Recensione su Argo

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10 Novembre 2012

Film diretto e interpretato, nel ruolo principale dell’agente CIA Tony Mendez, da Ben Affleck, risorto come l’araba fenice dopo una parabola discendente (per non dire verticale) cominciata successivamente alla buona sceneggiatura di “Will Hunting – Genio ribelle”, e che lo ha portato a interpretare delle porcherie imperdonabili come “Armageddon – Giudizio finale”, americanata a tutto spiano che si gioca con “Independence Day” l’ambito premio di “Film più imbecille degli ultimi trent’anni”, “Pearl Harbor”, inguardabile mattonata di tre ore con cui Affleck ha vinto un meritatissimo Razzie Award (premio Oscar al contrario) più la mirabolante accoppiata del 2003 “Daredevil” – “Paycheck”, che gli ha fruttato una delle tre nomination totali ai già citati Razzies, aggiungendo anche una nomination a peggior attore degli anni 2000. Dopo una sequela di fischi e fiaschi, improvvisamente il caro Ben ha capito che forse era meglio smettere di rubare lo stipendio e si è riciclato come regista – attore serio, realizzando nel ruolo di director “Gone baby gone” e “The Town”, entrambi buoni film; questo suo cambiamento, improvviso come Claudia Koll che scopre la fede dopo aver scoperto altro, continua con questa pellicola, che probabilmente vedranno in tre gatti ma che mostra buone cose come due ore di tensione ben tenute, uno stile registico che fonde documentario e pellicola, contribuendo al realismo del film (unito a una grande accuratezza visiva per quanto riguarda le scenografie e i costumi di fine anni ‘70) e un gruppo di facce ben scelte, sia tra i personaggi principali sia per quanto riguarda i secondari. Tra i caratteristi di contorno spiccano John Goodman (grandissimo Walter nel fantastico “Il grande Lebowski” e presente in un ruolo minore pure in “The Artist”) e il premio Oscar 2007 Alan Arkin (per “Little Miss Sunshine”) in vesti di spalle comiche, oltre al buon Bryan Cranston. Buona fotografia di Rodrigo Prieto (nomination per “Brokeback Mountain”) sia per quanto riguarda gli ambienti USA, con abbondanza di interni, sia per l’aspetto iraniano, con una ben realizzata alternanza tra esterni e spazi chiusi. Se passasse inosservato sarebbe un peccato.

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