IL MONDO PERDUTO di Vittorio De Seta

parabolad'oroLa serie di documentari che costituisce Il mondo perduto risale agli esordi cronachistici di De Seta: restaurati dalla Cineteca di Bologna, essi sono confluiti anche in un dvd antologico edito nel 2008 da Feltrinelli.
I documentari ambientati in Sicilia risalgono al 1954, mentre quelli girati in Sardegna sono stati realizzati intorno al 1959, “poetiche cronache di vita nell’Italia del Sud (…). Registrazioni preziose di modi di vivere che vanno scomparendo” [1], essi partecipano “in maniera defilata al dibattito sul neorealismo (…). Muovendosi in antitesi con il progresso e con il cambiamento, [De Seta] sviluppa un grandissimo interesse nei confronti di luoghi nei quali il rapporto tra l’uomo e la natura si mantiene intatto, umile e rispettoso. I protagonisti dei suoi documentari sono persone comuni, pescatori, minatori, abitanti industriosi di realtà apparentemente lontane, impegnati in un lavoro emblema di indipendenza e vita stessa (…). Mentre nel resto d’Italia gli uomini e le donne lavorano in fabbrica, cercano di guadagnare la propria indipendenza ed un rispettoso ruolo all’interno della società, qui il tempo è scandito dal luogo più che dall’orologio, i mestieri sono quelli tradizionali, ed i rapporti personali scanditi dalle tempistiche necessarie al pascolo.” [2].
L’abolizione pressoché totale della voce fuori campo e l’uso della presa diretta sono elementi di totale rottura nei confronti della cinematografia dell’epoca che si avvaleva in maniera preponderante della post-sincronizzazione sonora. “La forma della composizione dell’immagine e la ricerca di una sua teatralità, evidenziata anche dall’uso di formati panoramici come il cinemascope, attestano una capacità di scrittura cinematografica che riesce a cogliere la verità dei riti millenari della vita e del lavoro nel Mezzogiorno d’Italia” [3].

[1] Martin Scorsese, intervista a Calabria Ora, 2011
[2] Laboratorio Medea, su www.cagliaripad.it
[3] Mario Sesti, in Enciclopedia Treccani

NOTE BIOGRAFICHE
Vittorio De Seta nasce in una famiglia calabrese d’alto lignaggio, a Palermo, nel 1923. Dopo essere stato imprigionato dai tedeschi in un campo di concentramento in Germania, tra il 1943 ed il ’45, intraprende e poi abbandona gli studi in architettura, a Roma, per dedicarsi al cinema: è il 1953, quando riesce ad ottenere un lavoro come secondo aiuto regista di Mario Chiari in Amori di mezzo secolo. Nel ’54, è sul set di Vacanze d’amore, film di Jean-Paul Le Chanois di cui firma anche la co-sceneggiatura.
Tra il 1954 e il 1959, costituisce una propria, seppur piccola, troupe: autofinanziandosi, inizia a realizzare alcuni documentari dedicati alle isole: Sicilia, Sardegna, Eolie.
Insieme alla moglie e ad un solo operatore, in seguito ad un nuovo viaggio in Sardegna, gira Banditi a Orgosolo (1961), vincitore del Premio Opera Prima al Festival Internazionale del Cinema di Venezia.
Alla ricerca di nuove fonti di ispirazione, abbandona parzialmente la forma documentaristica, realizzando alcuni film di finzione con cast di rispetto internazionale, Un uomo a metà (1966) e L’invitata (1970), senza riscuotere un significativo successo di pubblico.
De Seta fa tesoro dell’esperienza e, per la RAI, con cui inizia una proficua collaborazione, realizza Diario di un maestro (1972), uno sceneggiato a puntate girato con la macchina a mano e in presa diretta: il riscontro dell’audience televisiva è estremamente positivo.
Il solco del film-inchiesta televisivo è quello in cui si muove fino al 1983, dedicandosi ad inchieste sugli ambienti scolastici e sulle società urbane italiane ed estere (Hong Kong città di profughi, 1980).
Per una decina d’anni, si ritira a vita privata, coltivando la terra nella tenuta materna di Sellia Marina, in Calabria, mentre alcuni autori internazionali, fra cui Martin Scorsese, scoprono ed apprezzano la sua filmografia.
Nel 1998, tornato dietro la macchina da presa, realizza In Calabria, in cui lo spirito della vita bucolica condotta nell’ultimo periodo si affaccia prepotentemente.
Nel 2006, presenta fuori concorso a Venezia un ultimo lungometraggio, Lettere dal Sahara (2004).
Muore in provincia di Catanzaro, nel novembre 2011.

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A cura di Stefania

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