Recensione su A-Team

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11 Luglio 2014

Il rischio di incorrere in una colossale delusione con questo film tratto da una serie tv che è scolpita indelebilmente, come un mito, nella mente della nostra generazione, che l’ha vista in tv da bambino, era davvero grosso.
Di A-Team ce n’è uno e uno soltanto, e né il viso da sexy-sessantenne di Liam Neeson, nel ruolo di Hannibal, né lo charme di Bradley Cooper in quello di Sberla riescono a surrogare gli impareggiabili originali.
Il tentativo di resuscitare questo ormai classico del telefilm va tuttavia salvato, sia per un generico senso di riconoscenza che è in realtà fomentato più che altro dalla nostalgia, sia perché, in fin dei conti, quanto meno lo spirito goliardico-spaccone dell’originale è stato, quello sì, salvaguardato.
Non importa dunque se Liam Neeson non è nemmeno un quarto figo di George Peppard, o se Bradley Cooper è sì indubbiamente affascinante ma senza la naturale faccia da schiaffi di Dirk Benedict. Un po’ meglio Murdock, alla cui follia si devono i migliori momenti comici della pellicola, e il P.E. di Quinton Jackson, anche se l’onnipresente broncio di Mr. T era altra cosa.
Detto ciò, e quindi accantonato il discorso sul mito dell’A-Team, il film, per il resto, ha una trama di un’assurdità talmente esagerata che non avrebbe meritato la sufficienza.
Una regia troppo ardita, soprattutto nella prima parte dove vengono letteralmente le vertigini per dei movimenti di macchina eccessivamente in-action. Un effetto go-pro che mi ha lasciato perplesso.
Eppure a un film così non si può non dare la sufficienza, fosse anche solo per l’unica ragione del mitico motivetto sui titoli di coda.

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