fotografia e le scenografie sono fantastiche.

  7. Federico66 / 7 Novembre 2016

    Terza stagione
    Nosedive: 10
    Sicuramente un futuro che non mi piacerebbe, ma se si continua così, lo raggiungiamo molto velocemente.
    Playtest: 7
    L’episodio che mi è piaciuto meno, secondo me il finale è forzato ed incentrato su un errore madornale.
    Shut Up and Dance: 10
    Potrebbe essere cronaca attuale. Il finale è fantastico ed inaspettato, ma spietato e giusto.
    San Junipero: 8
    Dolcissimo, il paradiso che diventa realtà.
    Men Against Fire: 9
    La supremazia dell’uomo sull’uomo, come fregare la coscienza e vincere.
    Hated in the Nation: 10
    Il botto finale è inaspettato, ma ti lascia con la speranza di una giustizia.

    • mat91 / 8 Novembre 2016

      Visti tutti, direi:

      Nosedive: 9
      Playtest 8,5
      Shut Up and Dance 9
      San Junipero 10
      Men Against Fire 8,5
      Hated in the Nation 9

      In generale la terza stagione mi è piaciuta moltissimo, soprattutto “San Junipero” che ho trovato di una dolcezza e di un’intensità infinite sia per i modi che per i temi trattati.
      Forse il miglior episodio non solo della stagione ma anche della serie.

      Il primo episodio “Nosedive” mi aveva già impressionato in positivo perché l’ho trovato veramente vicino ed affine a ciò che già accade con i social network e alla superficialità che da essi spesso deriva. Penso sia stata una buona mossa da parte dei produttori inserirlo come episodio 1 (anche se essendo ognuno slegato dagli altri, l’ordine di visione dello spettatore può anche essere casuale).

      Forse “Playtest” è quello che ho apprezzato meno rispetto agli altri 5, probabilmente perché i temi trattati non li ho trovati di così ampio respiro come quelli degli altri episodi.

      Ho un piccolo blog su cui ho scritto una mia classifica personale motivata (e con spoiler): https://serenatecinematografiche.wordpress.com/2016/10/29/black-mirror-stagione-3-classifica-episodi/

  8. Federico66 / 6 Gennaio 2018

    Quarta stagione
    USS Callister 7
    Il giudizio è inficiato dalla parodia di Star Trek che ho trovato molto fastidiosa.
    Arkangel 6 e 1/2
    Troppo prevedibile, quasi noioso.
    Crocodile 8
    Un buon thriller nordico, seppur prevedibile, ho apprezzato molto la fotografia.
    Hang the DJ 8 e 1/2
    Un classico per BM, evoluzione di un social.
    Metalhead 7
    Uno zombie movie tecnologico del quale bisogna immaginare l’inizio.
    Black Museum 9
    Storie estreme anche per BM.

    Molti dei temi trattati riprendono temi già affrontati in passato, addirittura in 3 episodi troviamo la “digitalizzazione della coscienza” (San Junipero).
    In generale è la stagione che ho apprezzato meno (meno inquietanti), ma probabilmente è dovuto ad un effetto assuefazione.
    Nota: in tutti gli episodi il protagonista principale è donna. Voluto o casuale?
    @stefania: vero, stessa interfaccia, probabilmente un riciclo 🙂

    • Stefania / 7 Gennaio 2018

      @federico66: a proposito dell’interfaccia comune ad Arkangel e The Entire History of You, mi piace pensare che i due episodi potrebbero essere intesi come parte di una linea narrativa ordinata cronologicamente.
      Per esempio, possiamo supporre che Arkangel si svolga (dal punto di vista temporale) prima di The Entire…, oppure potrebbe iniziare “prima”, ma il trascorrere degli anni appaia le vicende. Quale delle due tecnologie descritte potrebbe essere più avanzata? In questo senso, propendo per quella di The Entire…, solo perché la sperimentazione di Arkangel era stata dichiarata fuorilegge in alcuni Paesi (da qualche parte in Europa, se non sbaglio), ma non è detto che alcuni suoi “applicativi” non siano stati riconvertiti e legalizzati in seguito. The Entire… pareva ambientato in Inghilterra, il che lascia supporre a una diffusione della tecnologia di Arkangel nel resto del mondo. Insomma, che ci abbia preso o meno, una connessione tecno-temporale fra gli episodi mi affascina molto 🙂
      A proposito di USS Callister, finora è l’episodio che mi ha divertito di più: ho riso in più momenti, guardandolo! E credo che l’ambientazione startrekkiana ci abbia messo del suo 🙂

      • Federico66 / 8 Gennaio 2018

        @stefania: “ti sei fatta un film” 🙂 Personalmente credo sia solo un caso, ma la tua ipotesi è interessante. La tecnologia di The Entire History of You, comunque, credo sia successiva, in quanto in Arkangel, appunto, è sperimentale.
        A proposito di USS Callister, fermo restando il fastidio in alcune scene, carina la citazione finale alla Star Trek sull’esplorazione dell’infinito (Infinity) con il sorrisetto compiaciuto di Annette. Sull’infausto destino di Daly, invece, sono scettico, qualcuno prima o poi andrà a casa sua e lo staccherà dal mondo virtuale 🙂

  9. inchiostro nero / 8 Gennaio 2018

    Alla luce dei primi due episodi posso asserire che Black Mirror è cambiato. Non nella sua formula canonica ( la qualità è pressoché invariata ), ma nella sua evoluzione verso la speranza e il miraggio, componenti quasi assenti nelle prime stagioni. Già da San Junipero in poi ho colto questa metamorfosi, ma è divenuta quasi una peculiarità. In effetti, se si ripensa ai primi episodi, i protagonisti non sono che prede di quell’abbacinante specchio di distopia che li riflette, e dal quale non riescono mai a sottrarsi ( vedi 15 Millions Merits, White Bear, o lo speciale natalizio ). Se devo essere sincero, preferivo il primo Black Mirror, quello più disfattista e nichilista, proprio perché fungeva da monito alla società, ma ovviamente tutto cambia. Comunque, oltre ad essere d’accordo con @stefania in merito a USS Callister ( ironia e satira pungente ), anch’io credo che vi sia, da parte di Charlie Brooker, la volontà di generalizzare le tecnologie presenti nell’universo mirroriano, per creare una sorta di collegamento. Arkangel, secondo la mia teoria, viene prima di The Entire History of You, che a sua volta precede White Christmas. A proposito di Arkangel, concordo con @federico66, l’episodio più scialbo di sempre. La Foster, forse, l’ha reso un po’ troppo cinematografico.

  10. Federico66 / 6 Giugno 2019

    Quinta stagione
    Come già detto altre volte su queste pagine, siamo lontani dal BM pre-Netflix, e, in questa quinta stagione, se non fosse per la sigla ed il secondo episodio, non sembra affatto BM!
    Striking Vipers: 6
    Qui siamo molto lontani dal solito BM. La tecnologia è il mezzo (la soluzione) per non affrontare apertamente i propri sentimenti (non posso dire altro). A tratti noioso, nel complesso godibile.
    Smithereens: 9
    Tra i tre, l’unico vero BM, e per alcuni aspetti, in linea con le prime stagioni.
    Rachel, Jack and Ashley, Too: 5
    Non avrei mai potuto immaginare di dare un voto negativo a questa serie, ma questo, più che un episodio di BM, sembra la biografia di Miley Cyrus!!!

    • Sgannix / 11 Giugno 2019

      @federico66:
      SPOILER

      Non sono d’accordo su Striking Vipers, trovo che la tecnologia nell’episodio non solo sia il modo per prendere coscienza dei propri sentimenti, ma anche il modo (uno dei, in realtà) per arrivare ad una risoluzione.
      Grazie alla realtà virtuale, il protagonista, si trova per la prima volta concretamente davanti alla voglia di avere relazioni extraconiugali più istintive e non solo finalizzate alla riproduzione. Questo probabilmente grazie alla depersonalizzazione e alla deresponsabilizzazione date dalla realtà virtuale. Una volta preso coscienza di ciò emerge il problema con la moglie, che porta poi alla risoluzione/compromesso possibile solo (per lui) grazie alla tecnologia.

      • Stefania / 12 Giugno 2019

        @federico66
        Sono d’accordo con @sgannix: anch’io ho inteso la tecnologia come un mezzo per trovare una soluzione (di comodo, forse, ma pur sempre una soluzione) a un problema. Con questo episodio, emerge ancora una volta l’ambivalenza della tecnologia digitale, anche se in questo caso, forse più che in altre occasioni, ne viene mostrato un aspetto in qualche modo utile e “positivo” (anche se ne mostra pure il potenziale opposto).
        Comunque, come dico nel mio “papiro” appena aggiornato, credo che siamo arrivati a un punto 0. Black Mirror non può più vaticinare, perché siamo arrivati a quanto poteva essere immaginato. Da questo momento, secondo me, si può solo parlare di fantascienza tradizionale (tipo Dick, per dire), dove si ricomincia a immaginare l’impossibile, perché il plausibile è già qui (non so se mi sono spiegata 😀 ). In questo senso, l’episodio con Miley Cyrus, per quanto non mi sia piaciuto, lascia intendere bene questa mia sensazione e, a suo modo, ha centrato l’obiettivo.

        • Federico66 / 12 Giugno 2019

          @sgannix, @stefania: forse mi sono spiegato male (non volevo dire molto :)), ma intendevo proprio questo. Qui, la tecnologia, positiva o negativa (dipende dai punti di vista), è “il mezzo” per risolvere un “problema”, oltre ad essere stato “il mezzo” con il quale si è preso coscienza del “problema”.
          Nota: ho usato il termine “problema” impropriamente, ma è per capirsi 🙂

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