Pietro Germi: scheda regista con i suoi film e la biografia completa

Male

Pietro Germi, un grande regista e sceneggiatore italiano

Pietro Germi è stato un regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico italiano.
Dopo aver trascorso la giovinezza a Genova e aver frequentato l’Istituto nautico San Giorgio, senza conseguire il diploma nonostante gli eccellenti voti ottenuti nel corso degli studi, Germi lascia la madre e le tre amate sorelle per trasferirsi a Roma e frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia (CSC).
Torna a Genova nel ’41, per sposare Anna Bancio, da cui ha una figlia, Marialinda.
Successivamente, in seconde nozze, Germi sposa Olga D’Ajello e diventa padre di altri tre figli, Francesco, Francesca e Armellina.

I primi film di Pietro Germi: il successo di “In nome della legge” e “Il cammino della speranza”

Inizia a lavorare nel mondo del cinema come attore e come assistente alla regia: “Il fornaretto di Venezia” (1939) di Duilio Coletti; “Retroscena” (1939) di Alessandro Blasetti, suo docente al CSC; “La peccatrice” (1940) di Amleto Palermi, con Vittorio De Sica.
Germi esordisce alla regia con il film “Il testimone” (1945), da un suo soggetto. La filmografia di Germi prosegue con film drammatici, declinati con umori diversi, in cui si mescolano indizi neorealisti, melodramma e influenze del cinema internazionale: il poliziesco all’americana “Gioventù perduta” (1948) con Massimo Girotti; “In nome della legge” (1949), tra i primi film italiani a parlare di mafia, ancora con Girotti, vincitore di 3 Nastri d’Argento, tra cui uno come miglior regista esordiente; “Il cammino della speranza” (1950), con Raf Vallone, che vale a Germi la prima partecipazione in concorso al Festival di Cannes e l’Orso d’Argento alla Berlinale del 1951; il noir metropolitano “La città si difende” (1951), con Gina Lollobrigida, premiato a Venezia come miglior film italiano; il quasi-western “Il brigante di Tacca del Lupo”, con Amedeo Nazzari, in concorso a Venezia per il Leone d’Oro; la commedia (all’epoca, vietata ai minori di 16 anni) “La presidentessa” (1952), con Silvana Pampanini e Carlo Dapporto.

I migliori film di Pietro Germi: da “Un maledetto imbroglio” all’Oscar di “Divorzio all’italiana”

A un certo punto, i favori della critica si affievoliscono, ma Germi mantiene un forte apprezzamento da parte del pubblico, grazie a film come “Il ferroviere” (1956) e “L’uomo di paglia” (1958), di cui è anche attore protagonista.
Il grande successo torna con “Un maledetto imbroglio” (1959), libero adattamento del romanzo “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” di Carlo Emilio Gadda in cui Germi interpreta il Commissario Ingravallo. Il film, che ha nel cast una giovane Claudia Cardinale, vince 2 Nastri d’Argento, per la miglior sceneggiatura, firmata da Germi, Ennio De Concini e Alfredo Giannetti, e per il miglior attore non protagonista (Claudio Gora).
I successivi film di Germi segnano un netto cambiamento di toni. Da “Divorzio all’italiana” (1961) in poi, tra i capisaldi della commedia all’italiana, il cinema di Germi diventa fortemente satirico, grottesco, pungente come non mai. Il film con Marcello Mastroianni nei panni del barone Fefè Cefalù corrisponde anche all’affermazione cinematografica dell’attrice Stefania Sandrelli, ai tempi quindicenne. La pellicola riscuote un grande successo in Italia e all’estero: viene premiato a Cannes come miglior commedia; vince 3 Golden Globe (miglior film straniero e miglior attore, Mastroianni); riceve 3 nomination agli Oscar 1963 (compresa quella per la regia) e vince l’Academy Award per la miglior sceneggiatura originale; ottiene 3 Nastri d’Argento (miglior attore, miglior soggetto, miglior sceneggiatura).

Le commedie di Pietro Germi: la Palma d’Oro di “Signore & signori”

Seguono film come: “Sedotta e abbandonata” (1964), ancora con la Sandrelli, premiato a Cannes per il miglior attore (Saro Urzì), vincitore di 2 Nastri d’Argento (miglior regia, miglior produzione) e 4 David di Donatello (tra cui quello per la sceneggiatura, firmata da Germi e Age e Scarpelli); “Signore & signori” (1966), Palma d’Oro a Cannes (ex aequo con “Un uomo una donna” di Claude Lelouch), con Virna Lisi, Gastone Moschin, Alberto Lionello, Franco Fabrizi, vince un Globo d’Oro come miglior film e 3 Nastri d’Argento (compreso quello per la sceneggiatura, firmata ancora da Germi con Luciano Vincenzoni e Age e Scarpelli); “L’immorale” (1967), in concorso a Cannes, con Ugo Tognazzi (premiato con il David come miglior attore) e, di nuovo, la Sandrelli.

Gli ultimi film di Germi e “Amici miei”

Gli ultimi film di Pietro Germi sono la commedia pastorale “Serafino” (1968), con un ispirato Adriano Celentano (premiato con il Globo d’Oro come miglior attore emergente), “Le castagne sono buone” (1970) con un altro cantante italiano, Gianni Morandi, e “Alfredo Alfredo” (1972), con la Sandrelli e Dustin Hoffman, David di Donatello per il miglior film parimerito con “Ludwig” di Luchino Visconti.
Con l’aggravarsi della cirrosi epatica che lo affligge da tempo, Germi interrompe la lavorazione del film “Amici miei”, affidandolo all’amico Mario Monicelli, e muore poco dopo, nel dicembre 1974. Il film cult della commedia italiana con Tognazzi, Moschin, Philippe Noiret e Duilio Del Prete esce nel 1975, con la nota: “Un film di Pietro Germi” e “Regia di Mario Monicelli”.

Luogo di nascita: Genoa, Liguria, Italy
Data di nascita: 14/09/1914
Data di morte: 05/12/1974

    Assistente alla Regia (1)
    Regista (19)

    Lascia un commento