Baz Luhrmann racconta la New York degli anni ’70: arriva la serie tv “The Get Down”

Il regista australiano ha firmato una delle serie tv Netflix più attese del 2016, in arrivo ad agosto: "The Get Down" racconterà la nascita dell'hip hop, del punk rock e della disco music nella New York degli eccessivi anni Settanta.

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Baz Luhrmann racconta la New York degli anni ’70: arriva la serie tv “The Get Down”

“THE GET DOWN”: SENTI CHE… GROOVE!

I primi 6 episodi di THE GET DOWN debutteranno in blocco su Netflix il 12 agosto: la serie tv creata da Baz Luhrmann (MOULIN ROUGE!, 2001) e co-prodotta da Shawn Ryan (THE SHIELD) e dalla moglie di Luhrmann, Catherine Martin, è una delle uscite più attese dell’anno sulla piattaforma di contenuti on demand statunitense, sia per la presenza di Luhrmann al comando di una serie televisiva (oltre a scrivere la sceneggiatura, il regista australiano, al debutto in tv, ha diretto diversi episodi), sia per le caratteristiche della trama e del periodo storico in cui essa è ambientata. Nell’arco di tredici puntate, infatti, THE GET DOWN racconterà la nascita della scena musicale hip hop, punk e disco della New York degli anni Settanta: nel 1977, mentre gli Stati Uniti stanno affrontando una grande crisi energetica ed economica, un variegato gruppo di ragazzi del South Bronx si oppone alla violenza e alla povertà culturale che li circonda con la propria passione per la musica e le schermaglie verbali.
In qualità di consulenti, hanno partecipato alla stesura della sceneggiatura grandi artisti del tempo, come Grandmaster Flash, DJ Kool Herc e Nas, mentre nel cast di attori, composto da molti giovani emergenti, compaiono Justice Smith (CITTÀ DI CARTA, 2015), Giancarlo Esposito (BREAKING BAD), Herizen F. Guardiola e Jaden Smith (KARATE KID, 2010), primogenito di Will.
Il titolo della serie, THE GET DOWN, sembra fare riferimento allo slang dell’epoca, quando la locuzione, usata anche da artisti come Marvin Gaye (“I been for real, baby/ I come up hard/ I come up, gettin’ down”) e KC & The Sunshine Band (“Do a little dance/ Make a little love/ Get down tonight”) indicava genericamente divertirsi, ritrovarsi in compagnia e stare bene, facendo sesso e ballando. Ma “the get down” era anche un’azione tipica in molti locali del tempo, quando, per andare sulla pista da ballo, il famoso dance floor, bisognava scendere di quota rispetto al piano in cui erano situati i posti a sedere (il cult LA FEBBRE DEL SABATO SERA docet).

REVIVAL E LA NASCITA DI UN CONTESTO: “THE GET DOWN” CAVALCA LA TENDENZA DEL MOMENTO

Sulla carta, THE GET DOWN si preannuncia come un mix tra due delle tendenze più battute negli ultimi tempi nell’ambito dell’intrattenimento televisivo e cinematografico: da una parte, il revival, ben esplicato da serie tv come STRANGER THINGS o HALT AND CATCH FIRE; dall’altra, il racconto della nascita di un preciso ed emblematico contesto, già evidente nel progetto di Terence Winter, Martin Scorsese e Mick Jagger concretizzatosi nel promettente ma sfortunato telefilm VINYL (nelle scorse settimane, la HBO ha confermato che non verrà realizzata una seconda stagione della serie tv).
L’ultimo trailer distribuito in Rete conferma che THE GET DOWN coniuga queste inclinazioni al senso della messinscena barocca tipica del cinema di Luhrmann, appassionato musicofilo, e alla sua passione per il musical tout court evidente fin dal suo film d’esordio, BALLROOM.
Nel tentativo di rappresentare il fermento che agitava i locali underground della Grande Mela una quarantina d’anni fa, THE GET DOWN descriverà con abbondanza di suggestioni estetiche e musicali cosa bolliva nei seminterrati e sui tetti di Manhattan, nei calderoni dello Studio 54 e nel tempio del punk newyorkese, il CBGB.

NEW YORK 70’S, LA MECCA DELL’INNOVAZIONE E DELLA TRASGRESSIONE

Saltabeccando negli ultimi decenni di storia del cinema, emerge un dato interessante: la realtà artistica della New York dei dissacranti anni Settanta ha stimolato decisamente il mondo della Settima Arte.
Era il tempo delle bande di strada raccontate ne I GUERRIERI DELLA NOTTE (1979) e nei film del giovane Scorsese (MEAN STREETS, 1973; TAXI DRIVER, 1976), degli intellettualismi del miglior Woody Allen, degli eccessi tossici e della creatività di artisti come Andy Warhol e il giovanissimo Basquiat, ma soprattutto delle star del rock e della disco music, due universi musicali quantomai differenti, ma egualmente emblematici nella definizione di un periodo storico e di una precisa società metropolitana.
Documentari girati all’epoca (come non annoverare l’originale THE BLANK GENERATION di Ivan Král e Amos Poe che ritrae personaggi del calibro di Debbie Harry, Patti Smith e Ramones prima che diventassero famosi?) o di più recente produzione, come ONCE UPON A TIME IN NEW YORK: THE BIRTH OF HIP HOP, DISCO AND PUNK (2007) dello specialista Ben Whalley e STYLE WARS (1983) di Tony Silver (che racconta l’avvento dell’hip hop e del graffitismo a New York) hanno trattato l’argomento con materiale di repertorio, trasmettendo con veridicità l’atmosfera bollente del tempo.
Cineasti come Oliver Stone, Julian Schnabel, Randall Miller e Abel Ferrara, dal canto loro, hanno provato a celebrare quegli anni entusiasmanti e complicati, difficili da afferrare e da rappresentare nella loro totalità, ambientando, anche solo parzialmente, alcuni dei loro lavori in quei luoghi e in quel periodo.

[Nella foto: un’immagine tratta dall’ultimo trailer ufficiale di THE GET DOWN]

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