Il Musicarello: la commedia musicale italiana anni ’60

Italia: patria di poeti, santi, navigatori e musicarelli

Mentre il musical tout court di stampo anglosassone non ha mai rappresentato un genere battuto dal cinema italiano, altrettanto non si può dire del musicarello, un sottogenere della commedia all’italiana particolarmente diffuso negli anni Sessanta.
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Largo ai giovani: le trame dei musicarelli

Quali sono gli elementi tipici di un musicarello?
Ne abbiamo individuato almeno 4.

1.  La presenza di un giovane cantante emergente (o più d’uno, se appartenenti alla stessa casa discografica: I RAGAZZI DEL BANDIERA GIALLA, 1967; STASERA MI BUTTO, 1967) e di una serie di brani estratti dal suo lavoro discografico più recente o, addirittura, d’esordio;

2. il film intitolato come la canzone di punta di un artista, pubblicata come singolo (il famoso “45 giri”);

3.  un cast composto da attori, caratteristi e comici noti al grande pubblico. Fra di loro, spiccano i nomi di: Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Nino Taranto, Raimondo Vianello, Carlo Croccolo, Memmo Carotenuto, Pippo Franco, Tiberio Murgia, Carlo Delle Piane, ma anche Totò, Aldo Fabrizi, Giulietta Masina e Giancarlo Giannini;

4. una storia d’amore complicata da ingenui fraintendimenti e da famiglie talvolta ostili.

Grazie a tutte queste caratteristiche, i musicarelli rappresentano lo specchio dell’Italia degli anni Sessanta del Novecento.
È un Paese in pieno sviluppo economico, in cui i giovani, trascinati dall’irruenza dei cosiddetti “urlatori”, usano la musica per scardinare schemi sociali fino ad allora inviolati, sull’onda del divertimento.

L’affrancamento dei ragazzi da costrizioni ambientali ritenute ormai obsolete e incarnate dai cosiddetti “matusa” (genitori, insegnanti, funzionari: tutti coloro che, superata l’adolescenza, rivestono il ruolo di moderatori e di severi pater familias) non si risolve con folle contestatrici. La ribellione alle convenzioni si esprime attraverso la musica e, in maniera meno evidente, con il ballo.
Non è un caso che il declino del musicarello coincida con i grandi movimenti giovanili transnazionali e con le manifestazioni plateali di piazza.
La bolla del boom, caratterizzata da spensieratezza e gioia, scoppia dinanzi a pressioni sociali concrete e anche la musica abbandona parzialmente le atmosfere disincantate del periodo precedente: abbraccia tematiche più articolate e mutua la figura dello chansonnier dal panorama francese e quella del folk singer impegnato anche politicamente dal mondo della musica statunitense.

La storia del musicarello: il genere melodico e i modelli anglofoni

In una prima fase della storia del musicarello, che si colloca intorno ai primi anni Cinquanta, il musicarello era caratterizzato dalla presenza di artisti di grande successo, come Nilla Pizzi, Luciano Tajoli, Achille Togliani e Claudio Villa.
Il sentimento musicale diffuso era molto legato all’opera lirica e ai filoni musicali melodici italiani storici più noti, su cui troneggiavano la tradizione napoletana e lo stornello romano.

Con la diffusione del rock’n’roll e del beat, l’Italia venne raggiunta da alcune pellicole di produzione internazionale in cui recitavano divi musicali anglofoni, come Elvis Presley (FRATELLI RIVALI, 1956), Bill Haley (SENZA TREGUA IL ROCK AND ROLL, 1956) e, poco più tardi, i Beatles (A HARD DAY’S NIGHT, 1964).

I protagonisti dei musicarelli di rottura: gli urlatori

Lo spirito innovativo e reazionario incarnato dalla musica anglosassone trovò ben presto terreno fertile tra le fila dei giovani artisti italiani. Adriano Celentano, Mina, Fred Buscaglione, Tony Dallara, Joe Sentieri, Domenico Modugno furono tra i primi e più noti volti della scena iniziale del musicarello.
Questi film, annoverati tra i cosiddetti b-movies per via dei budget ridotti e della qualità incerta dei risultati, fecero la fortuna di numerosi sceneggiatori e registi (Ettore Maria Fizzarotti, i fratelli Corbucci, Domenico Paolella, Sergio Sollima, Mario Mattoli, Ruggero Deodato, Enzo Trapani) e costituirono il trampolino di lancio per autori emergenti.
Sia Lina Wertmüller (NON STUZZICATE LA ZANZARA, 1967) che l’eclettico regista Lucio Fulci (che fu anche paroliere di Celentano), per esempio, mossero i primi decisivi passi dietro la macchina da presa dilettandosi nella direzione dei musicarelli.
Film come RAGAZZI DEL JUKE BOX (1959), URLATORI ALLA SBARRA (1960), UNO STRANO TIPO (1963) propongono tutti un plot ricorrente, in cui scatenati e giovani rocker tentano di far conoscere il nuovo stile musicale a platee di bacchettoni e benpensanti che, dopo un momento di iniziale rifiuto, accettano la novità.
In particolare, Mina vestì in maniera ricorrente i panni della giovane borghese insensibile alle costrizioni della ricca famiglia, pronta a sperimentare le scandalose sonorità del rock and roll (IO BACIO… TU BACI, 1962; I TEDDY BOYS DELLA CANZONE, 1960).

I film musicali italiani usati come veicolo di contestazione

Nell’alveo della contestazione all’ordine stabilito, non è un caso che diversi musicarelli prevedessero una (rassicurante) ambientazione di tipo militare.
Per esempio, al cinema, hanno vestito la divisa Little Tony (5 MARINES PER 100 RAGAZZE, 1962; MARINAI IN COPERTA, 1967; DONNE… BOTTE E BERSAGLIERI di un insospettabile Ruggero Deodato, 1968; W LE DONNE, 1970), Tony Renis (OBIETTIVO RAGAZZE, 1963) e perfino gli inglesi The Motowns (SOLDATI E CAPELLONI, 1963).
Sulla scia delle contestazioni generazionali, venne ampiamente utilizzato il carisma un po’ maledetto di Ricky Shayne che permise di portare sul grande schermo italiano i conflitti edipici e quelli tra Mods e Rockers inglesi ne LA BATTAGLIA DEI MODS (1966).

L’eredità del genere melodico: nei musicarelli, amori contrastati e sentimento

A partire dagli anni Cinquanta, le tendenze musicali della gioventù italiana si sono ormai affrancate dai filoni storici e dialettali. In alcuni casi, li hanno svecchiati con acume, per ammorbidire il pubblico più maturo dal punto di vista anagrafico. Ne sono esempi film come: MARUZZELLA 1956, con Renato Carosone; TWIST, LOLITE E VITELLONI, 1962, con Peppino Di Capri; ALTISSIMA PRESSIONE, 1965, con Lando Fiorini; QUANDO DICO CHE TI AMO, 1967, con Enzo Jannacci.

Nonostante questo, la tradizione melodrammatica del musicarello degli esordi e la propensione al sentimentalismo non abbandonarono mai definitivamente le sceneggiature di questi film italiani.
Il tema dell’amore incompreso o contrastato sottende qualsiasi dinamica narrativa (UNA LACRIMA SUL VISO, 1964, con Bobby Solo; LISA DAGLI OCCHI BLU, 1968, con Mario Tessuto).

I film musicarelli e la promozione mediatica: la vita privata sul grande schermo

Con lo sviluppo del mercato discografico, anche il musicarello si aggiorna.
A partire dalla prima metà degli anni Sessanta, il genere consente a una nuova schiera di cantanti di presentare sul grande schermo i propri successi con una formula votata quasi esclusivamente alla promozione mediatica del personaggio.
Il musicarello diventa strumento metanarrativo: la vita privata del cantante si fonde con il racconto su celluloide.
Il caso più famoso è quello di Gianni Morandi e dei film con ambientazione militare che lo vedono protagonista e che furono girati nel periodo in cui il cantante bolognese stava effettivamente svolgendo il servizio di leva.
La trilogia con Morandi diretta da Ettore Maria Fizzarotti e sceneggiata da Sergio Grimaldi e Bruno Corbucci, con musiche e testi originali di Luis Bacalov, Renato Rascel, Franco Migliacci e Armando Trovajoli è composta dai film IN GINOCCHIO DA TE (1964), NON SON DEGNO DI TE (1965) e SE NON AVESSI PIÙ TE (1965).
Questi musicarelli contribuirono a rafforzare l’immagine pubblica dell’artista e impedirono che Morandi venisse dimenticato dal pubblico, durante il periodo di lontananza dalle scene. Inoltre, sfruttando la storia d’amore nata sul set tra Morandi e l’attrice Laura Efrikian, questi film riuscirono a mostrare le evidenti difficoltà dell’artista nel conciliare vita pubblica, contratti discografici ed esigenze private.

Sul set di un musicarello (NEL SOLE, 1967), nacque anche l’amore tra i giovani Al Bano e Romina Power, l’allora sedicenne figlia degli attori Tyrone Power e Linda Christian. Nonostante che le rispettive famiglie osteggiassero il legame sentimentale tra i due ragazzi, così come spesso accadeva nei film che li vedevano protagonisti, i due si fidanzarono.
In seguito, la coppia è stata protagonista di altri musicarelli. Tra questi: L’ORO DEL MONDO, 1968; PENSANDO A TE, 1969; ANGELI SENZA PARADISO, 1970; IL SUO NOME È DONNA ROSA, 1969.

Anche la carriera di Mal dei Primitives, cantante britannico che ha fatto la sua fortuna in Italia, ha fornito l’ispirazione per una serie di musicarelli a tema smaccatamente sentimentale, tutti diretti da Mario Amendola (PENSIERO D’AMORE, 1967; AMORE FORMULA 2, 1970; LACRIME D’AMORE, 1970).

Il musicarello italiano e gli stereotipi

Il carattere e l’aspetto sbarazzino di Rita Pavone hanno permesso che le fossero cucite addosso le sceneggiature di alcuni musicarelli di varia ambientazione (RITA, LA FIGLIA AMERICANA, 1965; LITTLE RITA NEL WEST, 1967; LA FELDMARESCIALLA, 1967).
L’unico ed evidente scopo di questi titoli, ben miseri da punto di vista narrativo, era quello di dare sfogo alle indubbie doti canore della Pavone.

Mentre a Gigliola Cinquetti, il cui aspetto rammentava quello di una giovane Audrey Hepburn, venivano affidati ruoli da ragazza “a modo” (DIO COME TI AMO!, 1966), Caterina Caselli prestava volto e voce a film in cui, grazie alla sua naturale e vivace presenza scenica, interpretava sempre una giovane piena di grinta, sogni e dinamismo.
Se Little Tony è stato l’archetipo del “ragazzo col ciuffo”, teddy boy dal cuore d’oro per eccellenza (RIDERÀ, 1967; ZUM ZUM ZUM – LA CANZONE CHE MI PASSA PER LA TESTA, con Orietta Berti, 1968), la Caselli ha incarnato il prototipo della “ragazza moderna”, fiduciosa nell’amore e nell’amicizia, impegnata in concorsi canori (NESSUNO MI PUÒ GIUDICARE, 1966; PERDONO, 1966; IO NON PROTESTO, IO AMO, 1967) o in tragicomiche avventure (PLAY-BOY, 1968).

I musicarelli e la promozione turistica

Un curioso versante battuto dal musicarello concilia le esibizioni musicali degli artisti di turno con la promozione di alcune località turistiche o di locali in cui si esibivano le nuove leve della musica leggera.
Ne sono un esempio: VACANZE SULLA COSTA SMERALDA (1968) con Little Tony; PASSEGGIANDO PER SUBIACO (1967) con Bobby Solo; APPUNTAMENTO A ISCHIA (1960) con Domenico Modugno; MI VEDRAI TORNARE (1965) ancora con Morandi in versione “armata”; L’IMMENSITÀ (LA RAGAZZA DEL PAIP’S), (1967) con Patty Pravo e Don Backy.

Gli ultimi musicarelli e il declino del genere

Con il mutare delle sorti economiche e sociali dell’Italia, a partire dagli anni Settanta, i musicarelli iniziarono a perdere l’afflato liberatorio che li contraddistingueva.
Si ridussero a poco più che fotoromanzi animati, riscossero un minore successo di pubblico e diventarono prodotti per aficionados di un determinato versante musicale.
I musicarelli neomelodici dei primi anni Ottanta che hanno per protagonista Napoli e Nino D’Angelo (UN JEANS E UNA MAGLIETTA, 1983; POPCORN E PATATINE, 1985) sono diversi da quelli prodotti durante l’epoca d’oro del genere e, di solito, vengono accomunati tra loro solo per la presenza degli inserti cantati.

Seppur realizzato con l’intento di ricordare più l’atmosfera di un’epoca che lo stile cinematografico dei musicarelli, è bene citare in questa sede il film SAPORE DI MARE di Carlo Vanzina (1983).
Il tentativo di riportare sullo schermo la spensieratezza degli anni della gioventù, affidando ad alcuni personaggi ben stereotipati i “caratteri” già affrontati dai musicarelli (il contestatore, la ragazza di buona famiglia, la coppia di innamorati, ecc.) ben si coniuga con la colonna sonora scelta, punteggiata da adeguati brani d’epoca, e con la fugace presenza in carne e ossa di artisti del tempo, come Edoardo Vianello e Gino Paoli (SAPORE DI MARE 2 – UN ANNO DOPO, 1983).
Analogo esperimento fu tentato con il film CUANDO CALIENTA EL SOL… VAMOS ALLA PLAYA di Mino Guerrini (1983) che, rievocando i luminosi anni Sessanta grazie anche alla presenza di cantanti come Vianello, Little Tony e Peppino Di Capri , citava i Righeira, famoso duo pop del nuovo decennio.

Seppur in forma spuria, sulla falsariga del film di Vanzina, la formula narrativa e formale del musicarello è stata riportata sporadicamente all’attenzione generale, negli anni Novanta e Duemila, con film come: JOLLY BLU di Stefano Salvati, con Max Pezzali e sole canzoni degli 883 (1998); QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE di Riccardo Donna (2007), con brani appartenenti al repertorio dei primi anni Settanta del cantautore Claudio Baglioni, autore del soggetto del lungometraggio; UN’AVVENTURA di Marco Danieli (2019), con la colonna sonora composta interamente da brani di Lucio Battisti e Mogol.

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3 commenti

  1. alex10 / 9 Agosto 2013

    gran bella pagina !!

  2. Aehm, a parte il film sui Beatles, A hard day’s night, che non è italiano, dei titoli elencati nell’articolo non ce n’è mezzo con un voto positivo!!! I voti vanno dall’1 a un massimo di 6! :O

    • Stefania / 2 Settembre 2013

      😀
      Non sono dei gran film, ma il filone torna periodicamente in auge (televisiva) nel periodo estivo.

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