I Mestieri del Cinema – Registi italiani e progetti internazionali: Fabio Guaglione e Fabio Resinaro

Nuovo appuntamento Nientepopcorn.it dedicata al "saper fare" cinema. Abbiamo intervistato i registi e sceneggiatori del film MINE che vede l'attore americano Armie Hammer impegnato in una sfida al limite, i milanesi Fabio&Fabio. Scopriamo insieme i segreti del lavoro di Guaglione e Resinaro.

I Mestieri del Cinema – Registi italiani e progetti internazionali: Fabio Guaglione e Fabio Resinaro

Per il nuovo appuntamento con la rubrica I Mestieri del Cinema, Nientepopcorn.it apre il sipario sul modus operandi di due giovani filmaker italiani, Fabio Guaglione e Fabio Resinaro (conosciuti come Fabio&Fabio), registi e co-sceneggiatori del thriller MINE (2016), una produzione dal respiro internazionale, in uscita nei cinema italiani il 6 ottobre con Eagle Pictures (la release negli U.S.A. è prevista per il prossimo anno), realizzata con investimenti provenienti anche da Oltreoceano, attori anglofoni e cast tecnico europeo.

Entrambi milanesi, 35 anni l’uno e 36 l’altro, dopo diverse esperienze di successo nell’ambito dei corti, i due si sono cimentati nel loro primo lungometraggio.
MINE narra la vicenda di Mike Stevens (Armie Hammer, THE LONE RANGER, 2013), un soldato statunitense di stanza in Afghanistan che, dopo aver fallito una missione, si ritrova in balia dei pericoli del deserto insieme all’amico e collega Tommy (Tom Cullen, WEEKEND, 2011). Nel tentativo di raggiungere il villaggio più vicino, Mike entra inavvertitamente in un campo minato: con il piede poggiato su una mina, Mike dovrà decidere se (e come!) rimanere immobile, per lungo tempo, in attesa dei soccorsi, o rischiare il tutto per tutto.

Per la realizzazione di MINE, Fabio&Fabio hanno collaborato fianco a fianco sia per quanto riguarda le scelte registiche che per quanto concerne la sceneggiatura: scopriamo insieme i segreti del loro lavoro.

Fabio&Fabio

Fabio&Fabio

NP: Privi di una formazione di stampo accademico e contando unicamente sulla vostra passione per il cinema, unita a quella per il fumetto e la comunicazione in generale, in che modo siete divenuti “competenti in materia”? Vi siete conosciuti al liceo: da quel momento, qual è stato il vostro personale percorso di formazione?
Fabio Resinaro: Abbiamo semplicemente avvertito il bisogno di “iniziare a fare”. C’è stato un momento, terminato il liceo, durante il quale abbiamo riflettuto sulla possibilità di frequentare o meno un corso di cinema, ma poi abbiamo deciso di no. Il motivo è molto semplice: normalmente, al termine dei tre anni di scuola di cinema si conclude il percorso formativo realizzando un cortometraggio e, quindi, mettendo in pratica le conoscenze acquisite. Noi abbiamo deciso di non attendere, ma di rimboccarci subito le maniche e di girare un corto. Così, bussando alla porte di molte case di produzione a Milano, nel 2001 abbiamo realizzato il nostro primo cortometraggio, TI CHIAMO IO, che ha vinto il Film Race Contest indetto da MediaFilm e che, poi, è stato distribuito in dvd da Medusa Home Entertainment. Nel 2004, con una buona dose di incoscienza, ci siamo addentrati in un progetto autoprodotto molto ambizioso, il cortometraggio di fantascienza E:D:E:N, girato in 35mm. Partecipando a diversi festival in giro per il mondo e vincendo numerosi premi (ndA: con E:D:E:N, Fabio&Fabio hanno partecipato ai Nastri D’Argento 2004, all’Arcipelago Film Festival 2004, agli Sky TV Award 2004 e, a livello internazionale, al Seattle Science Fiction Film Festival 2008 e all’Emirates Film Festival 2008), ecco che la strada si è pian piano spianata, portando alla realizzazione di MINE.

NP: Inizialmente, avete ricoperto diversi ruoli per poter portare avanti i vostri progetti, perciò, per esigenze pratiche, vi siete avvicinati anche all’attività di produzione. Dopo aver vagliato le varie professionalità esistenti nel mondo del cinema, cosa vi ha spinto a lavorare dietro la macchina da presa proprio nella duplice veste di registi e sceneggiatori?
Fabio Resinaro: Quando abbiamo cominciato a realizzare i primi lavori, abbiamo dovuto ricoprire più ruoli contemporaneamente, soprattutto per necessità. Però, ad un certo punto, ci siamo resi conto che non potevamo occuparci sempre di ogni cosa e abbiamo dovuto fare delle scelte. Visto che tutto parte dalla narrazione, dalle storie che sentiamo l’esigenza di raccontare, non potevamo assolutamente allontanarci né dalla sceneggiatura, né dalla regia!
Fabio Guaglione: Penso che i cortometraggi, ma anche i videoclip e gli spot che abbiamo girato, nascano dalla profonda necessità di esprimerci e quindi, se pensiamo alle due forme espressive per eccellenza presenti nel settore cinematografico, ci vengono subito in mente la scrittura per immagini e l’apparato visivo che ne consegue, senza i quali la narrazione non potrebbe prendere vita. Nel nostro caso, poi, sceneggiatura e regia nascono quasi nello stesso momento. A volte, infatti, ci capita di partire da un’immagine e da lì sviluppare lo script. Questo è stato proprio ciò che è accaduto per MINE: ci è venuta in mente l’immagine di un uomo bloccato su una mina e, partendo da quella singola idea, le abbiamo costruito intorno tutta la sceneggiatura.

Armie Hammer in una scena del film "Mine" (2016)

Armie Hammer in una scena del film “Mine” (2016)

NP: MINE necessitava di un protagonista che fosse in grado di dare luogo ad un vero e proprio one-man-show. Cosa vi ha portato a scegliere Armie Hammer per questa parte?
Fabio Guaglione: Con Armie ci siamo trovati benissimo. All’inizio, dobbiamo essere sinceri, avevamo in mente un attore diverso rispetto ad Armie, ma quando abbiamo visto il suo interesse nei confronti della nostra sceneggiatura, ci siamo resi conto che poteva essere l’interprete idoneo. Finora Armie ha avuto modo di interpretare sempre personaggi mai profondamente drammatici, ma quando abbiamo visto che si è dimostrato versatile, capace di far suo il personaggio di Mike, e pieno di volontà nell’essere il protagonista assoluto di un progetto, allora non abbiamo avuto più dubbi: era lui l’uomo che stavamo cercando.
Fabio Resinaro: È stato molto interessante lavorare con Armie per operare una sua trasformazione, sia a livello fisico, sia a livello attoriale. Credo che questa sia la performance migliore che abbia mai sostenuto.

NP: Lavorando a tutti i vostri progetti in modo quasi simbiotico, occupandovi entrambi sia di regia sia di sceneggiatura, come coordinate il vostro lavoro quando vi trovate sul set, pronti per girare?
Fabio Guaglione: Sin dai nostri primi progetti, siamo sempre stati abituati a fare un grosso lavoro di preparazione prima di mettere piede sul set. Passiamo ore a parlare del film, a descrivere ogni singolo dettaglio della regia affinché, durante le riprese, non si perda neanche un minuto per colpa nostra o di nostre indecisioni. Prima di arrivare sul set, ogni scelta creativa è stata già vagliata da entrambi, quindi, se ci sono (e ci sono spesso!) divergenze di opinioni, saltano fuori prima di girare e vengono risolte, anche perché è il contrasto che genera energia funzionale. Non portiamo mai problemi sul set. Quando ci troviamo a girare, però, dobbiamo tenere presente che ricopriamo due figure diverse. Fabio (Resinaro) si occupa di più della parte tecnica: essendo anche operatore, ha modo di confrontarsi con il direttore della fotografia, mentre io curo di più il lavoro degli attori.

NP: E cosa accade tra di voi quando si tratta di scrivere la sceneggiatura? Lavorate insieme ai dialoghi e alla costruzione delle scene, oppure buttate giù idee ognuno per conto vostro e poi confrontate il lavoro svolto nelle diverse tappe del processo che conduce alla realizzazione effettiva di uno script?
Fabio Resinaro: Sai, la scrittura della sceneggiatura è un processo abbastanza tecnico che richiede una preparazione notevole. Si parte dalla delineazione di un’idea, articolata poi in un soggetto, che poi si tramuta a sua volta e prende forma in una scaletta e via di seguito. In un lungo cammino come quello che conduce al termine della scrittura di una sceneggiatura, risulta più facile organizzare un lavoro a quattro mani.
Fabio Guaglione: Da una sceneggiatura all’altra, ci può essere un impegno maggiore da parte di uno di noi, a seconda di chi “sente” maggiormente la storia. Chi ha più idee creative butta giù un percorso di stesura, che, puntualmente, l’altro legge, rilegge e corregge, fino ad una stesura definitiva che convince appieno entrambi.

 

Immagine tratta dal cortometraggio "Afterville" (2008)

Immagine tratta dal cortometraggio “Afterville” (2008)

NP: Grazie al corto AFTERVILLE (2008), avete trovato la strada per Hollywood e siete entrati in contatto con celebri nomi del settore produttivo internazionale.
Fabio Guaglione: Dopo che AFTERVILLE aveva vinto diversi premi, tra cui Miglior Corto Europeo al Sitges – Festival de Cinema de Catalunya 2008, abbiamo ricevuto una telefonata dai responsabili della manifestazione iberica che ci spiegavano che il produttore americano Peter Safran (L’EVOCAZIONE – THE CONJURING, 2013) era interessato al nostro lavoro. AFTERVILLE è stato inserito nella Watch List, un elenco in cui confluiscono quelli che vengono ritenuti i migliori cortometraggi in circolazione e che viene tenuto sotto stretto controllo dagli Studios hollywoodiani come serbatoio di progetti validi da sviluppare.
Fabio Resinaro: All’epoca, AFTERVILLE era il primo della lista e la 20th Century Fox iniziò a svilupparlo per la realizzazione del relativo lungometraggio, ma poi non se ne è fatto più nulla, perché le major hollywoodiane impiegano anni per portare avanti progetti di questo tipo, che, se non sono affiancati e sostenuti da personalità celebri, come in questo caso, finiscono per non essere mai tramutati in film. Ad ogni modo, abbiamo sottoposto a Safran un altro progetto… Ed ecco che è stato realizzato MINE. Non abbiamo potuto portare a termine la prima idea che avevamo in mente, ma almeno siamo riusciti a realizzare un lungometraggio che speriamo possa essere degno di nota in Italia così come all’estero.

[Nella foto principale: Armie Hammer in una sequenza del film MINE]

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