Nel labirinto della Mente – “A Beautiful Mind”: l’illusione del vero

Torna la rubrica di NientePopcorn.it dedicata al rapporto tra film e psiche. Questa volta, tocca al film A Beautiful Mind di Ron Howard: occhio agli spoiler!

Nel labirinto della Mente – “A Beautiful Mind”: l’illusione del vero

Con Nel labirinto della Mente, NientePopcorn.it vi propone una serie di film con trame in cui la psiche umana è protagonista, perché genera sub-realtà capaci di trarre in inganno sia i protagonisti della vicenda che il pubblico.
Il nuovo appuntamento è con un film biografico diretto da un famoso regista contemporaneo. Le rivelazioni sono dietro l’angolo, per cui, occhio agli spoiler!

La storia vera raccontata nel film “A Beautiful Mind” di Ron Howard

Il film A BEAUTIFUL MIND (2001) si ispira liberamente alle vicende raccontate anche nel libro biografico Il genio dei numeri (1998), in cui Sylvia Nasar illustra la storia del matematico e Premio Nobel per l’economia 1994 John Forbes Nash Jr.
A interpretare i protagonisti della vicenda, Nash e la moglie, Alicia Larde, il regista Ron Howard ha chiamato l’attore neozelandese Russell Crowe e l’attrice statunitense Jennifer Connelly.
Il film, premiato con 4 Oscar 2002, tra cui Miglior Film e Miglior Regia, trae spunto dalla vicenda biografica di John Nash per dare vita ad un complesso lavoro cinematografico, un’opera a più piani, che si muove tra realtà, illusione, matematica e psicologia.

  • A Beautiful Mind
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    Nel labirinto della Mente: la trama del film “A Beautiful Mind” di Ron Howard

    La trama di A BEAUTIFUL MIND inizia nell’autunno 1948. Il giovane John Nash viene ammesso in qualità di dottorando alla prestigiosa università americana di Princeton.
    Nash manifesta da subito un comportamento poco incline alle relazioni interpersonali. L’unica persona con cui stringe amicizia è il suo compagno di stanza, Charles.
    Nel tentativo di elaborare una teoria matematica valida per essere degno degli studi intrapresi, Nash si rifugia tra le sue congetture mentali.
    Il protagonista rielabora una delle teorie formulate dal padre dell’economia, Adam Smith, e giunge alla formulazione del Principio delle dinamiche dominanti, secondo cui, in un insieme, “il miglior risultato si ottiene quando ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per sé e per il gruppo”.

    Nash ottiene un incarico come ricercatore, presso il Laboratorio Wheeler a Boston e inizia a occuparsi di interventi al Pentagono e lezioni presso il Laboratorio. Mentre la collaborazione con il Governo degli Stati Uniti stimola la sua creatività, Nash non sembra mostrare alcuna predisposizione per l’insegnamento.
    Durante queste esperienze, però, il matematico fa alcuni incontri che cambiano la sua vita.
    In seguito agli interventi al Pentagono, infatti, si materializza un oscuro individuo, tale William Parcher (Ed Harris). In piena Guerra Fredda, l’uomo affida a Nash una missione top secret, per stanare pericolosi ordigni di fabbricazione sovietica.
    Nel corso delle lezioni alla Wheeler, invece, John conosce Alicia, la sua futura compagna.

    Come si evolve la vita di John Nash, in bilico precario tra le diverse relazioni instaurate?

Nash lavora davvero per il Pentagono?

Nash lavora davvero per il Pentagono?

“A Beautiful Mind”: il confronto tra matematica e psicologia

Più la relazione tra Nash e Alicia diventa seria (i due si sposano, nel 1957), più gli incontri notturni con Parcher si fanno pressanti, fino ad insinuarsi nella vita non solo di Nash, ma anche delle persone a lui vicine.
Alicia non sa dove suo marito trascorre il proprio tempo al di fuori del lavoro. Quando prova a chiedergli spiegazioni circa i suoi servizi presso il Pentagono, non ottiene risposte.
La situazione precipita. Nash è preda di attacchi di panico e si chiude in un drammatico silenzio. La moglie inizia a sospettare che, in Nash, ci sia qualcosa di grave.

L’uomo è convinto di essere pedinato e crede che fantomatiche spie sovietiche abbiano scoperto il suo lavoro per conto del Pentagono.
In realtà, la scoperta che viene fatta è di tutt’altra natura.
Il momento della rivelazione è giunto: i presunti agenti segreti russi cedono il passo al dottor Rosen, lo psichiatra con cui John ha un confronto diretto e che mette per la prima volta di fronte alla realtà dei fatti sia lui che Alicia.
John è affetto da schizofrenia paranoide: in sostanza, Nash è portato a stabilire un contatto immaginario con allucinazioni da lui stesso create e inserite nella realtà circostante. Non esiste nessun amichevole Charles, nessun William Parcher, né spie nemiche da cui scappare.

Facendo un passo indietro, esaminiamo l’etimologia della parola matematica, che, secondo il DELI (Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, ed. Zanichelli, 1999), deriva dal greco màthema, traducibile con i termini “conoscenza” e “apprendimento”. Màthema a sua volta deriva dal verbo manthano, ossia “imparare”.
Se si prende in considerazione la definizione che danno della matematica i filosofi della scuola pitagorica, essa viene definita come “scienza razionale”: la scienza dei numeri è alla base di ogni conoscenza della Natura.
Nel film A BEAUTIFUL MIND, viene messa in scena una comparazione tra matematica, “scienza razionale” per eccellenza, fondata sulla ragione e intesa come strumento cardine per analizzare e comprendere la natura e le sue forme, e psicologia, la “scienza della psiche”, dal latino psychologia, ossia “analisi dei processi psichici”.

Parcher è una delle materializzazioni della psiche di Nash

Parcher è una delle materializzazioni della psiche di Nash, nel film ‘A Beautiful Mind’.

La matematica è in grado di dare una spiegazione logica ai fenomeni che appaiono in fisica, in quanto i suoi studi sono fedelmente ancorati alla Mente.
Se la Mente indica ciò che è, allora la matematica produce soluzioni razionalmente accettabili.
Ma cosa accade, quando la Mente, lo strumento principale utilizzato dalla matematica, si sbaglia?

Nonostante il suo incredibile potenziale logico, la Mente di John Nash cade in errore e non materializza sotto gli occhi del protagonista le forme appartenenti a quella natura che la Mente stessa è chiamata a studiare.
Piuttosto, proietta nel mondo circostante visioni derivanti dalla psiche di Nash e gli conferisce caratteristiche simili a quelle delle cose esistenti, pur essendo puro frutto della sua immaginazione.

La Mente rafforza l’Io e dà corpo a proiezioni psichiche.
Ècosì che Charles Herman, il socievole compagno di stanza, dal carattere diametralmente opposto a quello di John, serve all’Io del protagonista per infondergli coraggio e sostenerlo in un momento cruciale della sua vita come quello di realizzare un valido progetto per il suo dottorato.
William Parcher, invece, l’eminenza grigia che gli affida un pericoloso compito dal taglio spionistico, rappresenta la personificazione dell’ambizione estrema che confluisce nel desiderio di essere utile al proprio Paese, decifrando codici che possano aiutare il governo degli Stati Uniti.
Un altro personaggio, la piccola Marcee, la nipotina di Charles, riconduce l’ormai adulto John a confrontarsi con il suo Io più recondito, quello più infantile, che si ostina a rifugiarsi in visioni immaginarie pur di non accettare una realtà fatta di tentativi e di possibili fallimenti, di coraggiose ambizioni e di profonda malattia.

Il riconoscimento della malattia è uno shock sia per il protagonista che per lo spettatore

Il riconoscimento della malattia è uno shock sia per il protagonista che per lo spettatore del film ‘A Beautiful Mind’.

La rappresentazione della follia nel film “A Beautiful Mind” con Russell Crowe

Nel proprio intimo, dunque, John Nash cela un antitetico connubio tra genio matematico e follia mentale.
L’uomo dimostra un talento ineguagliabile nel decifrare ed analizzare numeri, ma rimane schiacciato dal pesante fardello della sua malattia psichica. Nash sprofonda in un baratro che non gli permette di instaurare rapporti sani e semplici con chi lo circonda.

All’inizio, lo spettatore del film A BEAUTIFUL MIND vive il disturbo di cui soffre il protagonista. Come John, anche lo spettatore considera come reali e portatrici di verità le allucinazioni che si manifestano nel corso della prima parte del film, senza domandarsi se ciò che Nash vede sia reale o meno.
Il pubblico è ignaro quanto il protagonista, vede ciò che vede la mente di Nash, crede in ciò che crede Nash, ma improvvisamente, attraverso la presa di coscienza dell’esistenza della schizofrenia del protagonista, avviene il distacco.
Lo spettatore subisce lo stesso shock del protagonista, posto di fronte al riconoscimento della sua malattia.

Dunque, la prima parte del film di Ron Howard non è altro che un’imponente soggettiva della Mente di Nash, in cui Nash stesso è presente.
Si osservano le finte relazioni del protagonista attraverso un punto di vista altro, che sembra essere oggettivo, ma che, in realtà, appartiene alla Mente di Nash, poiché è da qui, infatti, che hanno origine le visioni e la loro compresenza nel mondo reale.

L'aiuto esterno: Alicia Nash

L’aiuto esterno: Alicia Nash.

Il significato del film “A Beautiful Mind”: essere spettatori di se stessi

Con fatica, Nash riesce a fare quel passo che lo spettatore compie prima di lui. Con piccoli progressi, prende coscienza della malattia generata dalla Mente e tenta un ricongiungimento con il mondo reale. Nash riuscirà a guarire?
Purtroppo, la Mente ha radici malate ben ancorate all’interno della psiche del protagonista e John non riuscirà ad estirparle. Ma Nash potrà ricorrere ad un compromesso.
Grazie all’aiuto offerto sia dall’esterno (le persone che gli vogliono bene), sia dall’interno (il suo Io, la parte razionale connessa alla realtà che è riuscita a sopravvivere oltre le oscure dinamiche imposte dalla Mente), John assume il ruolo di spettatore di sé stesso. Inizia a osservare la realtà con sguardo oggettivo e, anche se le allucinazioni continueranno senza sosta, il suo Io prevarrà e sarà in grado di discernere il vero dall’illusione del vero, il prodotto della realtà da quello della Mente.

John Nash (86 anni) e la moglie Alicia (82) sono scomparsi entrambi il 23 maggio 2015 in un incidente automobilistico.
Di ritorno dalla Norvegia, dove Nash si era recato per ritirare il prestigioso premio Abel per la matematica, la coppia si trovava in New Jersey, a bordo di un taxi uscito improvvisamente di strada.

3 commenti

  1. Erik / 23 Giugno 2016

    Manco da un pò dal sito, tra bimbi e lavoro il mio tempo libero si è drasticamente ridotto, e mi ritrovo questa sezione, fantastica!!
    Ho visto il primo articolo su “shutter Island” che però non ho visto, e poi questo su questo ottimo film e su un tema che mi tocca personalmente molto da vicino, quello della schizofrenia.
    Che dire, sezione effetto calamita che mi costringerà a passare più spesso, articolo molto interessante che descrive alla perfezione il punto di vista dello spettatore.
    Film che ho reputato un opportunità perchè da modo a chi non ha mai sentito vicini i “problemi” legati ai disturbi mentali di farsi un idea di come in realtà quello comune è solamente un modo di vivere… una vita…

    bello bella, articolo e sezione!!!

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