François Truffaut e la saga di Antoine Doinel

Interpretato da Jean-Pierre Léaud nell'arco di 20 anni, Doinel è il personaggio-feticcio di François Truffaut protagonista di una saga composta da 5 film.

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François Truffaut e la saga di Antoine Doinel

La saga di Antoine Doinel nei film di Truffaut

Il famoso film BOYHOOD di Richard Linklater segue per 12 anni la vita del personaggio protagonista, Mason. All’inizio delle riprese, nel 2002, l’attore che lo interpreta, Ellar Coltrane, aveva circa 8 anni. Insieme agli altri co-protagonisti, come Ethan Hawke e Patricia Arquette, e ai membri della troupe, Coltrane è invecchiato insieme al suo personaggio. Quando il lavoro sul set si è concluso e il film è stato distribuito nel 2014 (vincendo un Orso d’Argento 2014 per la regia, 3 Golden Globe e un Oscar 2015), ormai Coltrane era diventato un adulto.
Ma, prima di questo esperimento cinematografico di Linklater, c’è un altro prestigioso esempio di film con un personaggio che cresce insieme all’attore che lo interpreta.
Si tratta della saga di Antoine Doinel, il personaggio inventato da François Truffaut e interpretato dall’attore francese Jean-Pierre Léaud dal 1959 al 1979.

La biografia di Truffaut nella saga di Doinel: sì o no?

jean pierre leaud truffaut cannes passeggiata

Léaud e Truffaut a Cannes, nel 1959.

Per quanto il famoso regista francese, tra i fondatori della Nouvelle Vague, abbia attinto ai suoi ricordi e alle sue esperienze personali per elaborare questo personaggio, Doinel non è Truffaut.
Per evitare quella che lo stesso Truffaut ha definito “una confessione piagnucolosa e compiacente”, il regista ha collaborato con Marcel Moussy, un romanziere e autore televisivo di cui aveva apprezzato Si c’était vous (1957), un programma tv dedicato al conflitto fra genitori e figli.
Il primo film in cui compare l’inquieto e ribelle Doinel è I QUATTROCENTO COLPI, che Truffaut gira tra il 1958 e il 1959, quando non ha ancora 30 anni.  “Se avessi portato a compimento la sceneggiatura da solo, avrei avuto la tendenza a (…) fare una satira violenta ma molto poco obiettiva, mentre Moussy mi ha aiutato a umanizzare queste persone, a renderle più vicine alla normalità”.
Così, fin dagli albori della saga di Doinel, Truffaut prova a fare in modo che gli aspetti autobiografici della narrazione non siano predominanti e che siano ignorati, se non addirittura negati. In un articolo pubblicato sulla rivista Arts nel 1959, Truffaut prova ad affrancare definitivamente Antoine da François. “Se il giovane Antoine Doinel può ricordare a volte l’adolescente turbolento che io sono stato, i suoi genitori non somigliano affatto ai miei, che furono meravigliosi, mentre ricordano molto le famiglie che si affrontavano nel programma televisivo che scriveva Moussy”.

Chi è Antoine Doinel?

léaud doinel i 400 colpi baci rubati

Jean Pierre Léaud/Antoine Doinel in vari momenti della sua carriera/della sua vita. Foto di Raymond Cauchetier, 1968.

Il ciclo cinematografico che racconta la crescita di Doinel è composto da 5 film. Alcuni di essi hanno segnato indelebilmente il movimento cinematografico della Nouvelle Vague e l’intera storia del cinema.
All’inizio della saga, Antoine Doinel è un ragazzino di 12 anni. Vive a Parigi, con la madre e il patrigno, in un piccolo appartamento, dove non ha neppure una camera per sé.
Nel film I QUATTROCENTO COLPI (1959), Antoine è un bambino inquieto, desideroso di affetto, incompreso dalla famiglia e, in generale, dagli adulti. Il giovane Doinel è alla ricerca di attenzione. Il suo percorso esistenziale è punteggiato da una successione di catastrofi, dove una stupidaggine ne provoca un’altra, con conseguenze ogni volta più serie.
Per interpretare Antoine, Truffaut sceglie Jean-Pierre Léaud, che, all’epoca delle riprese ha 14 anni.
Léaud è figlio d’arte: sua madre è l’attrice Jacqueline Pierreux e suo è padre lo sceneggiatore Pierre Léaud. Quando Truffaut lo sceglie, non è alla sua prima esperienza cinematografica. Nel 1958, infatti, è stato nel cast del film AGLI ORDINI DEL RE (La Tour, prends garde!) di Georges Lampin.
Durante i provini, Léaud colpisce Truffaut per la naturalezza con cui aderisce subito al personaggio di Doinel.
Nell’introduzione al libro Le avventure di Antoine Doinel in cui, per la prima volta, nel 1970, Truffaut ha raccolto gli scritti dedicati fino a quel momento al suo personaggio-feticcio, il regista ha scritto: “Jean Renoir mi ha insegnato che l’attore che interpreta un personaggio è più importante del personaggio. (…) Antoine Doinel è diventato la sintesi di due persone reali, Jean-Pierre Léaud e me. (…) Gradualmente, Antoine Doinel si è allontanato da me, per avvicinarsi a Jean-Pierre”.

“L’amore a vent’anni”: il ritorno di Doinel

truffaut sorridente claude jade léaud panchina parigi

Truffaut, Claude Jade e Léaud sul set del film ‘Baci rubati’, 1968.

Nel 1961, mentre sta terminando le riprese di JULES E JIM (Jules et Jim, 1962), Truffaut viene contattato per un progetto corale sul tema dell’amore giovanile. Il regista accetta, entusiasta di poter rispolverare il personaggio di Antoine Doinel. Già nel ’59, infatti, Truffaut stava pensando a un film incentrato sulla prima storia d’amore di un adolescente, ma voleva affidare il ruolo a Léaud ed era disposto ad aspettare che l’attore compisse 17 anni, per inserirlo nel progetto. In quel periodo, Truffaut confessa a un giornalista: “è un film al quale tengo molto, e ci sto già lavorando. Come per I QUATTROCENTO COLPI, anche questo film uscirà dalla parte più intima di me stesso”.
Le idee di Truffaut convergono nell’episodio ANTOINE E COLETTE, contenuto nel film a episodi L’AMORE A VENT’ANNI (L’amour à vingt ans, 1962) firmato anche da Marcel Ophüls (figlio di Max), Shintarô Ishihara, Andrzej Wajda e Renzo Rossellini (figlio di Roberto).
Qui, Antoine è ormai un ragazzo e, “come era facilmente prevedibile, alla prima occasione si innamorerà in modo violento”.
Benché, già I QUATTROCENTO COLPI abbozzasse un aspetto delle relazioni di Doinel con le donne (vedi, il complicato rapporto con la madre) e affrontasse il tema dell’amore (o del desiderio di amare ed essere amato), con questo film, per la prima volta, Doinel si rapporta con una donna in una relazione sentimentale.

La fine del ciclo di Antoine Doinel, l’uomo che amava le donne

claude jade occhiali da vista libro nureyev léaud letto

Claude Jade e Léaud in una scena di ‘Non drammatizziamo…’, 1978.

Le relazioni amorose del protagonista diventano l’argomento trainante della saga di Doinel.
Nel corso degli altri film del ciclo, BACI RUBATI (Baisers volés, 1968), NON DRAMMATIZZIAMO… (Domicile conjugal, 1970) e L’AMORE FUGGE (L’amour en fuite, 1979), Antoine si sposa, diventa padre, ha varie relazioni adulterine, divorzia, si innamora di nuovo. Viene attratto da donne più mature di lui, come Fabienne Tabard (Delphine Seyrig) in BACI RUBATI. Oppure, da donne dal fascino esotico, come la giapponese Kyoko (Hiroko Berghauer) in NON DRAMMATIZZIAMO…
Ma una donna fondamentale nella vita di Doinel è Christine (Claude Jade), la sensibile musicista che diventa la sua prima vera fidanzata, poi sua moglie e, infine, la sua migliore amica.
Truffaut si innamorò della Jade e, con lei, nel 1968, programmò il matrimonio. I due, però, non si sposarono mai.
Nel corso degli anni, Lèaud ha lavorato ancora nei film di Truffaut, anche al di fuori del ciclo Doinel, per esempio in EFFETTO NOTTE (La nuit américaine, 1973). Ma lo “spirito” di Antoine ha continuato ad aleggiare fra loro.

  • I 400 colpi
    8.3/10 330 voti
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    “I quattrocento colpi” (1959)

    Titolo originale: Les quatre cents coups.
    Curiosità: la famosa scena della psicologa è stata girata da Truffaut il penultimo giorno di riprese, il 3 gennaio 1959, all’interno di un ufficio della scuola di cinema e fotografia di rue de Vaugirard. È l’unica scena del film girata in presa diretta. Truffaut ha rinunciato ai test e alle domande previsti dalla sceneggiatura. “(…) Ho predisposto la macchina da presa, sistemato un microfono e mi sono seduto di fronte a Jean-Pierre Léaud dopo aver chiesto a tutta l’équipe tecnica di lasciarci soli. Gli ho fatto una serie di domande di cui ignorava il contenuto, lasciandolo libero di rispondere come voleva, cosa che gli risultò relativamente facile, dato che le riprese erano praticamente finite e lui si era ormai impadronito del personaggio. In alcuni casi le sue risposte erano ricavate dalla sua esperienza di vita”.
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  • L'amore a vent'anni
    5.9/10 8 voti
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    “L’amore a vent’anni (Episodio: Antoine e Colette)” (1962)

    Titolo originale: L’amour à vingt ans.
    Curiosità: il primo titolo provvisorio dell’episodio di Truffaut del film antologico L’AMORE A VENT’ANNI è La foga di Antoine, in ricordo di La fuga di Antoine, il titolo seminale de I QUATTROCENTO COLPI. Forse, ANTOINE E COLETTE è un racconto perfino più autobiografico del primo film di Truffaut. Quando il regista scrive una prima bozza della storia, trasferisce su carta la dolorosa passione giovanile per Liliane, una ragazza conosciuta alla Cinématheque che, per lungo tempo, lo tenne sulla corda insieme ad altri frequentatori del luogo, come Jean-Luc Godard. Demoralizzato dal comportamento di Liliane, che prese a ignorarlo deliberatamente, Truffaut tentò addirittura il suicidio, procurandosi numerosi tagli a un braccio.
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  • Baci rubati
    7.3/10 60 voti
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    “Baci rubati” (1968)

    Titolo originale: Baisers volés.
    Curiosità: mentre è alla ricerca di un soggetto da far interpretare a Léaud “prima che sia troppo vecchio”, Truffaut immagina Doinel agli inizi di una carriera da giornalista. Ma, desideroso di affrancarsi da una possibile dimensione autobiografica del racconto (Truffaut era stato critico cinematografico per la rivista Cahiers du Cinéma), affida la sceneggiatura all’amico Claude de Givray e al suo cosceneggiatore Bernard Revon. I due spostano Doinel dal mondo del giornalismo a quello delle agenzie private di investigazione. La stesura della sceneggiatura sarà molto travagliata e caratterizzata da “rifiuti violenti e feroci sfuriate”, con Truffaut che rifugge fermamente la strada della satira sulla gioventù parigina suggerita da de Givray e Revon.
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  • Non drammatizziamo... è solo questione di corna!
    7.1/10 38 voti
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    “Non drammatizziamo… è solo questione di corna!” (1970)

    Titolo originale: Domicile conjugal.
    Curiosità: il soggetto del quarto film della saga di Doinel nasce da un suggerimento di Henri Langlois, direttore della Cinémathèque Française e amico di Truffaut. Uscendo da una proiezione di BACI RUBATI, Langlois manifesta a Truffaut il desiderio di vedere sposati Christine e Antoine. Così, Truffaut scrive alla sua segretaria Lucette, moglie di de Givray: “Voglio chiedere uno di questi giorni a Claud e a Bernard [Revon] di aiutarmi a continuare la serie: la vita coniugale di Antoine, Antoine padre di famiglia, ecc.”. Il terzetto lavora fra la primavera e l’estate del 1969, alla ricerca di piccoli episodi di vita reale, tra negozi di fioristi e piccole aziende straniere che lavorano in Francia.
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  • L'amore fugge
    7.3/10 24 voti
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    “L’amore fugge” (1979)

    Titolo originale: L’amour en fuite.
    Curiosità: in un primo tempo, Truffaut aveva concepito NON DRAMMATIZZIAMO… come l’ultimo film di Antoine Doinel. Ma l’insuccesso commerciale de LA CAMERA VERDE (La chambre verte, 1978) e la necessità di mettere in scena una buona sceneggiatura lo spingono a riportare in azione il suo personaggio. Per proporre un’uscita di scena adeguata a Doinel e per liberare definitivamente Léaud dal ruolo, Truffaut inizia a lavorare a L’AMORE FUGGE. È consapevole di avere tra le mani una quantità incredibile di materiale e di poter approfittare fino in fondo del fatto che può contare contemporaneamente su un personaggio e un attore in diversi momenti della loro vita. Scrive alla sua sceneggiatrice Suzanne Schiffman: “Non è possibile avere la fortuna di avere filmato un attore dai quattordici ai trent’anni, di avere tutto questo materiale, e non farne qualcosa”. Ma, nel corso del montaggio dell’ultimo titolo della saga di Doinel, Truffaut si ritrova a dire che sente il film, in cui convergono molte immagini di repertorio usate come flahback, come “una truffa”.  La Schiffman gli propone di sbarazzarsi di Doinel, facendolo morire. Truffaut le risponde: “Ma sei impazzita, non possiamo far morire Doinel, non ne ho il diritto!.
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Bibliografia

Carole Le Berre, François Truffaut al lavoro, Cahiers du Cinéma – Rizzoli libri illustrati, 2004.
François Truffaut, Le avventure di Antoine Doinel: un personaggio, un attore, un regista, Marsilio, 1992.
(a cura di Jean Cleder e Gilles Mouëllic) Nouvelle Vague, nouveaux rivages: Permanences du récit au cinéma, 1950-1970, Presses Universitaires de Rennes, 2001.

[Nella foto principale: I QUATTROCENTO COLPI].

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