Statt’ senz’ pensier’: “Gomorra – La serie” sta tornando

La seconda stagione della serie tv co-ideata da Roberto Saviano debutterà il 10 maggio su Sky Atlantic: dopo il successo di "Romanzo criminale", la fiction co-diretta da Stefano Sollima rappresenta una svolta nella produzione seriale italiana. Vediamo insieme perché è la più vista nella storia della pay tv.

serie tv , di
Statt’ senz’ pensier’: “Gomorra – La serie” sta tornando

TORNA “GOMORRA”, LA SERIE TV ITALIANA PIÙ VISTA

A quasi due anni esatti dalla messa in onda del primo episodio, trasmesso nel maggio 2014, GOMORRA-LA SERIE si appresta a tornare sugli schermi degli abbonati Sky: l’appuntamento con l’inizio della seconda stagione è fissato per il 10 maggio.
La storia raccontata nella serie tv più vista di sempre nella storia della pay tv co-ideata dallo scrittore Roberto Saviano con Stefano Bises, Leonardo Fasoli, Ludovica Rampoldi e Giovanni Bianconi e co-diretta da Stefano Sollima (SUBURRA, 2015) si è interrotta in un momento cruciale, lasciando gli spettatori con l’acquolina in bocca e con la curiosità morbosa di conoscere il destino dei protagonisti: qualcuno è fuggito, qualcuno è steso a terra inerme e qualcuno sembra pronto a scatenare l’inferno.
La seconda stagione, composta da 12 episodi, parte con la premessa di una vera e propria guerra di camorra tra i clan dei Savastano e dei Conte, entrambi assetati di potere e di vendetta, tra dipartite fondamentali e nuovi personaggi.

DRAMMATICHE LOTTE TRA CLAN DELLA CAMORRA NELLA PERIFERIA DI NAPOLI

Pietro Savastano è il capo dell'omonimo clan camorristico di Secondigliano

Pietro Savastano è il capo dell’omonimo clan camorristico di Secondigliano

GOMORRA prende spunto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano pubblicato nel 2006 e rappresenta la terza trasposizione dell’opera, dopo il film di Matteo Garrone (2008) e lo spettacolo teatrale di Mario Gelardi allestito nel 2007.
La serie tv GOMORRA, ambientata a Secondigliano, nella periferia di Napoli, racconta le vicende camorristiche della famiglia Savastano composta da Don Pietro (Fortunato Cerlino, HANNIBAL), boss assoluto del clan, da suo figlio Gennaro detto Genny (Salvatore Esposito, LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT, 2015), erede più interessato ai privilegi legati al nome della sua famiglia che alla Mafia in sé, e da Donna Imma (Maria Pia Calzone, DOBBIAMO PARLARE, 2015), moglie devota e profondamente femmena.
Attorno ai Savastano ruotano gli scagnozzi del clan, più o meno influenti, più o meno intimamente legati ai capi. Tra i loschi personaggi-satellite, spicca Ciro Cirù Di Marzio, conosciuto come “l’immortale” (Marco D’Amore, UNA VITA TRANQUILLA, 2010).
Nel corso della prima stagione, le intricate e sanguinose vicende che si sono susseguite hanno trasformato radicalmente tutti i personaggi, modificando i rapporti tra loro e l’anatomia del clan Savastano.

“GOMORRA” E “ROMANZO CRIMINALE”: IL NUOVO CORSO DELLA FICTION IN ITALIA

Non è possibile parlare di GOMORRA senza paragonarla ad un’altra produzione Sky, con la quale condivide uno dei registi, Sollima, e numerosi dettagli: si tratta di ROMANZO CRIMINALE – LA SERIE, una fiction seriale andata in onda durante due stagioni dal 2008 al 2010, che ha riscosso un notevole successo di pubblico e di critica e che, ancora una volta, si ispira ad un’opera di letteratura di successo, Romanzo criminale di Giancarlo De Cataldo, pubblicata nel 2002 e già trasposta al cinema nel 2005 da Michele Placido (ROMANZO CRIMINALE), con un cast di bravi attori italiani, da Pier Francesco Favino a Kim Rossi Stuart, fino a Claudio Santamaria.
Benché le note vicende della Banda della Magliana, un’organizzazione criminale realmente attiva a Roma tra gli anni Settanta e Ottanta, abbiano evidenti ripercussioni sulla politica e la società italiana contemporanee, dal punto di vista dello sviluppo narrativo la storia raccontata da De Cataldo ha un inizio e una fine ben precisi. Al contrario, Saviano racconta una realtà attuale, che procede e si evolve nel tempo. Si tratta di diverse concezioni della criminalità, collocate in epoche diverse e sviluppatesi con modalità differenti. Ovviamente, le rispettive trasposizioni non hanno potuto non tenerne conto.

I protagonisti di "Romanzo criminale - La serie"

I protagonisti di “Romanzo criminale – La serie”

Nonostante entrambi i progetti televisivi tratti dai lavori di Saviano e De Cataldo abbiano lo scopo di raccontare storie di malavita e siano accomunabili sotto diversi punti di vista, le serie tv che ne sono state tratte sono tra loro diverse quanto le premesse che le muovono.
I criminali della Magliana sono romantici e, all’estremo, adorabili. Lo spettatore sa che sono loro i cattivi e che il detective Scialoja (Marco Bocci, ITALO, 2015) è l’eroe della situazione: nell’ottica tradizionale di uno scontro buoni-cattivi, è auspicabile che ogni membro della banda venga assicurato alla giustizia. Ma ROMANZO CRIMINALE ribalta questo assunto. Seguendo le vicende del Libanese (Francesco Montanari, UN NATALE STUPEFACENTE, 2014), del Dandi (Alessandro Roja, SONG ‘E NAPULE, 2013) e del Freddo (Vinicio Marchioni, TUTTA COLPA DI FREUD, 2014), il pubblico non resiste alla tentazione di tifare per loro. Ogni volta che i membri della Banda intenzionata a conquistare Roma vengono intercettati dalla polizia o quando, per motivi diversi, escono sconfitti da una situazione, è inevitabile che il pubblico non provi il loro stesso senso di frustrazione e speri che, prima o poi, possano uscirne vincitori.
Chi guarda la serie ROMANZO CRIMINALE si affeziona ai loro “Aò” e più che sentirsi complice di un crimine, si sente parte di un gruppo d’amici: un atteggiamento moralmente sbagliato, ma inevitabile.

I volti del clan Savastano

I volti del clan Savastano

I criminali di GOMORRA non sono affatto così: sono delinquenti senza scrupoli, quasi bestiali, nella loro efferatezza, che di romantico hanno ben poco. E, forse, l’efficacia di GOMORRA sta proprio qui: il punto di forza della serie non è l’identificazione del pubblico con i personaggi, ma la loro condanna. Davanti alle gesta dei camorristi, lo spettatore deplora il comportamento dei protagonisti, prototipi del Male. L’eccellente riuscita di GOMORRA sta nel sentimento di odio e di antipatia che gli spettatori nutrono per ogni personaggio che si macchia di atti delittuosi. È davvero difficile che il pubblico riesca a superare il comportamento deviato messo in scena e si affezioni a qualcuno dei personaggi in azione (come, invece, accade con ROMANZO CRIMINALE): per esempio, se al termine di un episodio si inizia a tifare per Ciro o per Donna Imma, basta un paio di puntate per cancellare ogni simpatia. Nessuno sembra essere degno di fiducia e lo spettatore si sente in diritto di non perdonare niente a nessuno.
L’affetto e l’empatia del pubblico si riversano inevitabilmente su alcune figure secondarie: le vittime del clan. La regia batte consapevolmente su questo tasto, intenerendo la platea con storie profondamente tristi di vita grama nella periferia partenopea, di persone inermi in balia del potere assoluto della Camorra. La serie tv mostra la vedova e i tre figlioletti di un membro del clan “morto con la pistola in mano” e per questo privato del funerale in chiesa, la figlia di uomo schiacciato dai debiti lasciata da sola a combattere contro uno strozzino che in tre giorni le chiede un iperbolico interesse del 300% sul debito maturato, i due fidanzatini adolescenti, innamorati e coinvolti, loro malgrado, nei meccanismi crudeli e senza scrupoli della malavita, i ragazzini che giocano a fare i camorristi, consapevoli che il loro futuro è già scritto. La durissima realtà mostrata da GOMORRA senza edulcorazioni è circondata da un alone di inevitabilità: le storie si ripetono di padre in figlio e, spesso, le madri devono stare a guardare, impotenti.
Eppure, lo spettatore continua a seguire lo sviluppo delle vicende, incuriosito dal mero evolversi della vicenda, ma, soprattutto, vittima del fascino morboso che le storie di Mafia riescono ad esercitare sul pubblico: si tratta di una malìa che si accompagna sempre ad un’intima e totale disapprovazione, ma che è pur sempre una diabolica fascinazione.

IL SUCCESSO INTERNAZIONALE DI “GOMORRA”

La prima stagione di GOMORRA è stata esportata in circa 50 Paesi, tra cui Germania (Sky Deutschland), Francia (Canal+), Scandinavia (HBO Nordic), Regno Unito (Sky), America Latina (HBO Latina America), Stati Uniti (The Weinstein Company) ed Israele (HOT). La serie tv italiana si è rivelata un vero successo internazionale, tanto che Variety l’ha definita “un promettente tentativo dell’Italia di inserirsi nel mondo affollato della tv di qualità”.
Il progetto televisivo di GOMORRA è accompagnato da non poche aspettative evidenziate dalla notevole mole di investimenti economici e tecnici spesa nella sua realizzazione.
La prima stagione ha richiesto un budget di circa 14 milioni di euro: la seconda, ben 16 milioni e mezzo. Si tratta di una somma inusuale per una serie televisiva italiana e, nonostante non sia nemmeno paragonabile a quelle delle grandi produzioni straniere, è una cifra importante raggiunta solo grazie a grandi sponsor, anche internazionali. Si tratta di un obbiettivo che nel nostro Paese solo Sky, attualmente, è in grado di porsi, sia in termini di investimento che di filosofia produttiva.
GOMORRA si pone una spanna sopra le tradizionali serie italiane e la piattaforma televisiva di Rupert Murdoch si riconferma fornace di prodotti che sanno di internazionalità, nonostante il genio creativo della serie sia tutto italiano: dalla regia (insieme a Sollima, Francesca Comencini e Claudio Cupellini), al montaggio (Patrizio Marone), dalla fotografia (Paolo Carnera e Michele D’Attanasio), fino alla musica dei Mokadelic, gruppo post-rock psichedelico che ha contribuito non poco all’atmosfera inquietante e straniante della serie.

L’inizio della seconda stagione di GOMORRA è alle porte e le aspettative di un pubblico cresciuto con il trascorrere del tempo grazie alla sempre maggiore notorietà della serie (trasmessa anche dalla Rai durante il 2015) sono molto alte.
Se, fino al 10 maggio, vi sentiste in crisi d’astinenza, se l’immagine del volto iracondo di Genny vi perseguitasse e sentiste la mancanza delle sue conversazioni naso a naso con Ciro, se moriste dalla voglia di assistere al ritorno di Don Pietro e i pochi giorni che vi dividono da tutto questo dovessero sembrarvi un’eternità, ripetete un semplice mantra: Statt’ senz’ pensier’.

[Nell’immagine principale: Marco D’Amore e Salvatore Esposito]

Lascia un commento