La classifica dei film di Denis Villeneuve

"Blade Runner 2049" esce in sala: mettendo mano a un cult, il regista canadese ha affrontato una sfida coraggiosa. Scopriamo la sua filmografia incentrata su alcuni temi ricorrenti e su figure femminili indimenticabili.

Curiosità , di
La classifica dei film di Denis Villeneuve

VILLENEUVE E LA SFIDA DI “BLADE RUNNER 2049”

Il 5 ottobre debutta ufficialmente in sala BLADE RUNNER 2049, uno dei film più temuti e attesi degli ultimi 35 anni.
Il film è diretto dal regista canadese Denis Villeneuve e co-sceneggiato da Hampton Francher, già firma del primo BLADE RUNNER, e, benché il protagonista sia un nuovo cacciatore di androidi interpretato da Ryan Gosling, vede ancora Harrison Ford nel ruolo dell’iconico Rick Deckard.
Uscito nel 1982, il BLADE RUNNER di Ridley Scott ha segnato un punto di svolta della narrazione cinematografica mondiale. Accolto molto tiepidamente al momento del suo debutto, con il tempo il film di Scott è diventato una pietra miliare del cinema, non solo di genere sci-fi, in grado di definire nuovi codici estetici.

NESSUN TIMORE DAVANTI AI GRANDI NOMI DEL CINEMA

I protagonisti dell'epopea di Blade Runner 2049: Denis Villeneuve, Ridley Scott, Harrison Ford e Ryan Gosling

I protagonisti dell’epopea di Blade Runner 2049: Denis Villeneuve, Ridley Scott, Harrison Ford e Ryan Gosling

L’impresa di Villeneuve è epica. Il suo film dovrà essere all’altezza della matrice. Gli strali degli appassionati dell’universo di BLADE RUNNER sono già incoccati.

Dalla sua, il regista e sceneggiatore, che ha compiuto 50 anni il 3 ottobre, ha numerosi punti a favore. La sua filmografia, infatti, è costituita da titoli che sono già entrati nell’empireo cinefilo. BLADE RUNNER 2049 non rappresenta la prima incursione di Villeneuve nella fantascienza e nella distopia e pare che non sarà neanche l’ultima. Pronto a sfidare i miti della Settima Arte, in questo caso David Lynch, si prepara a dirigere un nuovo adattamento del romanzo Dune di Frank Herbert (1965) sceneggiato da Eric Roth (FORREST GUMP, 1995).

LA FILMOGRAFIA DI DENIS VILLENEUVE: I VOTI DI NIENTEPOPCORN.IT

Non conviene sottovalutare Denis Villeneuve: date un’occhiata alla sua brillante filmografia, ordinata in base ai voti degli utenti di Nientepopcorn.it, dal “peggiore” al “miglior” film realizzato finora.

  • Maelström
    6.4/10 7 voti
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    8.MAELSTRÖM

    Con il suo secondo lungometraggio, MAELSTRÖM (2000), Villeneuve partecipò al Festival di Berlino 2001, vincendo il premio FIPRESCI nella sezione Panorama. Il film è una sorta di favola romantica dai toni drammatici che incrocia visioni che ricordano il cinema di Jean-Pierre Jeunet e di Emir Kusturica. Narrato da un pesce parlante (Pierre Lebeau) che conosce il segreto della pace nel mondo, MAELSTRÖM affronta un tema che tornerà spesso nella filmografia di Villeneuve: il senso di colpa. Bibiane Champagne (Marie-Josée Croze) è una bella ragazza di Montreal che, dopo aver investito con l’automobile un pescatore norvegese, tenta il suicidio. Sopravvissuta, è convinta di aver ricevuto una chance e di poter ricominciare da capo una vita che, fino a quel momento, era stata molto travagliata. Villeneuve parla di luce e oscurità, di violenza e amore con un tocco decisamente personale. Sono i primi vagiti della sua filosofia cinematografica.

  • Un 32 août sur terre
    6.2/10 9 voti
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    7.UN 32 AOÛT SUR TERRE

    Anche UN 32 AOÛT SUR TERRE (1998), il film d’esordio di Villeneuve, presentato nella sezione Un certain regard di Cannes, contiene diversi elementi che torneranno nei suoi lungometraggi successivi. Su tutti, un fatale incidente d’auto.
    Simone (Pascale Bussières) è una giovane modella (la prima di tanti significativi personaggi femminili villeneuviani) che distrugge la propria automobile finendo in un fosso. La ragazza sopravvive all’incidente con l’improvviso desiderio di concepire un figlio con Philippe (Alexis Martin), il suo migliore amico, da sempre innamorato di lei. Il ragazzo propone a Simone di andare negli Stati Uniti, per amarsi in un contesto originale: i deserti di sale. Quella raccontata da Villeneuve è una storia d’amore incentrata su un tema universale di cui si prende coscienza in un momento preciso della propria vita: non siamo immortali e, un giorno, la nostra vita finirà. “Simone, più so, più dubito”, confessa a un certo punto Philippe. Il mondo ha sempre meno senso.

  • Polytechnique
    6.9/10 52 voti
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    6.POLYTECHNIQUE

    POLYTECHNIQUE (2009) è stato realizzato al termine di una lunga pausa di riflessione del regista, che, dopo MAELSTRÖM, aveva girato solo un paio di cortometraggi e un documentario. Il suo ritorno al lungometraggio è caratterizzato da un tema angoscioso e inquietante. POLYTECHNIQUE è stato definito “la risposta canadese” a ELEPHANT (2003) di Gus Van Sant, perché racconta un fatto di cronaca avvenuto a Montreal nel 1989, conosciuto come il massacro all’Ecole Polytechnique. In circa venti minuti, uno studente sparò all’interno dell’istituto, uccidendo 14 persone. Con il suo film, Villeneuve esprime un concetto chiaro: l’empatia e la comprensione sono le uniche risposte alla rabbia.

  • Enemy
    Enemy
    2013
    6.8/10 233 voti
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    5.ENEMY

    Probabilmente, ENEMY (2013) è il film più strano, ma anche il più personale realizzato finora da Villeneuve. Esso si basa su un romanzo di José Saramago, L’uomo duplicato (2002), ed è ambientato in una società futura che, a primo impatto, non sembra particolarmente diversa da quella in cui viviamo attualmente. Diversi dettagli presenti nel film, però, lasciano intuire pesanti forme di controllo sulla vita delle persone. L’attore Jake Gyllenhaal interpreta i due protagonisti, Adam ed Anthony, offrendo una delle sue migliori interpretazioni: contemporaneamente, Gyllenhaal è un professore di storia in attesa di un figlio dalla sua compagna (Sarah Gadon) e un attore frustrato. Neanche a dirlo, una delle chiavi del film è rappresentata da un incidente d’auto. ENEMY è una storia di autodistruzione incentrata sullo iato interiore che dilania chi si ritrova ad amare contemporaneamente due persone. L’amore diventa un ostacolo e, da sentimento positivo, si trasforma in inquietudine e avvelena l’esistenza.

  • Sicario
    7.0/10 219 voti
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    4.SICARIO

    Villeneuve non ha mai avuto paura del buio, né di mostrare al pubblico i suoi timori nei confronti della capacità di fermare il Male. Le protagoniste femminili dei suoi primi film scelgono la vita, dopo aver guardato la morte in faccia, trovando nella paura il carburante per andare avanti. Quella di SICARIO (2015) è a tu per tu con la degenerazione dell’Uomo e rischia di venirne inghiottita. SICARIO non è esattamente un film che illustra le dinamiche relative al traffico di droga. La scelta del contesto ha un valore metaforico: il confine fra Stati Uniti e Messico, un luogo in cui la violenza si esplica nella sua maniera più irragionevole, rappresenta la linea di demarcazione esistente fra l’essere umano e il mostro.  L’agente Kate Macer (Emily Blunt) sarà in grado di combattere i mostri della violenza, senza diventare essa stessa un mostro? SICARIO è un film tecnicamente ineccepibile, caratterizzato da alcune sequenze memorabili e da un commento musicale stupefacente firmato da Jóhann Jóhannsson (che, per questo lavoro, venne candidato agli Oscar) che sembra uscire direttamente dalle viscere (dell’uomo e della Terra).

  • Arrival
    7.4/10 484 voti
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    3.ARRIVAL

    Dopo tanta violenza e tanti dubbi sulla capacità di arginarla, ARRIVAL (2016) interrompe il ciclo cupo e nefasto di Villeneuve, suggerendo che esiste un’alternativa alla mostruosità. Il regista amplia il contesto usuale, arrivando a coinvolgere l’intero cosmo, forme di vita extraterrestri e il concetto che le azioni hanno ripercussioni ed effetti nel tempo futuro e sulle generazioni a seguire.  Il film, in concorso per il Leone d’Oro a Venezia e candidato a 7 premi Oscar (ne ha portato a casa solo uno, quello per il miglior sonoro), si basa sul racconto Story of Your Life di Ted Chiang e racconta il tentativo delle forze mondiali di interpretare la venuta di alcune creature aliene sul nostro pianeta: vengono in pace? Intendono colonizzare o distruggere la Terra? La linguista Louise Banks (Amy Adams) si aggiunge alla carrellata di significative eroine femminili di Villeneuve, diventando saggia ed empatica portatrice del più grande e altrettanto ambiguo strumento mai inventato dall’uomo: il linguaggio.

  • Prisoners
    7.6/10 407 voti
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    2.PRISONERS

    PRISONERS (2013) rappresenta il debutto di Denis Villeneuve a Hollywood e vanta alla fotografia Roger Deakins (che, con questo film, conquistò l’undicesima delle sue 13 candidature agli Oscar). È un film sovraccarico di emozioni e riflessioni e costituisce la prima occasione che il regista canadese ha avuto per mettere in scena con maggiori mezzi e possibilità le ossessioni ricorrenti fin dai suoi primi lavori.
    Il film narra il dramma di Keller Dover (Hugh Jackman), un uomo onesto e religioso, devoto alla propria famiglia, sconvolto dalla scomparsa della figlia e della sua amichetta al punto da non farsi scrupolo nell’accanirsi crudelmente sul ragazzo mentalmente ritardato (Paul Dano) che ritiene le abbia rapite. All’interno della filmografia di Villeneuve, PRISONERS rappresenta il momento preciso in cui il regista ha deciso di esplicitare senza troppe metafore il suo argomento preferito: l’eterno ciclo della violenza e la capacità dell’uomo di diventare un mostro.

  • La donna che canta
    7.9/10 116 voti
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    1.LA DONNA CHE CANTA

    Il testo teatrale Incendies di Wajdi Mouawad adattato dallo stesso Villeneuve per il grande schermo si sposa perfettamente con i temi amati dal regista. LA DONNA CHE CANTA (2010) è una drammatica caccia al tesoro che, al suo interno, contiene più storie intrecciate fra di loro. Narwan (Lubna Azabal) consegna ai figli gemelli, Jeanne e Simon, due lettere (che essi non possono leggere) da consegnare al padre e a un terzo fratello che i ragazzi non hanno mai conosciuto. La storia di Narwan si dipana come i rami di un albero e segue i suoi protagonisti in giro per il mondo, in fuga dalla guerra e dalla violenza di un Paese mediorientale senza nome. Al di là della potente componente emotiva, LA DONNA CHE CANTA è un inno alla forza femminile, che sembra trovare massima espressione solo attraverso la sofferenza, e una parabola sulle capacità salvifiche del perdono.

[Nella foto: Villeneuve e Gyllenhaal sul set di ENEMY]

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