Venezia 73: i film italiani in concorso

A pochi giorni dall'inizio della 73ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, scopriamo insieme informazioni e dettagli dei 3 film italiani che correranno per il Leone d'Oro: una commedia, un racconto di formazione e un documentario, per parlare di ricerca dell'immortalità, amore per la bellezza e leggerezza.

Venezia 73: i film italiani in concorso

VENEZIA 2016: SCOPRIAMO I FILM ITALIANI IN CONCORSO PER IL LEONE D’ORO

Qualche giorno fa, sono stati resi noti i film che parteciperanno alla 73ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia (31 agosto – 10 settembre 2016).
All’interno delle varie sezioni che compongono la manifestazione, la cinematografia italiana parteciperà a questa edizione della kermesse con 13 lungometraggi di fiction, 9 corti, 14 documentari e il “bonus” rappresentato dall’anteprima mondiale della co-produzione internazionale THE YOUNG POPE, la serie tv di Paolo Sorrentino interpretata da Jude Law di cui, il 3 settembre, verranno proiettati al Lido i primi due episodi.
Le pellicole in concorso nella sezione principale della Mostra sono 20 e, tra esse, figurano anche 3 film italiani: PIUMA di Roan Johnson, QUESTI GIORNI di Giuseppe Piccioni e SPIRA MIRABILIS di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti.
In un’edizione della Mostra che, sulla carta, sembra caratterizzata da una competizione internazionale in cui si propongono temi e toni profondamente diversi, dall’horror della giovane regista iraniana Ana Lily Amirpour al musical di Damien Chazelle, passando per le opere di cineasti navigati come Wim Wenders e Terrence Malick, questi lungometraggi italiani non faticano a distinguersi nella lista dei candidati al Leone d’Oro 2016, a partire dal fatto che sono firmati da autori poco noti al grande pubblico.

Perciò, scopriamo insieme maggiori dettagli relativi ai 3 film italiani in concorso a Venezia 73.

  • Piuma
    Piuma
    2016
    6.5/10 66 voti
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    PIUMA

    Giunto al suo terzo lungometraggio per il cinema, il regista e sceneggiatore quarantaduenne Roan Johnson approda in concorso al Lido con una commedia, PIUMA, incentrata su una coppia di liceali alle prese con gli esami di maturità, l’estate, un viaggio (anzi, un’epopea) con gli amici e una gravidanza inattesa.
    Anglosassone di nome, di nascita e da parte di padre, il quarantaduenne Johnson si è laureato a Pisa in Lettere Moderne e ha frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, lavorando prima per la televisione in veste di sceneggiatore, arrivando al cinema come regista di uno dei segmenti del film a episodi 4-4-2 – IL GIOCO PIÙ BELLO DEL MONDO (2006) e conquistando l’attenzione generale con la commedia I PRIMI DELLA LISTA (2011), interpretata da Claudio Santamaria (LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT, 2015) e ispirata a tragicomici fatti realmente accaduti all’inizio degli anni Settanta.
    Con PIUMA, in uscita nei cinema italiani il 20 ottobre, Johnson sembra continuare a camminare nel solco narrativo tracciato con i suoi precedenti lavori per il cinema, dove ha sempre raccontato il significativo passaggio dalla spensieratezza della prima gioventù all’età (anagraficamente) adulta, in cui i doveri e le responsabilità sembrano assumere di colpo l’assoluta predominanza. In questo film, almeno due generazioni, quella dei giovani protagonisti e dei loro coetanei e quella dei loro genitori, reagiscono in maniera diversa, a tratti imprevista, ad un cambio di prospettiva sottolineato dall’arrivo improvviso di una bimba alla cui presenza tutti dovranno abituarsi in meno di nove mesi e in grado di condizionare in maniera permanente la vita di chi le sta già intorno. E se la risposta a tutte le complicazioni che questa novità porterà fosse la leggerezza?
    I protagonisti di PIUMA, i diciottenni Cate e Ferro, sono interpretati rispettivamente da Blu Yoshimi (ARIANNA, 2015) e Luigi Fedele (CAVALLI, 2011). Nel cast, anche Michela Cescon (PRIMO AMORE, 2000) e Francesco Colella (I DELITTI DEL BAR LUME, fiction per la tv diretta proprio da Johnson).

  • Questi giorni
    5.7/10 10 voti
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    QUESTI GIORNI

    Narratore discreto e sensibile, con QUESTI GIORNI Giuseppe Piccioni parteciperà alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia per la seconda volta, dopo il successo di LUCE DEI MIEI OCCHI, film in concorso per il Leone d’Oro 2001 che valse la Coppa Volpi ad entrambi i suoi protagonisti, Luigi Lo Cascio (I CENTO PASSI, 2000) e Sandra Ceccarelli (LA VITA CHE VORREI, 2004).
    Sceneggiatore di tutti i film diretti finora, da IL GRANDE BLEK (1987) a IL ROSSO E IL BLU (2012), Piccioni è giunto al suo decimo lungometraggio, scritto insieme a Pierpaolo Pirone (IL PRIMO INCARICO, 2010) e Chiara Ridolfi (NESSUNO MI PETTINA BENE COME IL VENTO, 2014), raccontando la storia di quattro ragazze cresciute in una città di provincia (il film è stato girato a Gaeta, in provincia di Latina), profondamente legate tra loro grazie ad un rapporto basato naturalmente su piccole abitudini, condivisioni, segreti, innocenti scontri. Come in un classico racconto di formazione, le quattro giovani donne sono pronte ad affacciarsi concretamente al mondo grazie ad un viaggio all’estero, a Belgrado, durante il quale incontreranno una misteriosa ragazza.
    Il quartetto delle protagoniste di QUESTI GIORNI è composto da giovani attrici italiane con svariate esperienze cinematografiche e televisive alle spalle: Laura Adriani (TUTTA COLPA DI FREUD, 2014), Marta Gastini (I BORGIA) e Maria Roveran (LA PRIMA VOLTA (DI MIA FIGLIA), 2015), a cui si aggiunge l’esordiente Caterina Le Caselle.
    Nel cast, anche Filippo Timi (VINCERE, 2009) e una coppia di attori tra i prediletti da Piccioni, Sergio Rubini (CONDANNATO A NOZZE, 1993) e Margherita Buy, che, da lui diretta in FUORI DAL MONDO (1999), vinse un David di Donatello.
    Dopo la partecipazione a Venezia 73, QUESTI GIORNI sarà distribuito nelle sale italiane dal 15 settembre.

  • Spira Mirabilis
    6.2/10 5 voti
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    SPIRA MIRABILIS

    Fra i film italiani in concorso a Venezia 73, SPIRA MIRABILIS si distingue per forma, quella documentaristica, e materia narrativa: ispirati dagli studi del biologo marino giapponese Shin Kubota sull’immortalità di una medusa, la Turritopsis, i registi Massimo D’Anolfi e Martina Parenti si sono cimentati in un racconto incentrato sul rapporto tra l’uomo, i propri limiti e le proprie aspirazioni.
    SPIRA MIRABILIS fa riferimento alla spirale meravigliosa definita nel ‘600 dal matematico Bernoulli come una spirale logaritmica con un raggio che cresce ruotando ed una curva che non raggiunge mai il polo intorno a cui si avvolge: essa è intesa, qui, come l’umano tentativo di accettare e contemporaneamente superare i limiti imposti dalla sua natura e il film si propone come una sinfonia visiva, un viaggio intorno al mondo alla ricerca dell’immortalità attraversato da elementi-chiave: la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco, l’etere. “Milano, Berna, Wounded Knee, Shirahama su una cartina geografica immaginaria compongono il disegno della nostra spirale meravigliosa”, hanno dichiarato i registi. SPIRA MIRABILIS ha una struttura narrativa che combina pensiero razionale ed emotivo e da vita a un affresco poetico che racconta la parte migliore di noi, mostrando la responsabilità, la debolezza e la forza che gli uomini hanno nei confronti del mondo in cui nascono, crescono, vivono e di cui sono semplicemente ospiti passeggeri”.
    Con questo viaggio intorno al mondo, co-prodotto da Italia e Svizzera, D’Anolfi e la Parenti concretizzano e portano a compimento la quadrilogia iniziata con il precedente documentario L’INFINITA FABBRICA DEL DUOMO (2015), diventato uno dei “capitoli” di SPIRA MIRABILIS e racconto della nascita e della storia del mantenimento del Duomo di Milano attraverso i secoli.
    Come nei lavori realizzati precedentemente dalla coppia di autori poco più che quarantenni, vedasi il documentario MATERIA OSCURA (2013) incentrato sulla convivenza tra gli elementi della Natura e l'”arte della guerra” (nello specifico, la rappresentazione degli effetti sul territorio, sugli uomini, sulla vegetazione e sugli animali del lancio di missili e della sperimentazione di armi presso il Poligono di Salto di Quirra, in Sardegna) e IL CASTELLO (2011), vincitore del Gran Premio della Giuria al Torino Film Festival, che racconta l’ossessione per la sicurezza maturata dopo l’11 settembre 2001, la materia narrativa di SPIRA MIRABILIS è quasi un pretesto per creare un film di osservazione, in cui si coniugano ragione (il racconto) ed emozione (l’effetto di un’immagine su chi la osserva).

[Nella foto: un’immagine tratta dal film PIUMA]

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