La Danimarca e gli Oscar: un’avventura lunga 60 anni

La cinematografia danese è una delle realtà europee più interessanti. Ne approfittiamo, per parlare di film danesi e Oscar: la Danimarca, infatti, sarà presente alla Notte dell'Academy 2016 con il film "Krigen".

La Danimarca e gli Oscar: un’avventura lunga 60 anni

L’AVVENTURA DELLA DANIMARCA AGLI OSCAR

Se vi domandassi qual è il primo cineasta danese che vi viene in mente, cosa rispondereste? Lars Von Trier? T.H.Dreyer? Sapete che, nonostante una carriera ricca di riconoscimenti, nessuno dei due noti registi danesi ha mai vinto un premio Oscar? Troppo anticonformisti per rientrare nelle grazie dell’Academy di Los Angeles? Eppure, la cinematografia della Danimarca vanta una presenza decisamente assidua nelle liste degli Oscar, tanto che il Paese del Nord Europa paradiso delle biciclette figura anche tra i candidati di quest’anno: il dramma a sfondo bellico A WAR (Krigen, 2015) di Tobias Lindholm venderà cara la pelle pur di essere eletto Miglior Film Straniero del 2016.
La prima candidatura agli Oscar di un film danese risale al 1957 (QIVITOQ di Erik Balling) e, da allora, fino ad oggi, tra nomination e vittorie, la Danimarca è stata presente nelle liste dei prestigiosi premi internazionali ben quattordici volte, contando anche la doppia nomination del 2013 di A ROYAL AFFAIR (En kongelig affaere, 2012) di Nikolaj Arcel come Miglior Film Straniero e di L’ATTO DI UCCIDERE (The Act of Killing, 2012) di Joshua Oppenheimer come Miglior Documentario e quella del 2001 di DANCER IN THE DARK di Von Trier per le migliori musiche, composte e parzialmente interpretate dalla musicista islandese Björk.

IL NUOVO CINEMA DANESE INCURIOSISCE IL MONDO

Il primo Oscar per il Miglior Film Straniero vinto dalla Danimarca coincide con il momento in cui l’attenzione internazionale di critica e pubblico è concentrata sul nuovo cinema scandinavo: l’anno è il 1988 e il film, diretto da Gabriel Axel ed ispirato ad un racconto della scrittrice danese Karen Blixen, è IL PRANZO DI BABETTE (Babettes gaestebud, 1987). Girato nello Jutland occidentale, una pittoresca regione della Danimarca battuta da forti venti e dalle correnti del Mare del Nord, paradiso per gli amanti del windsurf e del birdwatching, il film di Axel modifica in parte l’originale impianto letterario, spostando la vicenda da un villaggio norvegese ad uno danese e contribuisce a focalizzare l’attenzione su un paio delle passioni del popolo danese: il cibo e la convivialità. Non è un caso che, oggi, Copenaghen sia considerata la capitale scandinava della gastronomia e che la nuova cucina nordeuropea passi per le mani di chef danesi come René Redzepi, fondatore del noto (e costosissimo) ristorante Noma.
Pur essendo francese e proponendo piatti appartenenti alla sua tradizione culinaria, la protagonista del film, l’esule Babette del titolo, risveglia nei suoi commensali l’allegria, la gioia di vivere e il calore dei sentimenti, grazie a piatti particolarmente elaborati e gustosi come il brodo di tartaruga e le famose quaglie en sarcophag.

"Pelle alla conquista del mondo", 1989

“Pelle alla conquista del mondo”, 1989

L’Oscar resta in Danimarca anche nel 1989, grazie alla vittoria di PELLE ALLA CONQUISTA DEL MONDO (Pelle erobreren, 1988) di Bille August, già Palma d’Oro a Cannes, con Max Von Sydow nel ruolo di un anziano emigrato svedese in Danimarca. L’attore-feticcio del regista più significativo di Svezia, Ingmar Bergman, riceve anche una nomination per la sua interpretazione, ma soccombe davanti al Dustin Hoffman di RAIN MAN. Il film, tratto da un romanzo di Martin Andersen Nexø, è ambientato nella seconda metà del XIX secolo sull’isola di Bornholm, un suggestivo lembo di terra situato nel Mar Baltico, a poca distanza dalle coste della Svezia, che, per la sua felice posizione gode di un clima mite tale da consentire la crescita di piante mediterranee come il fico e la vite. La pellicola di August, che fotografa con sapienza la bellezza selvaggia del luogo e la dura vita dei contadini dell’isola, ripropone il tema della tormentata convivenza tra danesi e svedesi, che pare affondare le proprie origini nella storia della Scandinavia e tra le vicissitudini storiche e politiche che, nei secoli, hanno legato e diviso Danimarca, Svezia e Norvegia.
Purtroppo, non possiamo annoverare una tripletta danese, poiché, pur avendo ricevuto una nomination anche l’anno dopo, nel 1990 BALLANDO CON REGITZE (Dansen med Regitze, 1989) di Kaspar Rostrup si vide sorpassare dall’italiano NUOVO CINEMA PARADISO di Giuseppe Tornatore.

SUSANNE BIER, THOMAS VINTERBERG E MADS MIKKELSEN

"In un mondo migliore", 2010

“In un mondo migliore”, 2010

Susanne Bier è l’unica regista danese a comparire per più di una volta nelle liste degli Oscar: la vittoria ha arriso alla cineasta nel 2011, quando, candidata per la seconda volta consecutiva agli Academy Awards, ha portato a casa l’Oscar per il Miglior Film Straniero con IN UN MONDO MIGLIORE (Haevnen, 2010), un film coraggioso nell’affrontare un argomento spinoso come quello del bullismo, particolarmente diffuso tra i giovani danesi.
La prima candidatura della Bier, cineasta laureatasi nel 1987 alla prestigiosa Den Danske Filmskole di Copenaghen, risaliva al 2007 e al film DOPO IL MATRIMONIO (Efter brylluppet, 2006) interpretato da Mads Mikkelsen, star cresciuta nel variopinto quartiere Nørrebro di Copenaghen ormai affermatissima anche a livello internazionale, soprattutto grazie alla proficua collaborazione con il concittadino Nicolas Winding Refn che l’ha voluto nei primi due episodi della trilogia di PUSHER iniziata nel 1996 e nel cult VALHALLA RISING (2009), film ambientato in un livido medioevo vichingo ricreato su suolo scozzese e canadese.
Nel 2014, un’altra eccellente interpretazione di Mikkelsen ha contribuito di nuovo a portare ad Hollywood un film danese: il candidato, questa volta, è IL SOSPETTO (Jagten, 2013) di Thomas Vinterberg, ex-membro e co-fondatore, insieme a Von Trier, del movimento Dogma 95.
Le strade di Italia e Danimarca, però, si incrociano ancora e la fortuna volge nuovamente a favore del Belpaese: LA GRANDE BELLEZZA di Paolo Sorrentino, infatti, si aggiudica l’Oscar come Miglior Film Straniero, lasciando Vinterberg a bocca asciutta.

"A Royal Affair", 2012

“A Royal Affair”, 2012

Successivamente, Mikkelsen sarebbe stato ancora protagonista di un altro film danese candidato alle dorate statuette: si tratta del citato A ROYAL AFFAIR (2012), misurato dramma storico in costume che, ambientato nei palazzi della nobiltà danese del Settecento, come quello di Christiansborg, a Copenaghen, attuale sede del Parlamento nazionale, rievoca la relazione sentimentale tra la regina di Danimarca Carolina Mathilde, sposa infelice del re folle Christian VII, e il medico tedesco di corte, Johan Struensee, interpretato proprio da Mikkelsen. Al suo fianco, figura un’altra stella del cinema nordeuropeo, l’attrice svedese Alicia Vikander, candidata agli Oscar 2016 come migliore non protagonista con il film THE DANISH GIRL (2015).

[Nella foto, un’immagine tratta da IL PRANZO DI BABETTE]

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