Jack Nicholson, l’attore dei record
Caratterizzato da un inconfondibile ghigno felino inconfondibile, luciferino e smargiasso, Jack Nicholson è considerato uno dei migliori attori della storia del cinema.
Spirito anticonformista, incarnazione della ribellione giovanile degli anni Sessanta e Settanta, antimilitarista, Jack è l’attore dei record. Protagonista di una settantina di film, finora Nicholson ha ricevuto 12 nomination ai premi Oscar, 8 come protagonista, 4 come non protagonista, secondo solo a Meryl Streep (20 nomination) e parimerito con Katharine Hepburn.
Insieme a Daniel Day Lewis e a Walter Brennan, Nicholson è uno dei pochi attori ad aver vinto 3 Oscar. Nel 1976 e nel 1998, con QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO (One Flew Over the Cuckoo’s Nest, 1975) e QUALCOSA è CAMBIATO (As Good as It Gets, 1997), ha vinto l’Academy Award come Miglior Attore. Nel 1984, con VOGLIA DI TENEREZZA (Terms of Endearment, 1983) si è aggiudicato l’Oscar come non protagonista.
In compagnia di Paul Newman e Michael Caine, infine, fa parte dell’esclusivo gruppo di attori che, a partire dall’inizio della propria carriera, sono stati candidati agli Oscar almeno una volta in tutti i decenni (a esclusione dei 2010s).
Nella filmografia di Jack Nicholson, i passi falsi artistici si possono davvero contare sulla dita di una mano (tra questi, LA GATTA E LA VOLPE, 1992).
La carriera di Nicholson, iniziata quando l’attore era appena ventenne, sembra poggiare su una grande ponderatezza. I ruoli scelti si sono sempre coniugati bene con la sua immagine e ciò che è dato conoscere della sua personalità, sancendo il suo successo internazionale, a dispetto dei personaggi negativi interpretati in molte occasioni.
Indice dei contenuti dell'articolo
- 1 Jack Nicholson, l’attore dei record
- 2 Toc toc! I migliori film di Jack Nicholson: 7 personaggi fondamentali
- 3 7. Melvin Udall, nel film “Qualcosa è cambiato” (1997)
- 4 6. J.J. Gittes, nel film “Chinatown” (1974)
- 5 5. David Locke, nel film “Professione: Reporter” (1975)
- 6 4. George Hanson, nel film “Easy Rider” (1969)
- 7 3. The Joker, nel film “Batman” (1989)
- 8 2. Jack Torrance, nel film “Shining” (1980)
- 9 1. R.P. McMurphy, nel film “Qualcuno volò sul nido del cuculo” (1975)
Toc toc! I migliori film di Jack Nicholson: 7 personaggi fondamentali
Per omaggiare una carriera cinematografica così solida e brillante che, nell’arco di circa 60 anni, sembra non aver mai subito flessioni significative, incontrando puntualmente il favore di critica e pubblico, NientePopcorn.it dedica al famoso attore americano il nuovo appuntamento con la rubrica periodica I Magnifici 7. Ecco una lista dei personaggi migliori interpretati da Jack Nicholson.
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7. Melvin Udall, nel film “Qualcosa è cambiato” (1997)
Estremamente scorbutico, razzista, omofobo e afflitto da disturbi ossessivo-compulsivi che lo costringono a uno stile di vita particolarmente originale, Melvin Udall è il protagonista della commedia romantica QUALCOSA È CAMBIATO (As Good as It Gets, 1997) di James L. Brooks.
Il ruolo di Udall è valso a Nicholson il terzo degli Oscar vinti finora e un Golden Globe. In ordine di tempo, rappresenta l’ultimo momento fondamentale della sua filmografia, la costante delle sue successive interpretazioni “rosa” e brillanti, da A PROPOSITO DI SCHMIDT (About Schmidt, 2002) a COME LO SAI (How Do You Know, 2010). Coetaneo del suo personaggio, Nicholson interpreta un uomo non più giovane che, alla luce di importanti cambiamenti personali, deve fare i conti con quanto seminato nel corso degli anni precedenti. In questo film, in particolare, deve scendere a patti con la propria misantropia, figlia dei comportamenti volutamente asociali praticati per anni.
Il pregio di Nicholson sta nell’aver vestito con disinvoltura il ruolo di Udall, rendendolo credibile e, a dispetto dell’iniziale biasimo che genera nel pubblico, perfino amabile.6. J.J. Gittes, nel film “Chinatown” (1974)
Il detective di Los Angeles Jack Gittes, detto J.J., è il protagonista di CHINATOWN (1974), il neo-noir diretto da Roman Polanski e premiato con l’Oscar per la Migliore Sceneggiatura originale, scritta da Robert Towne.
Nicholson interpreta un uomo dal forte senso pratico e senza scrupoli forgiato dalla frequentazione dei bassifondi di Los Angeles. All’alba degli anni Quaranta del Novecento, trascorsa definitivamente la grande crisi economica americana, la città si sta affermando come una metropoli tentacolare fondata su corruzione e malefatte. Gittes entra in contatto con l’impero famigliare ed economico di Noah Cross (John Huston, all’epoca “quasi” suocero di Nicholson, poiché l’attore ne frequentava la figlia, Anjelica Huston), un ricchissimo magnate che sembra disporre dei suoi uomini e della figlia Evelyn (Faye Dunaway) come una perfida divinità onnipotente.
Il bravo Jack ha la presenza scenica perfetta per vestire i panni del classico investigatore, declinato in maniera contemporanea, ambiguo e sfuggente quanto il suo sorriso tagliente come una lama di rasoio.5. David Locke, nel film “Professione: Reporter” (1975)
PROFESSIONE: REPORTER (The Passenger, 1975) di Michelangelo Antonioni è l’unico episodio “italiano” all’interno della filmografia di Jack Nicholson. Il film di Antonioni è il capitolo conclusivo della trilogia americana del regista italiano. Qui, Nicholson interpreta David Locke, un giornalista che, in seguito a un calcolato scambio di persona, ha la possibilità di cominciare una nuova vita con un’altra identità.
La prova artistica di Nicholson è tra le migliori della sua carriera.
L’attore incarna un uomo che, ormai incapace di “comunicare” con i suoi simili, a dispetto della sua professione (quella del reporter, del giornalista, appunto), tenta di cancellare se stesso.4. George Hanson, nel film “Easy Rider” (1969)
Probabilmente, dal punto di vista cinematografico, solo EASY RIDER (1969) è riuscito a raccontare con tempestività e sufficiente lucidità i cambiamenti in atto nella società americana alla fine degli anni Sessanta. Diretto da Dennis Hopper, co-sceneggiatore e co-interprete con Peter Fonda, EASY RIDER è il manifesto della controcultura, in cui il valore catartico del viaggio assume una valenza fondamentale.
Mentre Fonda e Hopper interpretano Capitan America e Billy, la coppia di motociclisti protagonisti della storia, Nicholson è George Hanson, un giovane avvocato alcolizzato, erede di una ricca famiglia, insofferente nei confronti delle convenzioni sociali e desideroso di assaporare profondamente la vita.Pronti a sperimentare le droghe e a vivere esperienze disparate, viaggiando sulle strade apparentemente infinite degli Stati Uniti, i tre si fanno portavoce dello spirito più genuino e ribelle della gioventù americana di quegli anni. Pacifisti, liberi da qualsivoglia vincolo, dediti alla scoperta, non incontrano i favori della parte più conservatrice della società, che intravede in loro un morbo da estirpare, pena l’ipotetica caduta del neonato impero americano.
3. The Joker, nel film “Batman” (1989)
A distanza di quasi 30 anni dall’uscita di questo film, l’interpretazione del pericoloso Joker offerta da Nicholson nel film BATMAN (1989) di Tim Burton è ancora un fondamentale termine di paragone all’interno dell’iconografia e della filmografia dedicata al celebre Uomo Pipistrello dei fumetti DC Comics.
Pazzo, sregolato, profondamente cattivo e dotato di grande inventiva, il Joker di Nicholson è la rappresentazione perfetta del supercriminale.
La capacità dell’attore di far suo il personaggio emerge dal fatto che il pur efficace trucco applicato sul suo viso non snatura la sua nota fisionomia. Jack è il Joker, perché, come lui, sembra beffardo e spietato.2. Jack Torrance, nel film “Shining” (1980)
Reduce dalla sua terza esperienza come regista (VERSO IL SUD, 1978), Jack Nicholson venne chiamato da Stanley Kubrick per interpretare l’aspirante scrittore Jack Torrance nel film SHINING (The Shining, 1980), adattamento dell’omonimo romanzo horror dell’allora giovane Stephen King.
Parlare di SHINING e del Jack Torrance di Nicholson significa affrontare una materia tanto nota e documentata quanto ampiamente articolata, assurta al rango di cult praticamente fin dall’uscita del film nelle sale e foriera di innumerevoli analisi e teorie.
Profondamente disturbante, allucinato, disorientante e sibillino al limite del simbolismo più spinto, il famoso film di Kubrick ha uno dei suoi punti di forza proprio nell’interpretazione di Nicholson, violenta e inquietante. In un’escalation di follia dai presupposti faustiani, Torrance perde il senno, lasciando che a prendere il sopravvento sia il lato più oscuro e incontrollabile della sua personalità.
Forte di una mimica facciale e di una presenza scenica incomparabili, Nicholson è la rappresentazione stessa del Male.1. R.P. McMurphy, nel film “Qualcuno volò sul nido del cuculo” (1975)
Grazie al ruolo di Randle Patrick McMurphy nel film QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO (1975) di Miloš Forman, Nicholson vinse il primo dei suoi 3 Oscar, dando vita a un personaggio particolarmente intenso, anticonformista e, letteralmente, rivoluzionario. Il suo contributo artistico e personale è stato fondamentale per rendere indimenticabile una pellicola lirica e coraggiosa, incentrata sulla rappresentazione della disumanità all’interno degli istituti psichiatrici.
Nel contemporaneo PROFESSIONE: REPORTER, Nicholson/Locke frantumava la propria immagine come se si trattasse di una fragile superficie riflettente, disperdendola materialmente nel deserto in cui confidava di scomparire. Qui Nicholson/McMurphy è uno specchio infrangibile in cui, per la prima volta, molti pazienti dell’ospedale psichiatrico dove è ricoverato in osservazione riescono a percepirsi come esseri umani, comprendendo di possedere una personalità e una dignità che meritano di essere rispettate, a prescindere dalla loro condizione clinica.
[Nella foto: Jack Nicholson nel film SHINING].
Lessi in rete che a causa di alcuni problemi di memoria aveva deciso di allontanarsi dalle scene. Comunque, per le posizioni concordo in toto. Decisamente ( sempre a mio avviso ) il migliore interprete di sempre.
@inchiostro-nero: non mi viene in mente nessuno paragonabile a Nicholson 🙂 Per me, è uno degli “inarrivabili”.