“Alabama Monroe” del belga Van Groeningen in sala dall’8 maggio.

Finalmente anche in Italia il film belga "The Broken Circle Breakdown", un altro degli antagonisti de "La Grande Bellezza" agli Oscar 2014. Una storia d'amore messa a dura prova dagli eventi della vita.

“Alabama Monroe” del belga Van Groeningen in sala dall’8 maggio.

Candidato agli Oscar 2014 come Miglior Film Straniero, l’atteso The Broken Circle Breakdown (2012) sarà nelle nostre sale dall’8 maggio (ricordate che, dall’8 al 15 maggio si svolgerà la Festa del Cinema, con ingressi ridotti!).

Distribuita con il titolo Alabama Monroe – Una storia d’amore dalla piccola ma coraggiosa casa di distribuzione nostrana Satine Film, la pellicola diretta dal trantacinquenne regista belga Felix Van Groeningen ha riscosso grande successo nel resto d’Europa, aggiudicandosi l’ambito César francese come Miglior Opera Straniera e un Premio del Pubblico a Berlino, mentre oltreoceano ha vinto il Satellite Award ed il Palm Springs International Award nella stessa categoria.

Il film, ambientato in Belgio ma pervaso da un’atmosfera decisamente a stelle e strisce, racconta la storia di una coppia di giovani profondamente innamorata: la relazione tra i due palpita a ritmo di bluegrass, il genere musicale amato da Didier (Johan Heldenbergh, anche autore della piéce teatrale da cui è tratto il film) ed Elise (Veerle Baetens, premiata per questa interpretazione al Tribeca Film Festival e con un European Film Award), con il quale essi si propongono con un certo successo in alcuni locali della regione in cui vivono.

Quello che, inizialmente, sembra un racconto sentimentale borderline, sulla carta abbastanza simile ai lavori di Derek Cianfrance (Blue Valentine, 2010), per esempio, si trasforma ben presto in un toccante film melodrammatico che affronta il tema della durevolezza dei sentimenti.
Vi confesso che ho da tempo molte aspettative in merito a questo film e spero di vederlo presto, per poterlo confrontare, seppure a posteriori, con La grande bellezza (2013) di Paolo Sorrentino, suo principale antagonista a cui non ha potuto non soccombere durante l’ultima edizione degli Academy Awards.

7 commenti

  1. Francesco / 30 Aprile 2014

    Nell’ottica delle traduzioni italiane senza capo nè coda, devo dire che Alabama Monroe non è tanto male. Quello che sfastidia è il sottotitolo “Una storia d’amore”, che trovo davvero banale :S

    • Stefania / 30 Aprile 2014

      Eh sì: “Alabama” e “Monroe” dovrebbero essere i soprannomi con cui i protagonisti si appellano l’un l’altra. E’ quel “sottotitolo” che mi disturba un po’. Mi spiace pensare che sia stato messo lì, come spesso accade, per acchiappare una certa fetta di pubblico. Insomma, mi sembra un po’ traviante, ecco.

      • Francesco / 30 Aprile 2014

        Bè in un certo senso (molto piccolo) potrebbe starci. Il film tratta più o meno una storia d’amore, ma la questione è non vedo proprio l’utilità di quel sottotitolo.
        È come se facessero un titolo tipo “12 Anni Schiavo – Una Vicenda Drammatica”

  2. fabri830 / 30 Aprile 2014

    veramente un pugno nello stomaco questo film

  3. Two Winters Only / 1 Maggio 2014

    Film che forse avrebbe meritato l’oscar più della “Grande Bellezza”

    • Stefania / 11 Maggio 2014

      @two-winters-only: uhm, a questo punto, visto anche questo titolo, non direi… Per quanto, per me, Sorrentino non meritasse l’Oscar con quest’ultimo film, penso che La grande bellezza sia una pellicola abbastanza atipica se rapportata alle altre presentate agli Academy 2014. Di queste, ad oggi, ne ho viste solo tre, ma, sulla carta, mi sento di dire che sia così. Diciamo che, escluso il film italiano, il migliore tra i candidati, a parer mio, era Il sospetto di Vinterberg: ha un eccellente sviluppo narrativo, è supportato dall’interpretazione di un ottimo attore protagonista, ha un passo misurato e non eccede in “nulla” a vuoto (come, invece, fa il film belga che insiste troppo, secondo me, sull’eccentricità dei suoi protagonisti e sul dramma reiterato, scivolando talvolta nello stereotipo) e mantiene alto fino alla fine lo spirito fondante del film, il dubbio.

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