Recensione su Alleluia

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Incubo ferino / 1 Febbraio 2016 in Alleluia

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Sconvolgente, violento, sporco, amorale e folle: ispirato a fatti realmente accaduti negli Stati Uniti tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento, il film del belga Fabrice Du Welz è un compendio di situazioni estreme e comunque plausibili, che esacerba il concetto di solitudine, contaminandolo con quelli di sessualità, paranoia, devianza.

Ciò che mi ha colpito maggiormente è il fatto che la protagonista femminile, Gloria (la almodovariana Lola Dueñas, da applauso), conduce una vita anonima e apparentemente tranquilla, che nulla lascia presagire della sua deriva mentale: l’incontro con Michel (Laurent Lucas, davvero inquietante) fa scattare in lei una specie di interruttore che sdogana istinti forse sopiti se non addirittura sconosciuti fino a quel momento, dall’acre sapore ferino.
Le reazioni gelose della donna, capace di trasformarsi improvvisamente in lucida furia omicida, sono incontrollabili e letali: Gloria è consapevole di quello che sta facendo ed è ancora più conscia di ciò che dovrà fare successivamente, ovvero pulire i cadaveri, sezionarli, eliminarli e partire.
Se, inizialmente, il manipolatore tra i due sembra essere Michel, un uomo segnato psicologicamente dal rapporto apertamente incestuoso con la madre, è Gloria a prendere progressivamente il controllo della situazione, riducendo il suo compagno ad un mero oggetto sessuale: Gloria è gelosa di lui non in quanto uomo, ma in veste di appagatore di precedenti mancanze, non affettive, ché Michel non sembra essere in grado di provare amore nel senso canonico del termine, quanto fisiche. È emblematico il fatto che le reazioni inconsulte di Gloria lo tramortiscano puntualmente: Michel piange, trema, balbetta, sempre con le mutande calate, in una continua riproposizione del momento in cui, anni addietro, venne scoperto nel letto della madre da uno degli amanti della donna.
Ad eccezione dell’ultima, le donne che Michel avvicina sono affatto avvenenti, talvolta in là con gli anni: si rivelano bramose di desiderio, disvelano fantasie taciute a lungo o forse mai espresse. Nonostante l’apparenza rassicurante, Michel solletica desideri elementari, compromessi oscuri.

Alléluia è un incubo dolente da cui è difficile risvegliarsi e neppure i fasci di luce che individuano la coppia maledetta dentro un cinema riescono a squarciare il velo di untuosa e sanguinolenta tenebra di cui sono foderate le sue pareti.

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