Roberto Rossellini e la nascita del cinema moderno

A 40 anni dalla morte di uno dei padri del Neorealismo, ripercorriamo velocemente la sua vita e la sua carriera, contrassegnata da un'instancabile curiosità nei confronti della vita, della società e della cultura intesa in chiave didattica.

Anniversari , di
Roberto Rossellini e la nascita del cinema moderno

40 ANNI FA, MORIVA ROBERTO ROSSELLINI

 40 anni fa, il 3 giugno 1977, moriva improvvisamente Roberto Rossellini: al suo ritorno dal trentesimo Festival di Cannes, dove aveva presieduto la giuria, assegnando la Palma d’Oro a PADRE PADRONE dei Fratelli Taviani, uno dei fondatori del Neorealismo cinematografico veniva colpito da un malore sull’uscio di casa, nel quartiere romano dei Parioli. 71 anni, figlio del costruttore che, a Roma, sua amata città natale, aveva realizzato la sala cinematografica Barberini, Rossellini respirò aria di cinema fin da bambino, quando aveva libero e illimitato accesso alle proiezioni che avevano luogo proprio al cinema Barberini, e vi si ritrovò immerso fino al momento fatale: infatti, prima di uscire per un incontro con l’allora direttore della Rai, per cui aveva già realizzato diversi documentari, Rossellini aveva intrattenuto una telefonata con l’amica sceneggiatrice Suso Cecchi d’Amico, a cui aveva domandato una collaborazione per la stesura di un articolo sulla funzione didattica del cinema, e fu a lei che telefonò ancora, colto da un attacco cardiaco.

L’IMPORTANZA DELL’OPERA DI ROSSELLINI NEL CINEMA MONDIALE

François Truffaut e Roberto Rossellini

François Truffaut e Roberto Rossellini

Figura fondamentale del cinema mondiale, sceneggiatore, regista e produttore, Rossellini ha segnato un punto di non ritorno della storia della Settima Arte realizzando ROMA, CITTÀ APERTA (1945), titolo che inaugurò la stagione neorealista e che costituisce il primo film della cosiddetta “trilogia antifascista” (Grand Prix a Cannes e Nastro d’Argento, nel ’46), con cui il regista romano ha sancito, di fatto, la nascita del cinema moderno e la riabilitazione di un’intero Paese e del suo popolo”, come non manca di ricordare Martin Scorsese, un grande ammiratore del regista italiano.

Non a caso, Rossellini è stato una sorta di padre putativo per i cineasti internazionali della generazione successiva“Mi sono sempre sentito una specie di bastardo di Rossellini”, ebbe a dire François Truffaut in un’intervista del 1980. Il cineasta francese, per esempio, dichiarò che il cinema di Rossellini ha caratterizzato profondamente la sua folgorante opera d’esordio, I 400 COLPI (1959), per via del suo atteggiamento “anti-americano” (apprezzato anche da Scorsese, soprattutto nella rappresentazione della spiritualità), volto a una rappresentazione della realtà lontana dal realismo tradizionale, in cui prevalgono una indubbia tensione etica e uno sguardo libero e curioso sull’uomo e sul mondo capaci di fornire una sorta di base critica per l’analisi delle contraddizioni e della conflittualità del passato e del presente.
Da GERMANIA ANNO ZERO (1948), in particolare, Truffaut affermò di aver “imparato molte cose. Ad esempio, il modo di descrivere i ragazzi, soprattutto dal punto di vista psicologico”. Il legame fra Rossellini e i principali esponenti della Nouvelle Vague fu molto forte: non è un caso, perciò, che Renzo, uno dei figli del regista italiano, abbia collaborato direttamente con Truffaut lavorando al film “a 10 mani” L’AMORE A VENT’ANNI (L’amour à vingt ans, 1962).

L’INTERESSE PER LA TELEVISIONE E LA FORMA DOCUMENTARIA: IL VALORE DELLA CULTURA

Rossellini con il Leone d'Oro 1959 vinto con "Il Generale Della Rovere". All'estrema destra della foto, Mario Monicelli, vincitore ex aequo con "La grande guerra"

Rossellini con il Leone d’Oro 1959 vinto con “Il Generale Della Rovere”. All’estrema destra della foto, Mario Monicelli, vincitore ex aequo con “La grande guerra”

Dopo una breve esperienza come regista di corti, realizzati tra il 1935 e il 1941, a partire dai primi anni Quaranta (LA NAVE BIANCA, 1941), Rossellini è stato autore di più di venti lungometraggi cinematografici, di diversi film “a più mani” (il più celebre, forse, è RO.GO.PA.G., 1963), di vari documentari, l’ultimo dei quali, BEAUBOURG (1977), volto a descrivere il centro d’arte e cultura Pompidou di Parigi e proiettato per la prima volta solo nel 2006, corrisponde anche al suo ultimo lavoro prima della scomparsa.
Intorno alla metà degli anni Sessanta, Rossellini lasciò parzialmente il cinema per dedicarsi al medium emergente, la televisione, di cui apprezzava le potenzialità didattiche dirette al nuovo pubblico di massa: il suo progetto enciclopedico realizzato per la Rai si concentrò sulla geografia e sulla storia. A questo periodo risalgono i film televisivi dei cicli Ritratti di personaggi e Ritratti d’epoca, dedicati a personalità della cultura occidentale come Socrate, Leon Battista Alberti e Cartesio e a contesti specifici come la Firenze di Cosimo de’ Medici e gli Atti degli Apostoli.

Nel 1971, Rossellini volò in Cile per realizzare il documentario LA FORZA E LA RAGIONEun’intervista esclusiva rilasciata da Salvador Allende, allora Presidente del Cile, con l’intento di diffondere nel mondo il suo progetto per un Paese rinnovato e aperto alla modernità: la Rai ne acquistò i diritti e lo trasmise solo nel 1973, a golpe cileno e morte di Allende appena occorsi.
Nominato agli Oscar nel 1950 per la sceneggiatura originale di PAISÀ (1946), nel 1959, parimerito con Mario Monicelli (LA GRANDE GUERRA), Rossellini ha vinto il Leone d’Oro a Venezia con IL GENERALE DELLA ROVERE, interpretato magistralmente dal suo amico e collega Vittorio De Sica.

UNA FAMIGLIA NUMEROSA

Ingrid Bergman e Rossellini a Stromboli (1950)

Ingrid Bergman e Rossellini a Stromboli (1950)

Rossellini si sposò diverse volte, restando sempre in contatto con le sue ex-compagne e creando una famiglia numerosa. In un’intervista rilasciata negli anni Settanta, dichiarava: “M’hanno dipinto come una specie di sultano. Niente di più falso. Non ho mai, dico mai, tradito una donna. In amore si soffre, ma soffrire è uno dei grandi piaceri dell’esistenza”. Curioso monogamo, quindi, contrasse tre matrimoni: il primo, nel 1936, con Marcella De Marchis, scenografa e costumista dalla quale ebbe due figli, Romano e Renzo, e con cui collaborò anche dopo la separazione; poi, con la sua musa Ingrid Bergman, protagonista di STROMBOLI, TERRA DI DIO (1950), EUROPA ’51 (1952), VIAGGIO IN ITALIA (1954) e GIOVANNA D’ARCO AL ROGO (1954), madre di Robertino e delle gemelle Isabella e Isotta, con la quale, nel 1948, era nata una relazione “scandalosa” che costò al volto femminile di CASABLANCA la grande fama acquisita nella perbenista Hollywood (all’epoca, sia Rossellini che l’attrice erano sposati e il regista era già legato sentimentalmente ad Anna Magnani); infine, con Sonali Das Gupta, conosciuta in India nel 1957 durante le riprese del documentario INDIA: MATRI BHUMI, di cui adottò il figlio Gil e da cui ebbe una figlia, Raffaella.

Qui, potete trovare le schede-film che compongono la filmografia cinematografica completa di Roberto Rossellini.

[Nella foto principale: Roberto Rossellini, Ingrid Bergman e Vittorio De Sica]

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