Recensione su American Graffiti

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6 Gennaio 2015

American graffiti è un film generazionale sul filone del nostalgico, che anticipa il successo di un telefilm come Happy days (quando ancora si chiamavano telefilm) proponendo come co-protagonista quel Ron Howard che raggiungerà la fama col personaggio di Richie Cunningham.
È il 1962. Siamo a Modesto, cittadina di provincia della California, con il nome che è tutto un programma. La presidenza Kennedy sembra aver inaugurato una nuova era di prosperità e aspettative. La guerra in Vietnam, nelle sue fasi prodromiche, è uno spettro lontano che non impensierisce gli americani.
È un anno fondamentale, che sembra più un’appendice degli anni ’50 che un’anticipazione dei favolosi anni ’60.
I giovani sono ancora frivoli e sempliciotti. Il loro divertimento consiste nel gironzolare in auto per le strade di città, parlandosi tra di loro dal finestrino (è forse l’atteggiamento che rimane più impresso nel film di Lucas). Andare qualche volta al drive-in. Ogni tanto una gara di velocità.
I giovani impegnati contro la guerra devono ancora venire, con la recrudescenza del conflitto in Vietnam a partire dal 1965.
La musica: va forte il rock n’roll. Bob Dylan deve ancora esplodere, contribuendo a responsabilizzare quei giovani. Dall’Inghilterra ancora nessuna notizia di quei quattro capelloni di Liverpool.
Il film descrive una singola notte, quella precedente alla partenza per il college di due ragazzi, Steve e Curt, quest’ultimo in realtà neanche poi tanto sicuro di voler partire.
Tutto in una notte, una notte come tante altre ma così diversa dalle altre, almeno agli occhi dei due.
L’immancabile ballo di fine anno, le scenate tra Steve e la sua ragazza, fino all’alba e a quella corsa in auto tra John Milner, il più veloce di tutti, e un nuovo ragazzo che cerca di insidiare il suo primato.
Questa pellicola di George Lucas, prodotta da Francis Ford Coppola, è sicuramente un documento sociologicamente interessante pur non avendo i caratteri del grande film.
Quello che è davvero indimenticabile è la splendida colonna sonora, una quarantina di pezzi con tutto il meglio del rock n’roll e del melodico anni ’50 e primi anni ’60, innestati nella pellicola tramite l’espediente della radio locale e, in particolare, della trasmissione radiofonica di Lupo solitario, per cui tutti vanno matti.

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