Il fascino discreto della normalità. / 5 Novembre 2013 in Another Year
Al termine della visione di questo film, mi sono sentita divisa intimamente: da una parte, ho compreso ed apprezzato la linearità dei comportamenti dei protagonisti, placidi, saggi e, soprattutto, misurati; dall’altra, ho mal sopportato gli stessi atteggiamenti, perché praticamente impermeabili a ciò che accade loro intorno, in una maniera così realistica e riconoscibile da far male.
Come dire: degli “altri” è difficile amare ciò che notiamo appartenere (negativamente) anche a noi.
La vita di Gerri e Tom, i loro atteggiamenti nei confronti dell’esterno, di ciò che esula dal nido famigliare, nella loro semplicità, suscitano invidia, desiderio e sentimento di emulazione.
Per preservare questa struttura idilliaca, i protagonisti hanno costruito un velo impalpabile, ma percepibile, che respinge i fattori di disturbo. E’ un atteggiamento comune pressoché a tutti. Ed è perciò che la sua rappresentazione sconcerta lo spettatore.
Il dolore che avvolge come un’aura gli amici della coppia presentati nel film non è loro estraneo, poiché lo percepiscono, lo affrontano e lo assecondano, ma riescono a mantenersene lucidamente distanti, essendo consapevoli del fatto che solo chi ne è afflitto può liberarsene.
Leigh mostra una sensibilità non comune nel rappresentare questo sottile, quasi chirurgico approccio alla vita, tanto comune, ma difficilmente messo in scena con tale dolorosa sincerità.
Magnifica recensione e condivido appieno la tua visione di questa coppia, che da un lato apprezzi e dall’altro guardi con un po’di sospetto. Gran film
@paolodelventosoest: ehi, bentornato! Che bello vederti da queste parti! ^_^
Ho un ottimo ricordo di questo film, apparentemente semplice e, invece, profondo e complesso: senza consultare le note di visione, so che, dopo averlo visto su LaEffe, eoni fa, non mi è più capitato di incrociarlo!
En passant, uno dei piccoli dettagli che ricordo con più “piacere” è quello di Lesley Manville che annuncia di aver comprato una macchina: “Che marca è?”, le viene chiesto. E lei: “è rossa” 🙂