La storia vera di “Tredici vite”: ci sono differenze, rispetto al film di Ron Howard?

Il film 'Tredici vite' di Ron Howard è tratto da una incredibile storia vera avvenuta in Thailandia nel 2018. Ci sono differenze, tra film e realtà?

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La storia vera di “Tredici vite”: ci sono differenze, rispetto al film di Ron Howard?

La storia vera di “Tredici vite”: le differenze con il film di Ron Howard

Come è già accaduto nella filmografia da regista di Ron Howard (per esempio, CINDERELLA MAN, APOLLO 13 o il più recente ELEGIA AMERICANA), il lungometraggio TREDICI VITE (Thirteen Lives, 2022) è un film ispirato a una storia vera.
In questo caso, si tratta di una vicenda accaduta in Thailandia nel 2018 e conosciuta come incidente di Tham Luang.
Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, il film prodotto da MGM e BRON è stato proiettato nei cinema, a partire dalla seconda metà di luglio 2022. Pochi giorni dopo, è stato distribuito anche in streaming. In Italia, invece, è stato destinato direttamente allo streaming. Dal 5 agosto, è disponibile in esclusiva solo sul catalogo Prime Video, incluso nell’abbonamento al servizio video on demand di Amazon.
La sceneggiatura di TREDICI VITE è stata affidata a William Nicholson, uno sceneggiatore cinematografico abituato a lavorare a film tratti da storie vere (vedi: GREY OWL, 1999; UNBROKEN, 2014; EVEREST, 2015).
Nel film TREDICI VITE, i principali protagonisti della vicenda sono interpretati da famosi attori internazionali: Viggo Mortensen (Rick Stanton), Colin Farrell (John Volanthen) e Joel Edgerton (Harry Harris).
Stando alle cronache dell’epoca che abbiamo consultato online, il film di Ron Howard, che potrebbe aspirare a qualche nomination agli Oscar 2023, è molto fedele all’incredibile storia vera dell’incidente di Tham Luang. Tempi della vicenda e percorsi all’interno della grotta thailandese sono rappresentati con estrema puntualità. Le scenografie riprodotte sul set sono molto credibili. Il lavoro in scena è stato molto impegnativo per tutto il cast, per via dell’ambientazione subacquea. Ma, per inevitabili esigenze cinematografiche, il film non ha mancato di omettere o adattare alcuni dettagli. Di quali si tratta?
Scopriamo insieme cosa c’è di vero e cosa è stato cambiato nel film TREDICI VITE, rispetto alla storia vera che racconta. Ovviamente, occhio agli spoiler!

  • Tredici vite
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    La trama del film “Tredici vite” (senza spoiler!)

    Provincia di Chiang Rai, Thailandia, al confine con la Birmania. Il 23 giugno 2018, 12 ragazzini, membri di una squadra di calcio locale, e il loro allenatore si inoltrano all’interno della grotta Tham Luang Nang Non, un complesso di stretti passaggi e tunnel che si inoltra al di sotto della catena montuosa Doi Nang Non, per circa 12 km.
    Impreviste piogge monsoniche allagano velocemente la grotta, bloccando qualsiasi via d’uscita. I ragazzi e l’allenatore restano intrappolati al suo interno. Immediatamente, la popolazione locale si mobilita per aiutare i dispersi, ma le operazioni di salvataggio si dimostrano subito molto difficili.
    Mentre si tenta di svuotare le grotte con pompe idrauliche e, con un sistema di canalizzazioni, si prova a deviare verso i campi di riso le acque che penetrano al suo interno, i giorni passano. Senza acqua potabile e senza cibo, i 13 dispersi saranno ancora in vita? Saranno feriti?
    Nel frattempo, da vari Paesi esteri, arrivano in soccorso militari e specialisti in immersioni e speleologia. Tra di loro, ci sono alcuni volontari speleologi britannici, gli esperti Stanton (Mortensen) e Volanthen (Farrell).
    Con qualche difficoltà, i due superano la diffidenza delle istituzioni locali e, con un’adeguata attrezzatura, si tuffano nelle acque che sommergono i meandri della grotta.
    Preso atto della complicata situazione, Stanton e Volanthen coinvolgono altri specialisti, tra cui gli speleologi subacquei britannici Jason Mallinson (Paul Gleeson) e Chris Jewell (Tom Bateman) e, infine, Harry Harris (Edgerton), un medico anestesista australiano, grande esperto di immersioni.
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Il finale del film “Tredici vite” (spoiler!)

Come nella realtà, il film TREDICI VITE si conclude felicemente, per i 13 dispersi.
Stanton e Volanthen li hanno rintracciati. Contrariamente alle aspettative, sono tutti vivi, anche se affamati. Valutata la situazione, Harris accetta di somministrare ai ragazzi e all’allenatore alcuni medicinali a effetto immediato in grado di farli addormentare il tempo necessario a compiere le operazioni utili a estrarli dalla grotta allagata. La speranza dei soccorritori è di riuscire a portarli fuori vivi, prima che le piogge monsoniche si abbattano di nuovo sulla zona.
Il piano funziona e, nell’arco di circa 3 giorni, le 13 persone intrappolate a Tham Luang vengono portate in salvo, trasportate in ospedale, curate e rimesse in forze. La drammatica disavventura si è conclusa ufficialmente dopo 17 giorni di permanenza nella grotta, il 10 luglio 2018 e, tra i dispersi, non è stata registrata nessuna vittima.
Tra i soccorritori, invece, come ricorda anche il film di Ron Howard, ci sono stati due caduti.
La prima vittima è il sottufficiale sommozzatore della Marina reale thailandese Saman Kunan (38 anni), rimasto vittima di un’insufficienza di ossigeno durante le operazioni di soccorso, il 6 luglio.
La seconda vittima è Beirut Pakbara, un altro sottufficiale sommozzatore thailandese, morto il 27 dicembre 2019, a causa di una rara infezione del sangue contratta durante le manovre di salvataggio nella grotta.
Nei titoli di coda del film, viene ricordato cheTREDICI VITE è dedicato alla memoria di Kunan e Pakbara.

Nella realtà, sono stati usati davvero degli anestetici, per salvare i dispersi?

Come viene mostrato nel film TREDICI VITE, dopo aver raggiunto i dispersi in fondo alla grotta e aver verificato che sono tutti vivi, Stanton e Volanthen chiamano Harris in Thailandia, certi che l’esperto anestesista saprà aiutarli. Il loro piano consiste nell’addormentare i 12 ragazzini e il loro allenatore il tempo necessario per condurli fuori da Tham Luang. Infatti, le loro condizioni fisiche e mentali, fortemente debilitate dall’esperienza, potrebbero ostacolare il salvataggio.
All’inizio, Harris reputa che l’operazione sia troppo rischiosa. Una dose leggermente sbagliata di anestetico potrebbe causare la morte delle persone soccorse. Alla fine, però, accetta.
Nel film di Ron Howard, il governatore della provincia (interpretato da Sahajak Boonthanakit) specifica che nessuno avrebbe dovuto sapere dell’uso dei medicinali durante le operazioni di salvataggio, neppure i genitori dei ragazzi.
Così è stato anche nella realtà, come ha specificato William Nicholson, lo sceneggiatore di TREDICI VITE, in una dichiarazione raccolta da USA Today. Molti dei genitori dei 12 ragazzini non sapevano che i figli sarebbero stati sedati. Coloro i quali erano venuti a conoscenza di questo dettaglio erano in estrema ansia, pensando che i propri figli rischiavano di morire per un intervento “esterno”.
Nella realtà e nel film, Harris ha somministrato ai 13 dispersi un mix di farmaci: un tranquillante; un farmaco per ridurre la produzione di saliva ed evitare il rischio di soffocamento; un anestetico, la ketamina.
Come nel film, la ketamina è stata iniettata nei corpi più volte, perché il suo effetto tende a svanire dopo un paio d’ore. Il viaggio verso l’uscita, invece, durava circa 6 ore.

Nel film “Tredici vite”, manca almeno un protagonista

Come abbiamo visto finora, il film di Ron Howard ruota intorno a 3 personaggi, in particolare.
Prima di diventare famoso in tutto il mondo come uno dei protagonisti dell’incidente di Tham Luang, Richard ‘Rick’ Stanton (classe 1961) è stato vigile del fuoco, per 25 anni. Nel frattempo, come viene accennato anche nel film TREDICI VITE, ha maturato una grande esperienza come speleologo specializzato nel recupero di persone disperse.
Insieme a John Volanthen (1971), è considerato uno dei cave diver (cioè, speleologi subacquei) più esperti del mondo. I due sono membri delle organizzazioni volontarie Cave Rescue Organisation, South and Mid Wales Cave Rescue e British Cave Rescue Council e hanno partecipato a importanti e drammatiche operazioni di recupero di persone ancora in vita e cadaveri, in tutto il mondo.
Il dottor Richard ‘Harry’ Harris (1965) è un anestesista e cave diver australiano di decennale esperienza che, in varie occasioni, è stato insignito di prestigiosi riconoscimenti legati alla sua attività di esploratore.
Nella realtà, però, in mezzo alle centinaia di persone che hanno prestato aiuto, c’è almeno un altro uomo che ha avuto un ruolo rilevante nella risoluzione dell’incidente di Tham Luang che, però, il film TREDICI VITE non porta in scena.
Si tratta del sub australiano Craig Challen che, nella realtà, è l’affiatato partner di cave diving di Harry Harris. Nel 2018, Harris e Challen sono stati gli ultimi membri della squadra di soccorso a lasciare la grotta, dopo il salvataggio. Però, il film non menziona nè la presenza di Challen in Thailandia, sul luogo del salvataggio, nè questo dettaglio.
Per il ruolo rivestito nell’impresa di Tham Luang, nel 2018, Harris e Challen hanno ricevuto un prestigioso premio al coraggio e una medaglia dell’Ordine d’Australia.

La meditazione ha aiutato davvero i protagonisti della storia vera di “Tredici vite”?

Sempre secondo USA Today, il regista Ron Howard ha spiegato che, secondo le testimonianze dei sopravvissuti, durante i giorni trascorsi nella grotta, i ragazzi e il loro allenatore, Ekapol Chanthawong hanno fatto ricorso alla meditazione, come viene mostrato in una scena del film.
Inizialmente, nella sceneggiatura di TREDICI VITE, questo dettaglio era solo accennato. Ron Howard ha chiesto a Nicholson di dedicargli più spazio.
Così, è nata la sequenza in cui i 12 ragazzini iniziano a mostrare segni di panico e il coach Ekapol Chanthawong (interpretato da James Teeradon Supapunpinyo), che, nella realtà, aveva studiato per circa 10 anni per diventare monaco buddista, prova a calmarli.
In particolare, l’allenatore suggerisce ai ragazzi di respirare consapevolmente, per favorire il controllo di sé e allontanare la paura.

La storia vera del film “Tredici vite”: i contadini hanno sacrificato davvero i campi di riso, per salvare i ragazzi?

Nel film TREDICI VITE, l’ingegnere idraulico thailandese Thanet Natisri (interpretato da Nophand Boonyai), accorso da Bangkok per aiutare nei soccorsi, intuisce che l’uso delle pompe idrauliche all’interno della grotta non è sufficiente a contrastare l’ingresso dell’acqua nei tunnel. Gran parte dell’acqua piovana, infatti, penetra facilmente a Tham Luang attraverso feritoie naturali della roccia.
Aiutato da molti volontari locali, Natisri prova a convogliare parte delle piogge monsoniche in apposite canalizzazioni artificiali (prima, composte da tubi e, infine, da canne di bambù opportunamente tagliate).
Nel film viene mostrato che, grazie ad accordi presi con i contadini locali, le torrenziali acque piovane trovano sfogo nei campi di riso sottostanti la catena montuosa Doi Nang Non, allagando le coltivazioni e, di fatto, distruggendo i raccolti.
Nei titoli di coda del film, viene specificato che, sui campi di riso, sono stati deviati circa 56 milioni di galloni di acqua (più o meno, 2,2 miliardi di litri) e i contadini sono stati risarciti dal governo.
Effettivamente, nella realtà, con l’approvazione degli agricoltori del posto, le autorità locali hanno allagato varie fattorie del luogo, per favorire il deflusso delle acque e la salvezza dei ragazzi dispersi. Per il loro sacrificio, i contadini hanno ricevuto risarcimenti economici.
In un’intervista raccolta dal The Sydney Morning Herald, nel 2018, una coltivatrice locale la cui fattoria è stata allagata ha dichiarato: “Posso far ricrescere sempre [il riso], ma la vita non può [ricrescere]”.

  • The Rescue - Il salvataggio dei ragazzi
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    “Tredici vite”: il video originale dei soccorritori

    Quando, nel film TREDICI VITE, Stanton e Volanthen raggiungono per la prima volta i 13 dispersi, rifugiatisi a circa 4 chilometri dall’ingresso della grotta, filmano la scena. Il video è utile a dimostrare a soccorritori e famiglie che i ragazzi e l’allenatore sono tutti vivi, nonostante che si trovino da molti giorni nella totale oscurità, senza cibo, in una caverna umida.
    Il video originale di quel momento fatidico è stato condiviso su Facebook dalla squadra di soccorso e, oggi, è ancora online, su YouTube.
    Come viene mostrato nel film, solo un paio dei ragazzi parlava inglese. I dialoghi della corrispondente scena del film sono ripresi dal video originale girato da Stanton e Volanthen.
    Per approfondire l’argomento con altre immagini e testimonianze originali, vi segnaliamo anche il documentario del National Geographic THE RESCUE – IL SALVATAGGIO DEI RAGAZZI (2021). Il film è disponibile in esclusiva, in streaming legale, su Disney+, incluso nell’abbonamento al servizio.
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Nel film “Tredici vite”, si parla di persone apolidi: di cosa si tratta?

Nel corso del film TREDICI VITE, la madre di uno dei ragazzi intrappolati a Tham Luang dice che teme che suo figlio non verrà salvato, perché, come lei, è un rifugiato fuggito in Thailandia e non ha cittadinanza.
La donna del film (interpretata dall’attrice Pattrakorn ‘Ploy’ Tungsupakul) non ha nome ed è un personaggio di fantasia, nato dalla fusione di caratteristiche e dettagli appartenenti ad altri genitori dei ragazzi coinvolti. Non è documentato se la donna abbia davvero affidato ai soccorritori alcuni braccialetti benedetti dal monaco buddista Phra Khuva Boonchum. Sicuramente, come mostrato nel film, Khuva (o Kruba) Boonchum si è presentato a Tham Luang per pregare per la salvezza dei dispersi.
L’inclusione nella storia del personaggio della madre rifugiata porta brevemente l’attenzione del pubblico sul fatto che, solitamente, in Thailandia, non viene riconosciuta la cittadinanza alle minoranze etniche, a cui, quindi, viene impedito di godere dei diritti civili (nessun diritto al voto, impossibilità di acquistare terreni, lavorare legalmente o viaggiare liberamente). Queste persone vengono definite stateless (cioè, senza Stato, apolidi).
Nella realtà, al momento dell’incidente raccontato nel film, 3 dei dispersi, tra cui l’allenatore, erano individui apolidi. Alcune fonti riferiscono che gli apolidi del gruppo erano 4. In realtà, secondo l’Associated Press, uno dei ragazzi conteggiati in quella lista non era un rifugiato, ma un “visitatore”. Originario del Myanmar, si trovava in Thailandia per studiare: la famiglia desiderava assicurargli un futuro migliore.
Dopo il salvataggio, come viene ricordato anche nei titoli di coda di TREDICI VITE, agli apolidi coinvolti è stata concessa la cittadinanza thailandese.

In “Tredici vite”, niente Elon Musk, con le sue accuse di pedofilia a uno dei soccorritori

Nel film TREDICI VITE, è stato omesso un dettaglio dai risvolti scandalistici legato al miliardario statunitense Elon Musk.
All’epoca, il fondatore di PayPal e CEO di Tesla offrì ai soccorritori impegnati a Tham Luang l’uso di un avveniristico mini-sommergibile radiocomondato da lui inventato. Nelle intenzioni di Musk, l’apparecchio sarebbe stato fondamentale, per salvare i dispersi. Per dimostrare l’efficacia del piccolo siluro, Musk si recò personalmente in Thailandia. Sul posto, però, venne invitato a lasciare libero il campo e il governo thailandese si rifiutò di adoperare il suo macchinario.
Interpellato dalla stampa, Vernon ‘Vern’ Unsworth, operatore finanziario e competente speleologo britannico esperto di salvataggi impegnato nella missione di Tham Luang, espresse il suo disaccordo nei confronti della proposta di Musk. Unsworth usò un’espressione un po’ volgare nei confronti dell’imprenditore ed etichettò la sua proposta come “PR stunt”, cioè un’acrobazia da pubbliche relazioni.
Da tempo residente nella provincia di Chiang Rei, in Thailandia, Unsworth aveva esplorato ripetutamente Tham Luang e aveva elaborato una mappa sufficientemente dettagliata del complesso di grotte. Conosceva bene le difficoltà connesse all’attraversamento della grotta, caratterizzata da molti anfratti, strettoie e stalattiti, e riteneva che il sommergibile di Musk fosse completamente inadatto all’impresa.
Come viene mostrato nel film di Ron Howard, è Unsworth (interpretato da Lewis Fitz-Gerald) a fornire alle autorità locali una planimetria del sistema di tunnel sotto la montagna. Nel film è lui a suggerire i nomi di Stanton e Volanthen alle autorità thailandesi (ma non siamo riusciti a verificare se sia stato così anche nella realtà).
Musk si offese per le parole di Unsworth. Via Twitter, provò a smentire alcune affermazioni dello speleologo relative alla logistica delle grotte. Con le sue dichirazioni, in qualche modo, Musk rischiò perfino di suggerire che la storia dell’incidente e del relativo salvataggio era una specie di messinscena.
In uno dei suoi tweet, poi cancellato, Musk definì Unsworth “suspicious” e “pedo-guy”, cioè sospetto e pedofilo. Non pago di questa uscita priva di fondamento, alla fine di agosto 2018, Musk scrisse in una e-mail diretta a un giornalista che Unsworth era uno stupratore di bambini.
Accusato di diffamazione da Unsworth, che ha chiesto 190 milioni di dollari di risarcimento per danneggiamento di immagine, Musk è stato processato in tribunale, a Los Angeles, California, nel dicembre 2019.
Alla corte, Musk ha chiesto scusa al suo querelante e ha dichiarato di aver parlato così di Unsworth, perché credeva che si trattasse di un mitomane e che non facesse parte ufficialmente della missione di salvataggio.
Al termine del processo, Musk non è stato ritenuto responsabile di diffamazione. L’espressione slang “pedo-guy” è stata definita una risposta retorica, una battuta, e non una dichiarazione realistica, equivalente della meno offensiva “creepy old guy” (letteralmente, inquietante uomo anziano), un altro epiteto usato dal miliardario nei confronti di Unsworth.

Dove vedere il film “Tredici vite” in streaming?

Attualmente, il film TREDICI VITE di Ron Howard è disponibile solo in streaming legale su Prime Video, la piattaforma video on demand di Amazon. Non escludiamo che, fra qualche tempo, otterrà anche una distribuzione su supporto dvd o Blu-Ray  ed è probabile che venga previsto anche nella programmazione tv su qualche canale del digitale terrestre.
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Altre fonti consultate

Patrick Ryan, Fact Checking ‘Thirteen Lives’, articolo consultato su USA Today, 8 agosto 2022.
Lora Kolodny, Elon Musk found not liable in ‘pedo guy’ defamation trial, articolo consultato su cncbc.com, 8 agosto 2022.
Elon Musk wins defamation case over ‘pedo guy’ tweet about caver, articolo consultato su bbc.com, 8 agosto 2022.

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