Jonas Carpignano e il mondo di “A Ciambra”

Nientepopcorn.it ha intervistato il giovane regista italoamericano. Il suo ultimo film, co-prodotto da Martin Scorsese, è pronto a debuttare nelle sale italiane, dopo il premio a Cannes, l'imminente partecipazione al festival di Toronto e l'annuncio della corsa agli EFA 2017.

Jonas Carpignano e il mondo di “A Ciambra”

“A CIAMBRA” ARRIVA NEI CINEMA ITALIANI

Dal 31 agosto, il film A CIAMBRA di Jonas Carpignano sarà distribuito nei cinema italiani da Academy Two. L’uscita in sala del film è solo una tappa del viaggio che, da qualche mese, sta portando il lungometraggio di Carpignano in giro per il mondo, all’attenzione di importanti platee internazionali.
Dopo aver vinto l’Europa Cinema Label nella sezione Quinzaine des Realisateurs di Cannes 2017, A CIAMBRA è stato selezionato per il Toronto International Film Festival (7-17 settembre), dove sarà presentato nella selezione Contemporary World Cinema, ed è stato appena inserito fra i 51 titoli che correranno per gli European Film Award 2017 (l’elenco definitivo dei film ufficialmente in competizione sarà reso noto il 4 novembre, durante il Festival del Cinema Europeo di Siviglia).
Fra i produttori del film, spicca inevitabilmente il nome di Martin Scorsese che, attraverso la sua casa di produzione, la Sikelia Productions, ha contribuito a finanziare il film.

  • A Ciambra
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    L’INCONTRO DI CARPIGNANO CON LA COMUNITÀ MULTIETNICA DI GIOIA TAURO

    A CIAMBRA nasce da un cortometraggio omonimo del 2014, che, presentato al Festival di Cannes di quell’anno, valse al lavoro di Carpignano il Discovery Award.
    Ambientato all’interno della comunità rom stanziale del quartiere Ciambra della città di Gioia Tauro, in Calabria, il film segue le vicende di un ragazzino rom, Pio Amato, pronto a dimostrare di essere diventato un uomo. Intorno a lui, si muovono le tre comunità con cui Pio interagisce come nessun altro: quella italiana, quella rom e quella dei migranti africani.

    Jonas alla Ciambra

    Jonas alla Ciambra

    La Ciambra è un quartiere caratterizzato da dinamiche complesse ed è posto ai margini sociali e urbani della città. Jonas vi è entrato nel 2011, alla ricerca di un’auto rubata.
    “Ero a Gioia Tauro e stavo girando un altro cortometraggio”, racconta Jonas in un’intervista telefonica a Nientepopcorn.it, “quando la mia auto è scomparsa. Ho chiesto aiuto a un mio amico del posto e lui mi ha detto che, se volevo ritrovarla, dovevo rivolgermi agli zingari della Ciambra. E così ho fatto”.
    Da quel momento, la comunità rom della città calabrese è diventata non solo il set dei suoi ultimi lavori, ma una nuova famiglia. “Ci vado spessissimo”, continua Carpignano. “Ho instaurato un vero rapporto di amicizia con Pio e i suoi parenti. Ho visto Pio crescere in un momento molto delicato: quando l’ho conosciuto, aveva 10 anni, ora ne ha 15. Con gli Amato, ci scambiamo una quantità inimmaginabile di telefonate . Da loro, abbiamo organizzato anche la festa di chiusura del film”.

IL CINEMA INDIE ITALIANO, MARTIN SCORSESE, NOI E LORO: L’INTERVISTA A JONAS CARPIGNANO

Jonas, 33 anni, è cresciuto fra Roma e gli Stati Uniti, nomade anch’egli fra due continenti e fra scenari culturali diversi. Alla vigilia delle proiezioni del film a Genova e a Torino, ci racconta come è nato questo suo ultimo lavoro.
NP: “Questa tua continua mobilità fra un contesto e l’altro sembra riflettersi anche nella scelta dei temi che hai deciso di affrontare nei tuoi film. A CHJÀNA, premiato a Venezia 2011, nella sezione Controcampo, e poi, al Sundance del 2013, e MEDITERRANEA, presentato a Cannes 2015 nella Semaine de la Critique, e A CIAMBRA parlano di genti in movimento, di fusioni fra culture, dei risultati generati da questi incontri

"A Chjàna" (2011)

“A Chjàna” (2011)

Jonas: “Sono nato a New York da madre americana e padre italiano (ndA: Paolo, fra i produttori e attori di A CIAMBRA). Ho studiato negli Stati Uniti, ma ho vissuto tanto a Roma. L’esperienza americana è stata fondamentale, per me, ma, per fare cinema, ho scelto deliberatamente di tornare in Italia, perché la mia formazione culturale è profondamente italiana. Mio nonno era un regista e mi ha mostrato una grande quantità di film, facendomi conoscere e amare il Neorealismo. Per nascita e formazione, appartengo a due luoghi diversi, ma, in realtà, io sono del posto in cui mi trovo in un dato momento. Proprio per questa specie di adattabilità, nella vita quotidiana, tento di vedere le cose dal punto di vista dell’altro. Con i miei film, mi comporto analogamente e cerco di mostrare le cose da prospettive che capita di non prendere in considerazione. Per esempio, mi sono accorto che, in Italia, le persone in arrivo dall’Africa vengono rappresentate e raccontate quasi esclusivamente all’interno di una cornice tragica, a senso unico. L’obiettivo dei miei lavori è quello di mostrare al pubblico come loro vedono noi, ribaltando la prospettiva tradizionale. È una cosa che mi ha sempre affascinato e che ho sempre desiderato portare al cinema”

Jonas sul set di "Mediterranea" (2015)

Jonas sul set di “Mediterranea” (2015)

NP: “Scorrendo la tua filmografia, balza agli occhi il fatto che i lungometraggi che hai realizzato finora derivano da un precedente corto. Si tratta di un metodo di lavoro pianificato?”
Jonas: “Sì, posso definirlo proprio come il mio approccio al cinema. Dato che uso sempre attori non protagonisti, il corto che precede il lungometraggio rappresenta una specie di prova generale, un esperimento attraverso cui ci prepariamo tutti a un salto più grande. Gli attori si abituano al set, si crea un’atmosfera, io e la troupe capiamo come muoverci. Ci tengo davvero tanto che tutto sia fatto come si deve: penso sia inutile fare una cosa tanto per farla. Il corto deve assomigliare il più possibile al lungometraggio, perché sono fermamente convinto che sia molto importante mettere tutte le risorse a disposizione anche in una cosa piccola

NP:A CHJÀNA è ambientato durante la nota rivolta del 2010 dei braccianti africani di Rosarno, MEDITERRANEA ne mette in scena la premessa, con il “viaggio della speranza” di alcuni di loro dal Burkina Faso all’Italia, A CIAMBRA si addentra nel mondo dei rom. Visti i contesti in cui si svolgono le tue storie e dato che ti avvali di interpreti non professionisti che arrivano direttamente dalle situazioni che descrivi, i tuoi film possono essere considerati dei documentari?
Jonas: “No, perché, dietro, c’è sempre una struttura programmata, solida ma aperta, c’è la sceneggiatura, che scrivo basandomi su cose che ho visto, ma che ho rielaborato. Ovviamente, queste cose sono vere, reali, come le relazioni esistenti fra rom e africani in A CIAMBRA, ma sono arricchite e mediate da me, prima in fase di sceneggiatura, poi di regia e, se occorre, di montaggio”

Pio Amato in "A Ciambra" (2017)

Pio Amato in “A Ciambra” (2017)

NP: “Come sei riuscito ad attirare l’attenzione di Scorsese?”
Jonas: “Ah, se sapessi esattamente cosa è successo, lo rifarei di nuovo! (ride) La sua società di produzione, la Sikelia, ha un fondo destinato ai registi emergenti. Sono stato contattato dopo MEDITERRANEA. Scorsese voleva saperne di più di A CIAMBRA, così gli ho inviato una lettera e un libro fotografico sulla lavorazione del corto. Lui e la sua socia, Emma Tillinger Koskoff, si sono mostrati molto interessati e ho ricevuto i finanziamenti. Così, quando ho finito di scrivere la sceneggiatura, gliel’ho mandata. Fino a quel momento, ero rimasto fuori dal mondo. Ero dentro Ciambra, sapevo che Scorsese era lì e che mi aspettava, ma per me non esisteva altro. A stesura ultimata, con l’inizio della lavorazione, lui è diventato una figura attiva della produzione. Ha assunto il ruolo di un vero collaboratore, ha elargito consigli, mi ha sostenuto

"A Ciambra" (2017)

“A Ciambra” (2017)

NP: “Ancor prima che con Scorsese, hai stretto da tempo profondi legami professionali con il mondo del cinema americano. Nel cast tecnico di A CIAMBRA, c’è parte della troupe di RE DELLA TERRA SELVAGGIA (Beasts of the Southern Wild, 2012), dove hai lavorato come assistente alla regia: Dan Romer alle musiche, Tim Curtin, già con te in MEDITERRANEA, come direttore della fotografia e Affonso Gonçalves al montaggio”

Jonas: “Oh, sì, siamo tutti amici! Pensa che il regista Benh Zeitlin stava dormendo qui sul mio divano fino a una mezz’oretta fa (ride). Quando ho iniziato a dedicarmi seriamente al cinema, avevo avuto già delle esperienze negli Stati Uniti, ma diciamo che appartenevo al sistema italiano: nel 2008, ho lavorato con Spike Lee (MIRACOLO A SANT’ANNA), ho collaborato a produzioni televisive… Ma poi ho scoperto il cinema americano indipendente e ho provato a portarne lo spirito in Italia, attraverso i miei lavori. A fronte dei finanziamenti ricevuti da Rai Cinema e dal MiBACT per il mio ultimo lungometraggio , A CIAMBRA è un film indie e MEDITERRANEA lo è perfino di più. Lo spirito libero che contraddistingue la casa di produzione Stayblack, con cui finora ho realizzato i miei lavori, mi consente di fare le cose a modo mio. In Italia, solitamente, il distributore è una parte attiva della produzione fin dalle sue prime battute, anche quando si tratta di piccoli film. Il modello americano indie è diverso. Prima si fa il film, poi si gira per i festival, ci si fa vedere, e, infine, si trova un distributore che porterà il film al cinema. Con la Stayblack, ci siamo adattati in parte ai meccanismi italiani, ma il percorso di A CIAMBRA è stato molto simile a quello delle tipiche produzioni indie americane”.

Le prossime anteprime e proiezioni di A CIAMBRA alla presenza del regista:
Genova, 30 agosto, h.21:15, nell’ambito della rassegna Circuito Cinema al Ducale (Palazzo Ducale)
Torino, 31 agosto, h.20, Cinema Romano (Galleria Subalpina, Piazza Castello 9)

[Nella foto principale: con la testa reclinata, Jonas Carpignano sul set di A CIAMBRA]

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