Recensione su '71

/ 20147.463 voti
9

Max

la non banalità di un abbraccio / 29 Marzo 2015 in '71

Un grande film questo ’71. Il cui pregio non sta solo nell’essere un grande thriller pieno di suspense o un dolente film di guerra o un adrenalinico film d’azione o uno spietato racconto sui giorni dell’IRA o un inquietante horror antropico ma sopratutto per la storia di formazione incentrata su di un semplice ragazzo che nell’arco di una giornata suo malgrado diventerà un uomo. La sceneggiatura di Gregory Burke non sbaglia un colpo nel raccontare la storia di una giovane recluta inglese che, durante la sommossa di Belfast del 1971, rimane isolato dal resto della squadra nella parte cattolica della città. Quella controllata dall’Ira. Ed è proprio da questa che inizialmente il giovane Gary Hook crede di dover scappare ma ben presto capirà che l’unica differenza tra buoni e cattivi non sta tanto nella fazione per cui si combatte: terroristi cattolici o terroristi protestanti, militari o servizi segreti a fare la differenza è solo l’etica individuale di ciascuno. E’ la riscoperta di questa etica, che in un mondo, quello militare, viene cancellata dalla cieca obbedienza, è in una situazione – situazione che in quegli anni al potere faceva comodo tenere permanente – come la guerra che cancella il bene e il male in nome di una singola Idea (“noi siamo i buoni e chi non è con noi non è degno di vivere”), che porta dopo una lunga ed estenuante notte la giovane recluta a ritrovare l’unica cosa che lo distingue da ciò che lo circonda: l’umanità. L’esordio alla regia di Yann Demange, pur non rinunciando allo spettacolo e ai canoni del cinema di genere, con attente sottigliezze non perde di vista ciò che veramente gli interessa raccontare. Non per niente ci mostra fin dall’inizio del reclutamento come questi giovani vengano addestrati a dimenticare ogni individualità per trasformarsi in soldati inumani la cui unica logica giusta è la logica del gruppo. Per questo il primo sorriso di stupore che vediamo brillare sui volti delle giovani reclute è nel momento in cui faranno la conoscenza del Tenente Armitage che li dirigerà nella loro missione. Il primo a trattarli con umanità in un micromondo fatto solo di facce ostili e disumanizzate. Perché in un mondo capovolto dove bambini danno ordini agli adulti, dove i “nostri” sono proprio quelli da cui guardarsi le spalle, dove il nemico ti salva la vita, dove chi sbaglia non paga e dove il futuro viene ucciso, il primo passo necessario per tornare individui umani è solo uno: un abbraccio.

4 commenti

  1. Socrates gone mad / 29 Marzo 2015

    Fuck yeah. C’è solo una cosa migliore di un film contro quegli imperialisti paranazisti degli Inglesi: un film sull’etica individuale che complica il quadro. Me lo sparo subito.
    P.S.: questa recensione ha l’explicit migliore di sempre.

  2. DonMax / 30 Marzo 2015

    te lo sei visto.
    GRANDE.

  3. Max / 30 Marzo 2015

    infatti c’ero rimasto male di non aver trovato una tua recensione DonMax. ho dovuto rimediare io a questo horror vacui.
    Socrates come avrai visto anche il punto di vista sia del terrorismo che dell’imperialismo viene affrontato con spietata intelligenza: non si salva nessuno.

Lascia un commento