I Magnifici 7 – Le migliori quisquilie e pinzellacchere di Totò

Ricordiamo l'inimitabile Totò, il principe della risata, con 7 scene indimenticabili e battute famose della sua lunga filmografia.

I Magnifici 7 , di
I Magnifici 7 – Le migliori quisquilie e pinzellacchere di Totò

[Ultimo aggiornamento: 17 aprile 2023]

Totò, il principe della risata

Era la notte del 15 aprile 1967, quando un attacco di cuore uccise uno dei più famosi attori italiani del Novecento, Antonio De Curtis, in arte Totò, portandolo dolorosamente alla morte.
Da allora, è trascorso tanto tempo.
L’Italia, la società e il cinema italiano hanno subito profondi mutamenti. Eppure, il mito di Totò, Principe della risata, non tarda a scemare.
I film di cui è stato assoluto protagonista o comprimario di lusso, sono sempre presenti nella programmazione tv, conquistano nuovi spettatori e riconfermano quelli vecchi che, di volta in volta, ritrovano con piacere battute famose e scene cult.
La lunga filmografia di Totò è composta da più di 100 film ed è iniziata nel 1937, con la commedia FERMO CON LE MANI (1937) di Gero Zambuto.
Nel tempo, Totò è riuscito a conquistare la simpatia del pubblico, ma ha dovuto far fronte costantemente all’aperta disapprovazione di critici, registi e colleghi attori che ritenevano lui e i suoi lavori dozzinali, se non volgari. L’artista ne soffrì e, talvolta, esternò pubblicamente il suo rammarico. Spesso, si calò amareggiato in un nuovo ruolo, nascosto dietro la maschera comica costruita con sapienza nell’arco di quasi 70 anni di vita.

La filmografia di Totò

Totò e Ninetto Davoli sul set di "Uccellacci e uccellini"

Totò e Ninetto Davoli sul set di “Uccellacci e uccellini”.

Il Principe Antonio De Curtis (il suo nome completo è Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio), guappo malinconico e solitario, acuto e silenzioso osservatore nato illegittimo nel 1898 nell’affollato rione Sanità di Napoli (dove esiste ancora la casa che gli ha dato i natali), ha saputo rielaborare e trasformare la miseria e le umiliazioni conosciute durante l’infanzia e in gioventù in un repertorio comico di impareggiabile efficacia.
Totò è sempre stato credibilissimo, sia nell’atto di interpretare la marionetta ammiccante che l’uomo comune, spesso immischiato in intrighi e faccende di declinazione quasi grottesca.
La commedia dell’arte e l’avanspettacolo scorrevano nelle sue vene come un fiume in piena. Alberto Sordi disse di lui: “Totò non è un attore, è un miracolo”.
In giro per l’Italia, vie, scuole e circoli didattici ricordano, postumi, il suo estro. Onorata da una sua celebre battuta (“Sono un uomo di mondo: ho fatto tre anni di militare a Cuneo”, contenuta nel film TOTÒ A COLORI), nel 2001, la città di Cuneo gli ha intitolato un’intera piazza e, nella cittadina piemontese, ha sede l’Associazione dagli Uomini di Mondo, che riunisce tutti coloro i quali hanno svolto qui il servizio di leva.
Di recente, Renzo Arbore, suo grande ammiratore, è riuscito a ottenere per “il principe della risata” la laurea honoris causa alla memoria presso l’Università di Napoli.

I Magnifici 7: le migliori scene e le battute più famose di Totò

Torna la rubrica I Magnifici 7 di NientePopcorn.it e, in occasione del cinquantesimo anniversario della scomparsa dell’inimitabile attore, Nientepopcorn.it la dedica al grande Totò e ad alcune delle scene più famose tratte dai suoi film: vi assicuriamo che la scrematura è stata davvero difficile, perché, tra quisquilie e pinzellacchere, è davvero arduo mettere mano alla produzione del principe.
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  • I due colonnelli
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    7. Carta bianca, dal film “I due colonnelli” di Steno (1963)

    Steno è stato uno dei registi con cui Totò ha lavorato nel maggior numero di occasioni.
    A partire dal 1949 (TOTÒ CERCA CASA, co-diretto con Mario Monicelli), i due hanno collaborato in 11 film, dando vita ai celebri e spassosi duetti di Totò con Aldo Fabrizi (GUARDIE E LADRI, 1951, ancora co-diretto da Steno con Monicelli; I TARTASSATI, 1959) e a quello che viene considerato il primo film a colori della storia del cinema italiano, TOTÒ A COLORI (1952).
    I DUE COLONNELLI (1963), ambientato sul confine greco-albanese negli anni della Seconda Guerra Mondiale, vede Totò nei panni di Antonio Di Maggio, il severo colonnello di uno scalcinato battaglione italiano e nemico-amico di un suo pari grado britannico (Walter Pidgeon). Il film, che vede al fianco di Totò anche Nino Taranto nel ruolo del sergente Quaglia, richiama almeno altri due titoli con una simile ambientazione bellica: I DUE NEMICI (The Best of Enemies, 1962) di Guy Hamilton, con Alberto Sordi e David Niven, e -soprattutto- I DUE MARESCIALLI (1961) di Sergio Corbucci, con Vittorio De Sica e lo stesso Totò.
    Questo di Steno, non è uno dei titoli più riusciti della filmografia di Totò, ma risulta godibile grazie alla sua scoppiettante interpretazione, su cui troneggia l’indimenticabile sequenza in cui il colonnello Di Maggio, ormai completamente deluso dagli alleati tedeschi, si oppone in maniera tanto liberatoria quanto colorita a un ufficiale nazista che ordina a lui e ai suoi uomini di bombardare un intero paese, senza aver provveduto prima alla sua evacuazione.

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  • Uccellacci e uccellini
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    6. La conversione degli uccelli, dal film “Uccellacci e uccellini” di Pasolini (1966)

    Dirigendolo nel segmento Che cosa sono le nuvole? contenuto nel film a episodi CAPRICCIO ALL’ITALIANA (1968), Pier Paolo Pasolini è stato l’ultimo regista cinematografico a lavorare su un set con Totò. L’attore, infatti, sarebbe morto improvvisamente poco tempo dopo la fine delle riprese.
    Il breve ma felice sodalizio tra i due era iniziato nel 1966, con il film UCCELLACCI E UCCELLINI, ed era proseguito con uno dei 5 episodi del film LE STREGHE (1967), La Terra vista dalla Luna.
    In tutte le occasioni, Pasolini scelse di accompagnare a Totò il proprio attore-feticcio, Ninetto Davoli, dando vita a una coppia cinematografica inedita e, fino ad allora, impensabile tanto quanto quella formata dal controverso intellettuale e dall’attore.
    Pasolini apprezzava profondamente Totò, di cui amava la capacità di essere comico e “napoletano”, ovvero semplice, bonario, umano.
    Intervistato da Giancarlo Governi per il libro Vita di Totò, Pasolini ebbe a dire: “Nel mio film Totò non si presenta come piccolo-borghese, ma come proletario o sottoproletario, come lavoratore. E il suo non accorgersi della Storia è il non accorgersi della Storia dell’uomo innocente, non del piccolo-borghese che non vuole accorgersene per i suoi miseri interessi personali e sociali”.
    Per la sua interpretazione in UCCELLACCI E UCCELLINI, grazie alla quale l’attore mostrò al cinema, forse per la prima volta, il lato più sognante e malinconico della sua personalità, nel 1967 Totò vinse un Nastro d’Argento. Intanto, nel 1966, gli era stata assegnata una menzione speciale durante il Festival di Cannes, dove il film di Pasolini era candidato alla Palma d’Oro.

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  • Totòtruffa '62
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    5. La vendita della fontana di Trevi, dal film “Totòtruffa ’62” di Camillo Mastrocinque (1962)

    Il sodalizio fra Totò e il regista e sceneggiatore Camillo Mastrocinque è durato ben 10 film. Ebbe inizio nel 1954, con il “fantasy” TOTÒ ALL’INFERNO (1954), ma il primo titolo di successo della coppia è stato SIAMO UOMINI O CAPORALI? (1955), incarnazione cinematografica della filosofia dell’attore.
    Riprendendo una battuta già pronunciata nel film TOTÒ LE MOKÒ (1949) di Carlo Ludovico Bragaglia, il mondo si divide tra chi sopporta con sacrificio il peso di una vita grama (gli uomini) e chi, tendendo al guadagno, si prodiga nell’umiliare e tiranneggiare (i caporali). “La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali per fortuna è la minoranza”, sospira Totò nel ruolo di Antonio Esposito.
    Nel corso della loro collaborazione, Mastrocinque e il Principe hanno dato vita ad alcuni dei più noti e riusciti film di Totò, spesso recitati in coppia con la spalla decurtisiana per eccellenza, Peppino De Filippo, come TOTÒ, PEPPINO E I FUORILEGGE e LA BANDA DEGLI ONESTI, distribuiti entrambi nel 1956.
    In TOTÒTRUFFA ’62 (1962), Mastrocinque affiancò a Totò un altro attore napoletano particolarmente brillante, proveniente come lui dall’avanspettacolo, Nino Taranto. Attraverso una serie di travestimenti, la coppia si prodiga in truffe di varia natura, la più famosa delle quali, la vendita della Fontana di Trevi a un italiano emigrato da tempo in America, è diventata sinonimo della discutibile arte del raggiro.

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  • Gli onorevoli
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    4. Votantonio, dal film “Gli onorevoli” di Sergio Corbucci (1963)

    In un tourbillon di grandi volti della commedia italiana composto da Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo, Franca Valeri, Walter Chiari e Gino Cervi, ne GLI ONOREVOLI (1963) di Sergio Corbucci, Totò è Antonio La Trippa, candidato alle elezioni come portavoce dei monarchici.
    La sezione del lungometraggio a lui dedicata è indubbiamente la più riuscita e divertente. Lo slogan “Votantonio votantonio votantonio” contenuto nella sequenza dedicata alla sua campagna elettorale condominiale è diventato perfino più noto del film stesso e, in occasione di qualsiasi forma di elezioni, viene scelto come promemoria ironico per la chiamata al voto.

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  • I soliti ignoti
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    3. Buongiorno, brigadiere, dal film “I soliti ignoti” di Mario Monicelli (1958)

    Mario Monicelli e Totò hanno lavorato insieme in varie occasioni.
    Dopo alcuni film realizzati in coppia con Steno, Monicelli diresse Totò in tre film: il censuratissimo TOTÒ E CAROLINA (1955), RISATE DI GIOIA (1960), con Anna Magnani e, soprattutto, I SOLITI IGNOTI (1958), un film che ha segnato l’irripetibile stagione della commedia all’italiana e ha ricevuto anche una candidatura agli Oscar come miglior lungometraggio straniero.
    In questo film di Monicelli, Totò ha un ruolo minore, ma fondamentale: è Dante Cruciani, un esperto scassinatore a cui Peppe (Vittorio Gassman) e la sua scalcinata banda di ladri si rivolgono per avere qualche dritta in vista di un colpo milionario all’interno di un appartamento.
    In una Roma che mostra i vividi segni della Guerra conclusasi da pochi anni, sul terrazzo del condominio in cui vive agli arresti domiciliari, tra panni stesi e bacinelle, Cruciani impartisce ai suoi discepoli una lezione in corpore vili, con l’ausilio di seghe circolari, un buzzichetto dell’olio e, ovviamente, una “comare” da allenamento.

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  • Miseria e nobiltà
    8.1/10 166 voti
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    2. La pastasciutta, dal film “Miseria e nobiltà” di Mario Mattoli (1954)

    Realizzato tra UN TURCO NAPOLETANO (1953) e IL MEDICO DEI PAZZI (1954), MISERIA E NOBILTÀ (1954) costituisce il nucleo della trilogia cinematografica di Eduardo Scarpetta diretta in toto da Mario Mattoli e interpretata dal mattatore Totò, nei panni di personaggi sempre diversi ma puntualmente omonimi, tali Felice Sciosciammocca.
    Padre di Eduardo, Peppino e Titina De Filippo, Scarpetta (1853-1925) è considerato il creatore del teatro dialettale moderno e uno degli attori e autori napoletani più influenti della storia.
    I tre vivacissimi copioni adattati per il cinema, ambientati tra Napoli e Sorrento, hanno per protagonisti persone del popolo e della piccola borghesia. Raccontano di sotterfugi, espedienti, bugie, travestimenti e sono conditi da situazioni comiche e battute fresche, irridenti e maliziose.
    Nell’adattamento cinematografico di Mattoli di MISERIA E NOBILTÀ, recitarono altri importanti attori del teatro comico italiano confluiti, poi, tra i tanti caratteristi della commedia cinematografica. Fra di loro, Dolores Palumbo ed Enzo Turco, una giovane e altera Sophia Loren e Carlo Croccolo, attore amatissimo da Totò che, negli ultimi anni della vita del De Curtis, segnati dalla quasi totale cecità, lo sostituì diverse volte in sala di doppiaggio.
    Fra le tante scene divertenti di questa commedia degli equivoci, è impossibile non ricordare la famelica abbuffata di spaghetti delle famiglie dello scrivano Sciosciammocca e del fotografo Pasquale, con tanto di pastasciutta nascosta nelle tasche, splendida metafora dell’Italia appena uscita dalle miserie della Seconda Guerra Mondiale e quasi incredula di fronte alle prospettive offerte dall’imminente boom economico.

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  • Totò, Peppino e... la malafemmina
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    1. La lettera, dal film “Totò, Peppino… e la malafemmina” di Camillo Mastrocinque (1956)

    TOTÒ, PEPPINO… E LA MALAFEMMINA (1956) di Camillo Mastrocinque (con Ettore Scola aiuto-regista) può essere considerato un cult del cinema comico italiano. Il soggetto del film è alquanto banale e le parentesi sentimentali tra Teddy Reno e la fatale Dorian Gray sono decisamente stucchevoli, ma la perfetta sintonia tra Peppino De Filippo e Totò, autori di alcune tra le migliori trovate inserite nel lungometraggio, rende alcune scene uniche e irripetibili (a fronte di numerosi tentativi di imitazione) che, da sole, valgono la visione dell’intera pellicola.
    L’arrivo dei Caponi dalla campagna campana a Milano e la richiesta di informazioni dei due fratelli a un vigile, in Piazza del Duomo, sono immagini e sketch entrati nell’immaginario collettivo.
    Ma la vera regina del film e quintessenza dell’Arte del comico napoletano, in cui il deficit culturale (rappresentato dalla scarsa padronanza della lingua e della grammatica) si trasforma in citazione imperitura, è la sequenza in cui Totò e Peppino compongono e scrivono la lettera con cui intendono dissuadere la famosa “malafemmina” dal continuare a frequentare il loro promettente nipote, “studente che studia”.

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1 commento

  1. nadler / 19 Aprile 2017

    Passeranno mode, costumi, tecnologie, ma Toto’ restera’ eterno!

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