LA LUNGA CARRIERA DI BURT REYNOLDS, FRA I SIMBOLI DI UN’EPOCA
La morte di Burt Reynolds, scomparso il 6 settembre per un attacco cardiaco, a 82 anni, ha permesso di rivangare la filmografia dell’attore.
Fra gli anni Settanta e Ottanta, Reynolds è stato un simbolo del lifestyle americano. Affascinante ma roccioso, ironico e macho. Ha caratterizzato un momento fondamentale della storia del cinema con un atteggiamento quasi ilare, senza mostrare inclinazione per quei demoni e quei tormenti che, al contrario, sembravano agitare la vita e le prestazioni artistiche di colleghi come Al Pacino e Robert De Niro.
DISINCANTO, IRONIA E MACHISMO
Con il suo apparente disincanto, Reynolds è stato icona di costume, uomo desideratissimo, simulacro sessuale. Come dimenticare il famoso centerfold di Cosmopolitan che, nell’arco di più di 40 anni, è stato oggetto di tante citazioni, compresa quella di Deadpool?
Soprattutto, Reynolds è stato Mean Machine, Lewis, Jack Horner, il volto indimenticabile di film come UN TRANQUILLO WEEKEND DI PAURA (Deliverance, 1972) di John Boorman, QUELLA SPORCA ULTIMA META (The Longest Yard, 1974) di Robert Aldrich e BOOGIE NIGHTS – L’ALTRA HOLLYWOOD (Boogie Nights, 1997) di Paul Thomas Anderson.
Recentemente, Quentin Tarantino lo aveva scelto per fare parte del cast del suo nuovo film, ONCE UPON A TIME IN HOLLYWOOD, in uscita nell’agosto 2019. Stando alle prime indiscrezioni circolate qualche mese fa, Reynolds avrebbe dovuto interpretare George Spahn, il proprietario del ranch che divenne la base della Family di Charles Manson nei dintorni di Los Angeles.
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UN FIUTO SPECIALE PER… RIFIUTARE RUOLI CULT
Nel corso della sua lunga carriera, iniziata in tv alla fine degli anni Cinquanta, Reynolds ha interpretato film e ruoli di successo, ma ha scelto di partecipare anche a numerosi film “infelici”, qualitativamente discutibili e accolti poco calorosamente sia dalla critica che dal pubblico. STRIPTEASE (1996) di Andrew Bergman, L’ALTRA SPORCA ULTIMA META (The Longest Yard, 2005) e HAZZARD (The Dukes of Hazzard, 2005) di Jay Chandrasekhar sono solo alcuni dei film che gli hanno fruttato qualche nomination agli ingloriosi Razzie Awards.
Oltre a scegliere alcuni copioni mediocri, Reynolds ha dimostrato anche di avere un fiuto particolare nel rifiutare ruoli che, interpretati da altri attori, hanno fatto la storia del cinema. “Avrebbero cambiato la mia carriera, non c’è dubbio. Avrebbero potuto offrirmi qualsiasi ruolo. Sai quanto si guadagna con film come IL BANDITO E LA MADAMA?”, ha ricordato l’attore nella sua biografia But Enough About Me del 2015.
I PERSONAGGI CHE REYNOLDS AVREBBE POTUTO INTERPRETARE
Fra i personaggi rifiutati da Reynolds, ci sono James Bond (secondo lui, il pubblico non avrebbe accettato volentieri uno 007 americano), Michael Corleone (Al Pacino) ne IL PADRINO, Han/Ian Solo (Harrison Ford) in GUERRE STELLARI, Edward Lewis (Richard Gere) in PRETTY WOMAN, McMurphy (Jack Nicholson) in QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO, John McClane (Bruce Willis) in TRAPPOLA DI CRISTALLO, Garrett Breedlove (ancora Nicholson) in VOGLIA DI TENEREZZA.
A posteriori, Reynolds ha dichiarato che avrebbe interpretato bene ciascuno di questi personaggi. E, forse, negli anni, ha avuto un po’ di rimpianti.
ATTORI CHE HANNO PERSO GRANDI OCCASIONI
Ovviamente, Burt Reynolds non è l’unica star ad aver mancato la possibilità di vestire i panni di personaggi cinematografici di grande successo.
Scopriamo le storie di altri attori che hanno rifiutato o non hanno ottenuto ruoli in film diventati cult. Facciamo un gioco: riuscite a immaginare come sarebbe stato un certo film, se il protagonista fosse stato diverso?
“WARREN BEATTY, HAI 60 ANNI…”
Partiamo proprio da una vicenda legata a Burt Reynolds. Come ha raccontato in una recente intervista il regista Paul Thomas Anderson, il ruolo del regista di film porno Jack Horner in BOOGIE NIGHTS venne offerto prima a Warren Beatty che a Reynolds. “Conosco Warren da diversi anni, circa una ventina”, ha raccontato Anderson. “Gli avevo inviato il copione [NdA: di BOOGIE NIGHTS] e gli chiesi se gli interessava. Parlammo del ruolo che, poi, sarebbe andato a Burt Reynolds. Solo un paio di settimane dopo, mi resi conto che doveva esserci stata un po’ di confusione, perché lui pensava che volessi scritturarlo per il ruolo di Dirk Diggler [ndA: nel film, Mark Wahlberg]. Gli dissi: ‘Hai 60 anni…’. E lui: ‘Lo so, ma potrei farlo'”.
MARILYN MONROE E TRUMAN CAPOTE
Dimenticate Audrey Hepburn e il suo tubino nero firmato Givenchy. Immaginate Holly Golightly interpretata da Marilyn Monroe. Pensateci bene: non avete mai avuto l’impressione che la protagonista del film COLAZIONE DA TIFFANY (Breakfast at Tiffany, 1961) di Blake Edwards sembri disegnata apposta per essere interpretata da… Marilyn? Beh, sappiate che non è una semplice suggestione.
Truman Capote, autore dell’omonimo romanzo (1958) su cui si basa la sceneggiatura del film, conosceva bene Marilyn, sapeva del suo passato, gli erano noti i suoi problemi e aveva modellato su di lei le caratteristiche caratteristiche e fisiche della sua malinconica e stonata eroina. Nella sua versione letteraria, per esempio, Holly non è mora e minuta, ma ha occhi tra il verde e il blu e i capelli corti, cotonati e con ciocche così bionde da sembrare bianche. E, soprattutto, è evidentemente una ragazza di provincia, quasi una redneck.
Il film di Edwards uscì nelle sale un anno prima della morte della Monroe. L’attrice fu molto delusa quando non le affidarono il ruolo, a cui teneva molto. Lo stesso Capote aveva insistito a lungo affinché la Monroe fosse scritturata. Col senno di poi, viene naturale immaginare che, insieme a quella ne GLI SPOSTATI (The Misfits, 1961) di John Huston, questa avrebbe potuto essere una delle sue interpretazioni più intime e significative.EMMA WATSON E “LA LA LAND”
Il pluripremiato musical LA LA LAND di Damien Chazelle è stato interpretato con successo da Ryan Gosling ed Emma Stone che, per questo ruolo, ha vinto il Golden Globe e l’Oscar 2017 come miglior attrice. Ma Gosling e la Stone non sono stati la prima scelta del giovane regista. Prima di questa coppia, Chazelle aveva preso in considerazione Miles Teller, già protagonista del suo film d’esordio, WHIPLASH (2014), e -ironia della sorte- un’altra Emma, l’inglese Emma Watson.
Rumours al vetriolo hanno parlato di disaccordi sui cachet, di atteggiamenti divistici e di furiose liti con i rispettivi agenti alla luce dei risultati di LA LA LAND. Ma la Watson ha chiarito di non aver accettato il ruolo di Mia nel film di Chazelle, perché aveva appena firmato con la Disney per girare la versione in live action de LA BELLA E LA BESTIA (Beauty and the Beast, 2017). Questo impegno non le avrebbe permesso di lavorare bene come avrebbe voluto al film di Chazelle. “Sapevo che avrei dovuto ballare e che avrei dovuto studiare canto per almeno tre mesi. […] Non è il tipo di film in cui puoi usare un paracadute”, ha spiegato l’attrice.L’OSSESSIONE DI ROBIN WILLIAMS PER BATMAN
Robin Williams desiderava davvero tanto lavorare in uno dei film con Batman protagonista.
Provò a essere scritturato dalla Warner Bros. almeno in quattro occasioni, ma senza successo.
Tutto iniziò quando Tim Burton stava lavorando a BATMAN (1989). Da sempre, la casa di produzione aveva avuto l’intenzione di affidare il ruolo del Joker a Jack Nicholson. Ma, alla luce di alcuni tentennamenti da parte dell’attore, la Warner prese in considerazione Williams. Sappiamo tutti come andò a finire la storia.
Williams ci riprovò con BATMAN FOREVER (1995), proponendosi per il ruolo dell’Enigmista, ma il regista Joel Schumacher gli preferì Jim Carrey.
Quando Williams venne a sapere che Christopher Nolan, con cui aveva girato INSOMNIA (2002), stava lavorando a IL CAVALIERE OSCURO (The Dark Knight, 2008), si fece ancora avanti per interpretare il Joker. Sfortunatamente per lui, Nolan aveva pensato quel ruolo espressamente per Heath Ledger. Williams fece un ultimo tentativo in previsione del secondo film di Nolan su Batman, IL CAVALIERE OSCURO – IL RITORNO (The Dark Knight Rises, 2012), offrendosi per qualsiasi parte nell’ambito del film. Ma anche questo nuovo appello rimase inascoltato.
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