Film maledetti: la storia de “I cancelli del cielo” di Cimino
Ci sono film che, per vari motivi, acquisiscono la fama di film maledetti: problemi di produzione, eventi sfortunati sul set, destino tragico dei protagonisti, difficoltà di distribuzione…
Nella lista di film maudit della storia del cinema, figura anche I CANCELLI DEL CIELO (Heaven’s Gate, 1980) di Michael Cimino (1939-2016).
Unico esempio di western (revisionista) all’interno della filmografia di Cimino, monumentale nella messinscena e nella durata (oltre 200 minuti, nella versione definitiva), I CANCELLI DEL CIELO viene spesso ricordato come uno dei più grandi disastri cinematografici della storia. Perché?
Indice dei contenuti dell'articolo
- 1 Film maledetti: la storia de “I cancelli del cielo” di Cimino
- 2 La trama de “I cancelli del cielo”
- 3 Il successo de “Il cacciatore” e la scommessa de “I cancelli del cielo”
- 4 Il budget insostenibile del nuovo film di Cimino
- 5 Le leggende sul metodo Cimino
- 6 Cinema come pura forma d’arte
- 7 Cimino e la rappresentazione dell’America di fine Ottocento”
- 8 La critica USA impietosa verso Cimino
- 9 Il flop ai botteghini de “I cancelli del cielo”
- 10 Gli effetti de “I cancelli del cielo” sul mondo del cinema
- 11 Venezia 1982 e 2012: la riscoperta di un film “scomparso e sopravvissuto”
- 12 L’attualità de “I cancelli del cielo”
- 13 “I cancelli del cielo” nella programmazione tv Rai
- 14 Fonti consultate
La trama de “I cancelli del cielo”
I CANCELLI DEL CIELO si ispira a fatti realmente accaduti. Il film è ambientato nel 1890, in Wyoming, nel corso di un evento storico conosciuto come la Guerra della Contea di Johnson (1888-1893).
All’epoca, il Governo, in accordo con la Stock Growers Association, la principale associazione del Wyoming di proprietari terrieri e di bestiame, autorizzava l’omicidio di immigrati, accusandoli di furto.
All’epoca, il Paese era terra d’approdo per tedeschi, italiani, irlandesi ed europei dell’Est, spesso particolarmente indigenti. I furti di bestiame per motivi di necessità erano frequenti.
Nel film di Cimino, lo sceriffo della contea, Jim Averill (Kris Kristofferson), ex studente di Harvard, viene a conoscenza di un piano per uccidere 125 coloni.
Il successo de “Il cacciatore” e la scommessa de “I cancelli del cielo”
Con I CANCELLI DEL CIELO, il quarantenne Cimino arrivava dal successo de IL CACCIATORE (Deer Hunter, 1978), film vincitore di 5 Oscar 1979, tra cui quelli per il miglior film e la miglior regia.
L’obiettivo di Cimino era realizzare una vera opera d’arte a sfondo storico, una monumentale saga americana con incredibili paesaggi naturali e grandi scene di massa, puntellata, dal punto di vista drammaturgico, su un tragico triangolo amoroso.
La scelta del terzetto di attori protagonisti cadde su Kristofferson (lo sceriffo Averill), Christopher Walken (Nathan Champion) e Isabelle Huppert (Ella), alla sua prima esperienza cinematografica extra francese.
Il budget insostenibile del nuovo film di Cimino

Isabelle Huppert e Kris Kristofferson mettono a frutto le lezioni di danza pagate dalla United Artists.
Fin da subito, fu chiaro che un film del genere avrebbe richiesto notevoli investimenti economici, ma la casa di produzione cinematografica statunitense United Artists accettò la sfida e, sognando di realizzare un kolossal americano romantico ed elegante come IL DOTTOR ZIVAGO o LAWRENCE D’ARABIA, investì nel progetto 7 milioni e mezzo di dollari (altre fonti riferiscono di quasi 12 milioni).
I CANCELLI DEL CIELO avrebbe avuto bisogno di grandi spazi e ricostruzioni d’ambiente impeccabili.
Fin dall’inizio, Cimino formulò richieste inevitabilmente molto dispendiose, come l’allestimento di un vero villaggio di frontiera, costumi d’epoca, lezioni di varia natura destinate ad attori e comparse (equitazione, pattinaggio su rotelle, combattimento tra galli, danza…) e un sistema di irrigazione artificiale per avere verde erba, vera e rigogliosa, sul campo brullo e roccioso che avrebbe dovuto ospitare il set della celebre battaglia del film. La produzione fu costretta a mettere a disposizione del regista un treno a vapore d’epoca conservato in un museo del Montana.
Le leggende sul metodo Cimino
La meticolosità e l’intransigenza sul set di Cimino divennero leggendarie. Il regista era disposto a fermare i lavori per ore, purché lui e il direttore della fotografia, Vilmos Zsigmond, avessero a disposizione la giusta luce naturale da sfruttare per una ripresa. Pare che, durante la realizzazione del film, uno degli attori, John Hurt, abbia avuto il tempo di andare in Inghilterra, girare THE ELEPHANT MAN (1980) con David Lynch e tornare sul set de I CANCELLI DEL CIELO, con la produzione del film ancora in corso.
Cimino ripeteva le scene molte volte (pare che, per ogni sequenza, volesse avere a disposizione almeno 32 ciak) e non accettava nessun tipo di ingerenza, soprattutto da parte della produzione.
6 giorni dopo l’inizio delle riprese, il film era già in ritardo di 5 giorni sul cronoprogramma e, in quel breve lasso di tempo, Cimino aveva speso 900000 dollari per un solo minuto e mezzo di ciak utilizzabili. Mantenendo quel ritmo, la produzione de I CANCELLI DEL CIELO avrebbe richiesto una spesa plurimilionaria per ogni minuto di film. La United Artists si rese conto improvvisamente dei costi insostenibili del film.
Cinema come pura forma d’arte
Nonostante le evidenti bizzarrie legate ai metodi di lavoro di Cimino, gli attori si sono sempre dichiarati felici di partecipare al progetto, concepito come pura forma d’arte.
Nel documentario FINAL CUT (2004) di Steven Bach (autore dell’omonimo libro del 1985), dedicato alla lavorazione de I CANCELLI DEL CIELO, Jeff Bridges, che, all’epoca, aveva già lavorato con Cimino nel suo film d’esordio, UNA CALIBRO 20 PER LO SPECIALISTA (Thunderbolt and Lightfoot, 1974) e che, ne I CANCELLI DEL CIELO ha un piccolo ruolo nei panni di un imprenditore locale, ha dichiarato: “Da fuori, poteva sembrare tutto eccessivo. Ma a me non è mai sembrato così. Per me, era come se a quel ragazzo [Cimino] importasse davvero”.
Dal canto suo, Kris Kristofferson ha affermato: “A chiunque crede nella propria visione artistica, importa della sua opera. Probabilmente, a me non importava più di tanto! Ma sono stato contento di lavorare con qualcuno [Cimino] a cui importava!”.
Cimino e la rappresentazione dell’America di fine Ottocento”
Nel 2003, ospite della Cineteca di Bologna, Cimino ha dichiarato: “Tutta l’energia che ho speso per I CANCELLI DEL CIELO aveva un solo fine: portare sullo schermo, con le migliori immagini e i migliori suoni possibili, l’America della fine dell’Ottocento, cercando di raggiungere il maggior grado di veridicità. Gli anni in cui si svolge il film sono anche quelli in cui si diffonde la fotografia: si tratta di un periodo molto ben documentato. Ogni cosa che si vede nel film trova riscontro in una fotografia del periodo, dai particolari degli abiti all’aspetto della pista di pattinaggio. Una cosa che mi colpì in particolare, guardando le foto dell’epoca, era la grande quantità di persone, la vera e propria esplosione demografica in corso, specie per l’arrivo di masse di emigrati, la nascita velocissima di città molto popolose: è un aspetto che ho voluto assolutamente portare nel film. (…) Ero affascinato dall’idea di portare alla luce questo episodio [ndA: la guerra di Jason County], in cui alcuni americani uccidevano altri americani, in cui, all’entusiasmo e all’incanto per la giovane nazione, si mescolava un sentimento di depressione, di sconfitta degli ideali, di precoce consapevolezza”.
La critica USA impietosa verso Cimino
Al termine delle riprese, per il montaggio del film, Cimino aveva tra le mani più di 300 chilometri di pellicola su cui lavorare! Da contratto, avrebbe dovuto trasformare quella gigantsca mole di materiale in un film di durata compresa fra 2 e 3 ore.
Cimino si chiuse in sala di montaggio, giorno e notte, e mostrò ai dirigenti della United Artists un film lungo 5 ore e 25 minuti. Gli venne imposto di ridurne la durata. Cimino tagliò, fino a ottenere un film di 219 minuti (3 ore e 39). Finì il montaggio de I CANCELLI DEL CIELO giusto in tempo per la première newyorkese del film, programmata per il 18 novembre 1980.
La reazione del pubblico alla prima proiezione fu terribile: la fine del film fu accolta da un silenzio confuso.
La critica americana fu tranchant, nei confronti di Cimino. In sostanza, I CANCELLI DEL CIELO venne definito unanimemente un fiasco e un film pretenzioso e stravagante. Sul The New York Times, il critico Vincent Canby arrivò a scrivere: “I CANCELLI DEL CIELO fallisce così tanto da far venire il sospetto che Mr. Cimino abbia venduto la sua anima al Diavolo, per ottenere il successo de IL CACCIATORE, e che il Diavolo sia tornato per esigere il suo tributo”.
Il flop ai botteghini de “I cancelli del cielo”
La United Artists sospese la distribuzione de I CANCELLI DEL CIELO nelle sale cinematografiche statunitensi (pianificata per permettere la candidatura del film agli Oscar), per procedere con un nuovo montaggio, ridurre ulteriormente la durata del film e distribuirlo regolarmente nel corso della primavera successiva.
Tale scelta, approvata da Cimino, fu concepita per aiutare il film, ma, in concreto, finì per dare involontariamente manforte ai critici che avevano assistito alla proiezione di New York e avevano massacrato I CANCELLI DEL CIELO.
La nuova edizione del film uscì nei cinema statunitensi e canadesi a fine aprile 1981 e, a maggio, venne presentato al Festival di Cannes 1981, ricevendo una buona accoglienza.
Nel complesso, I CANCELLI DEL CIELO costò più di 40 milioni di dollari e ne guadagnò solo 3,5 al box office statunitense.
Gli effetti de “I cancelli del cielo” sul mondo del cinema
La reputazione di Cimino venne seriamente compromessa. Riuscì a realizzare un nuovo film solo nel 1985 (L’ANNO DEL DRAGONE).
Fondata nel 1919 da Douglas Fairbanks, Mary Pickford, Charlie Chaplin e D.W.Griffith, la storica casa di produzione United Artists entrò in crisi economica e, nel 1981, il gruppo Transamerica la vendette alla Metro-Goldwyn-Meyer.
I CANCELLI DEL CIELO venne accusato di aver segnato la fine della New Hollywood e l’epoca dell’indipendenza artistica degli autori e di aver aperto le porte al cinema commerciale degli anni Ottanta.
Da quel momento, qualsiasi film che facesse presagire le stesse ambizioni nutrite da Cimino con I CANCELLI DEL CIELO veniva temuto. Quando, alla fine del decennio, Kevin Costner si mise al lavoro al western revisionista BALLA COI LUPI (Dances With Wolves, 1990), a Hollywood, si riferivano al film chiamandolo ironicamente Kevin’s Gate, con un gioco di parole ispirato al titolo originale del travagliato film di Cimino.
Venezia 1982 e 2012: la riscoperta di un film “scomparso e sopravvissuto”
In realtà, all’epoca del film di Costner (che, nel 1991, avrebbe vinto 7 Oscar), le sorti de I CANCELLI DEL CIELO erano già cambiate.
Per esempio, l’uscita del film in versione originale, in Gran Bretagna, nel 1982, ottenne recensioni molto positive. Benché, negli anni successivi, negli USA, si parlasse ancora de I CANCELLI DEL CIELO in termini dispregiativi, l’interesse dei cinefili nei confronti del film aumentò progressivamente. Il film arrivò anche a Venezia, nella versione da 219 minuti, in una sezione collaterale della Mostra, Mezzogiorno-Mezzanotte.
In seguito, in occasione di altre proiezioni ufficiali del montaggio Director’s Cut, come quella nel corso di Venezia Classici, alla Mostra del Cinema di Venezia 2012, il film è stato accolto in maniera entusiasta. Cimino, presente alla proiezione ufficiale, disse: “[I CANCELLI DEL CIELO è un film] scomparso e sopravvissuto”, esattamente come lui.
Oggi, le critiche mosse nel 1980 a scene come quella del valzer di Kristofferson e la Huppert o alla sequenza della sala di pattinaggio suscitano forte perplessità.
L’attualità de “I cancelli del cielo”
A ben guardare, I CANCELLI DEL CIELO è più attuale ora di quando uscì in sala per la prima volta. Il film non è esente da difetti ed esaltarlo in maniera incondizionata, senza tenere in considerazione anche le sue pecche, non rende alcuna giustizia (postuma) a Cimino.
Ma determinate scelte produttive ed estetiche sono molto vicine alla sensibilità contemporanea e, sotto molti aspetti, il film di Cimino affronta temi caldi e attuali.
In particolare, le scene di massa, con file di immigrati europei che si muovono attraverso l’aspro paesaggio del Wyoming e del Montana, trasportando con fatica i loro averi, su carri e mezzi di fortuna, ricordano le immagini dei rifugiati civili dei giorni nostri. Gli immigrati del film di Cimino vengono definiti dai membri della Stock Growers Association “ladri, anarchici, poveri, ignoranti e degradati”. Sono appellativi che, oggi, gli individui contrari alla libera circolazione delle persone usano spesso, quando si riferiscono agli immigrati. Le connivenze tra Governo degli Stati Uniti e baroni del Wyoming pronti ad assoldare dei mercenari per uccidere persone inermi, poi, evidenziano l’urgente necessità degli Stati Uniti di fare i conti con un passato che, in troppe occasioni, è stato rappresentato solo attraverso la lente trasfigurante dell’epica della Frontiera.
Nel frattempo, anche le abitudini del pubblico sono cambiate. La pratica diffusa del binge watching delle serie tv ha forgiato gli spettatori a maratone davanti allo schermo ben più impegnative della visione de I CANCELLI DEL CIELO Director’s Cut.
“I cancelli del cielo” nella programmazione tv Rai
Per rinsaldare la fama di film maledetto, però, anche la programmazione tv della versione integrale de I CANCELLI DEL CIELO ha avuto qualche difficoltà, perlomeno in Italia.
Nel 1985, Enrico Ghezzi consegnò all’Italia il primato della prima messa in onda europea de I CANCELLI DEL CIELO. Ghezzi inserì il film di Cimino nella scaletta della prima edizione de La magnifica ossessione, una maratona televisiva di 40 ore, andata in onda su Rai 3 e dedicata ai 90 anni della nascita del cinema. Il film fu trasmesso intorno alle 22. Nel 2004, Ghezzi replicò, trasmettendo il film, diviso in due parti, nella notte fonda di Rai 3.
Nel settembre 2014, Rai Movie aveva programmato la messa in onda in prima serata della Director’s Cut del film di Cimino. A circa 20 minuti dalla fine del film, un problema tecnico di trasmissione fece saltare la regolare messa in onda, riproponendo i precedenti 20 minuti del lungometraggio. Alla conclusione dello spazio previsto per il film, la programmazione di Rai Movie continuò, seguendo il palinsesto previsto e privando del finale gli spettatori che, nel frattempo, avevano visto scorrere sullo schermo le stesse mmagini, per due volte consecutive.
A qualche anno di distanza, Rai Movie ci riprova e, il 18 gennaio 2021, ripropone (ancora in prima serata) I CANCELLI DEL CIELO nella versione restaurata di Venezia 2012 in italiano, con doppiaggio ibrido (ricavato dall’unica versione, mutilata, che era stata distribuita in Italia nel 1981) e sottotitoli in italiano per le battute rimaste in inglese.
Per chi volesse godere del confronto tra la versione doppiata in italiano per la distribuzione in sala nel 1981 (Theatrical Cut) e la Director’s Cut dell’edizione restaurata digitalmente della Criterion Collection trasmessa dalla Rai nel 2014 e nel 2021, il critico cinematografico e Program Consultant a Rai Movie Alberto Farina ha realizzato un interessante confronto video che evidenzia la complessità del lavoro svolto.
Fonti consultate
BBC.
Filmlinc.
LaTimes.
OndaCinema.
Box Office Mojo.
[Photo Credit: United Artists].
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