Visionando.

PARLIAMONE: KYNODONTAS/DOGTOOTH-GIORGOS LANTHIMOS

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  • #48495
    Stefania
    Amministratore del forum

    @ilnotta: 😉

    #48496
    eucate
    Partecipante

    Dog-tooth. in inglese dovremmo esserci 🙂

    #48497
    EnToPan
    Partecipante

    Accidenti non avevo pensato ai possibili collegamenti con “la vita dei cani” e l’idea mi piace particolarmente. Grazie @eucate!

    #48498
    meryjo
    Partecipante

    io mi trovo molto d’accordo con @lithops. Anch’io l’ho letta come metafora politica, dove il padre è il dittatore del caso e i figli il popolo che sottostà alle sue tiranniche regole, in cui la fa da padrone la paura per ciò che è fuori dal loro “regno felice e perfetto”. Bruce simboleggia per me quella parte di popolo che riesce a prendere coscienza di sè e si ribella riuscendo a scappare. Il finale mi ha lasciato molto da pensare: le ipotesi che ho letto sono tutte affascinanti. Personalmente mi piace pensare che non sia nè morta, nè che si sia fatta prendere dal panico, ma che abbia solo atteso il momento giusto per uscire. Bel film comunque, che ho scoperto grazie a questo fantastico gruppo. Quindi… sotto con il prox 😛

    #48499
    Serbilla
    Partecipante

    Ho fatto l’indisciplinata e non l’ho rivisto, così come, diversamente dalla volta scorsa, non ho scritto una papielo enorme 😀

    Dunque, come @meryjo anche io ho visto il lato politico del film.
    Mi è piaciuto molto, gli ho dato otto ma ora credo proprio che lo cambierò in nove, perché mi è proprio rimasto dentro. Questo microcosmo che rappresenta la sociatà piegata dal totalitarismo, esattamente come è la famiglia patriarcale rappresentata.
    Non so se il figlio non sia mai esistito, ma sicuramente questo padre sa cogliere ogni occasione, ogni imprevisto (che però gli fa scoppiare la furia), per manipolare tutti. Mi è piaciuto moltissimo il modo in cui è stato disegnato il pesonaggio della madre, questa donna connivente, che improvvisamente un moto di umanità ce l’ha, ma subito rientra, perché stare nel sistema, per quanto possa far soffrire, è più rassicurante che tentare la ribellione. Quante donne patriarcali esistono?
    La ribelione viene dalla più giovane, dall’energia nuova, quella più aperta agli stimoli.
    Al di là della violenza fisica contro Cristina, un passaggio molto duro è quello in cui viene scelta la figlia più grande per far sfogare sessualmente il figlio. E’ terribile, ed è così che funzionava in un tempo non troppo lontano, tra parenti.
    Probabilmente il figlio non riesce a ribellarsi proprio perché ha questo sfogo sessuale, la sua pulsione trova sfogo in famiglia e quindi perché abbandonare la famiglia?
    Il fatto che venga considerata solo la sua sessualità è perfettamente in linea con la visione patriarcale chenega la sessualità femminile, come esperienza soggettiva, Le donne sono oggetti, anche la madre è oggetto, perché anche lei è confinata nella casa, per quanto sia complice, anche lei è vittima, solo ad un livello diverso perché ha imparato a usare la prigione (che si è scelta) come regno. Mentre il padre è un despota, un maniaco del controllo.
    La scena del balletto mi ha fatta soffrire infinitamente, quei due corpi che si muovono in modo buffo, che non hanno appreso nessun linguaggio, che però sono pieni di energia. E lei dopo si stacca il dente e organizza la fuga.
    E’ bellissimo. Queste sono le mie impressioni 🙂 ogni tanto mi vengono in mente altre cose.

    #48500
    Anonimo
    Inattivo

    A me spiace fare la voce fuori dal coro, ma mi (vi) risparmierò il papiro solito ‘sta volta, tant’è che quello che mi preme dire è che, secondo me, Lanthimos non critica la famiglia, cioè la famiglia sta bene così com’è (è un po’ come il discorso Bess ne “Le onde del destino”), e sta così necessariamente, cioè la chiusura nel nucleo familiare è dettata non dall’intero (come invece nella caverna di Platone) ma dall’esterno: l’interno, cioè la famiglia, nasce perché c’è l’esterno, cioè il mondo, ma non un mondo buono con cui la famiglia possa fondersi, ma un mondo cattivi: è una scelta, quella della clausura, cioè sono i genitori che, conoscendo ciò che c’è fuori, rimangono dentro. E i problemi nascono solo da una contaminazione col mondo esterno (la tipa che se la fa leccare, il padre che va al lavoro &cc.); in un certo qual modo – molto cinico – i genitori stessi sono schiavi (vuoi delle proprie paure verso ciò che sta fuori, vuoi per la paura vera e propria del fuori, vuoi per un amore incondizionato verso la propria prole) e non dittatori. E appunto la famiglia vive una propria vita che, a noi, gente del mondo esterno, pare surreale e deviata perché siamo afflitti dalla morale del mondo esterno: un esempio ne è l’incesto. Freud, infatti, vede nell’incesto la più grande deviazione della persona, così come tutta la civiltà occidentale, si veda Edipo in Grecia. Tant’è che l’incesto è, ancora, uno dei pochi tabù rimasti. Ma dove c’è tabù c’è desiderio, quindi ecco la scena della vasca da bagno, dove, anziché rappresentare perversione e simili, Lanthimos presenta la purezza, purezza che non poteva avvenire fintanto che c’era l’elemento esterno, altrimenti nota come la tipa-che-se-la-faceva-leccare. Il dramma, nasce alla fine, quando la ragazza scappa/esce, ed è un momento odioso (concordo con @eucate), ma è odioso perché la vera storia inizia lì, cioè il dramma, la narrazione vera e propria. Tutto il film altro non è che una presentazione-apologia della famiglia, e vengono così ribaltate le funzioni di Propp per cui l’allontanamento sta nella parte iniziale della storia, mentre qui ce l’abbiamo alla fine.

    #48501
    Presenza
    Partecipante

    Non mi è piaciuto.
    Parto dal fatto che non è stato fatto vedere come va a finire, quindi direi dal non-finale.
    Un film deve avere inizio-sviluppo-fine, manca un terzo quindi da 1 a 10 posso dargli massimo 6,6 periodico, considerato questa falla.

    Mi auguro di poter dire senza tema di smentita che si tratti di una famiglia alquanto strana.
    Colui che determina l’ “atipicità” di questa famiglia è chiaramente il padre-capo famiglia.
    Non mi dispiacerebbe uno straccio di spiegazione all’ interno del film, una giustificazione, una motivazione che mi aiuti a comprendere quest’ uomo.
    Più che un film greco avrei detto che stavo vedendo un film nord-coreano o bielorusso.
    Quest’ uomo decide di segregare la sua famiglia ristretta nella sua villa “perchè si”.
    Che motivazione potrebbe avere?
    Il regista è troppo malacarne per farmele vedere, allora provo a fare il suo lavoro e azzardo alcune ipotesi:
    1- Crede che la famiglia sia IL BENE e che essa debba stare lontana dal resto del mondo che è IL MALE.
    NON PUO’ ESSERE perchè per chiuderti in una villa devi escludere tutto il resto
    della tua famiglia allargata (nonno,nonna,fratelli,zie,ecc.)
    quindi sarebbe un personaggio incoerente.
    Un tale culto della famiglia ti deve essere stato inculcato
    in una famiglia, non ti nasce dal nulla.
    Come può un personaggio del genere spezzare tutti i legami con la famiglia
    d’ origine?mistero.
    2- Lo fa per religione
    NO perchè non frequenta alcun luogo di culto.
    3- E’ un antagonista del sistema occidentale capitalista
    NO perchè non fa mai cenno a nessuna ideologia politica di alcun tipo.
    Il comportamento tipico dei padre-padrone non è questo.
    II padre-padrone manda i figli a lavorare, considerandoli come cose,
    e si preoccupa di farli fruttare.
    Secondo me il padre di questo film considera i figli un pò come cani, come ha detto
    @Eucate.
    Si arrabbia molto quando la ragazza che viene dall’ esterno ha un’ influenza (secondo lui) negativa su sua figlia.
    Si arrabbia in un modo tale che fa capire che la figlia sia più di una cosa per lui.
    Il paragone con il cane è abbastanza calzante perchè i cani non sono assimilabili a persone, in quanto sono associabili maggiormente a eterni bambini.
    Infatti lui ritiene un pò che i suoi figli siano degli eterni bambini sempre da tenere sotto controllo, educare e proteggere.
    Devo dire però che anche questo modo di vedere il padre ha delle pecche.
    La prima è che una persona così dovrebbe avere dei cani in casa.
    La seconda è che se ritieni che l’ esterno sia IL MALE non mandi il tuo cane
    all’ esterno perchè sia educato, perchè sarà educato male.

    Ci sono poi altre cose che non capisco:
    Perchè fare figli se ritieni che il mondo sia cattivo? non fai prima a non farne?
    Perchè lavori in un’ azienda come tutte le persone normali se sei così convinto che
    il mondo sia il male? non avrebbe più senso lavorare in proprio per uno così?
    Lo trovo incoerente, dato che sarebbe il tipico personaggio che non scende a compromessi.

    Un’ altra cosa che non mi quadra è che lui sia chiaramente tradizionalista per alcune cose.
    L’ uomo ha da puzzà, la donna deve lavà i piatti e stare in casa, il figlio maschio è chiaramente preferito alle femmine ecc,ecc.
    Come può un uomo così retrogrado e tradizionalista essere poi così atipico?
    Da dove gli sono venuti queste convinzioni? gli sono cadute dal pero?
    per l’ ennesima volta le ha “perchè si” ?
    Non è coerente questo suo incarnare alcuni valori (o disvalori) tradizionali e questo suo disprezzo per la società.
    La tradizione viene dalle consuetudini della società, e non puoi essere rivoluzionario e tradizionalista allo stesso tempo.

    Altra cosa sul padre è che apparentemente lui occupa una posizione sociale abbastanza elevata, sembrerebbe essere benestante e ben istruito a giudicare dalla villa che ha e dal lavoro che fa.
    Eppure non considera l’ incesto come un’ aberrazione,come un problema.
    Un uomo moderno non è paragonabile a un contadino della Vandea del settecento e SA che l’ incesto comporta problemi di natura biolologica e non va praticato.
    Non l’ ha visto praticare ai suoi padri e ai padri dei suoi padri e non lo può ritenere
    un’ opzione praticabile.
    Per quanto mi riguarda non è credibile che nessun uomo moderno al mondo possa ritenere pericoloso per i figli vedere un film e non pericoloso avere fra di loro rapporti sessuali.

    Della moglie voglio dire solo che è talmente succube che questa non è una famiglia.
    Sono 4 persone tenute in ostaggio da un despota capace di far fare loro di tutti e
    di tenerle sequestrate quanto gli pare e piace.
    Non vedo una contrapposizione tra una famiglia e una società perchè questa non è una famiglia.
    Per fare una famiglia ci vuole una coppia, un’ amore, una buona dose di sanità di mente e sun sano rapporto di scambio con la società circostante.

    Sui figli la cosa più assurda che ho notato è che credo abbiano circa 30 anni la maggiore, 25 il maschio e 20 la minore.
    Ritengo inverosimile tenere nascosto al mondo per trent’ anni che in una casa ci siano tre figli.
    Non voglio sapere quante volte ti vengono in casa o alla porta estranei in trent’anni.

    Altra cosa che non mi spiego è che questi ragazzi dall’ adolescenza in poi apparentemente non abbiano avuto istinti sessuali.
    Secondo me avrebbero dovuto averne,e in mancanza d’ altro avrebbero dovuto cercare di sfogarli fra di loro.
    Sono cose naturali e qualsiasi cosa cerchi di far credere il regista, vengono da se.
    Non basta chiamare una cosa tastiera per farla diventare una tastiera.
    Ho trovato molto forzato il livello di retard dei figli, specie in ambito sessuale.
    Ok, puoi avere le idee confuse in teoria sul sesso, se nessuno ti spiega come funziona, ma poi secondo me nella pratica lo intuisci istintivamente, per capirci.
    Nel contempo se ti rompi un dente perchè prendi alla lettera le istruzioni di tuo padre per uscire, allora per coerenza devi aspettare che il dente ti ricresca, se credi in tuo padre. alrimenti tanto valeva che non te lo spaccavi.
    Non capisco tutta questa incoerenza per esigenze di copione. anzi mi da sui nervi.

    Penultima parentesi il presunto figlio inesistente/morto.
    Trovo meraviglioso leggere decine di pareri diversi su un qualcosa che nel film non si capisce, perchè poi alla fine è meglio di milioni di discorsi per spiegare la mancanza di chiarezza nella narrazione.
    Rispetto l’ opinione di chi lo considera un pregio, ma non è la mia.
    Cmq sia se è inventato è un ottimo modo per concentrare l’ attenzione dei figli sull’ esterno, dicendogli di non pensarci.
    E’ un pò come la faccenda della mela dell’ albero di Adamo ed Eva.
    Digli di non coglierla e stai sicuro che non penseranno che a quello, con la vita noiosa a cui li sottoponi.

    Concludo con una cosa positiva su sto film che dopo averlo visto ho sviluppato l’ hobby
    di rompere videoregistratori in testa a guardie giurate e ve lo consiglio.
    Tanto, quando hai in casa 4 persone sequestrate, 3 figli che non hai mandato a scuola e magari uno seppellito in giardino, che rischio c’è a picchiare una che tra l’ altro ha anche il porto d’armi e sa dei tuoi vizietti?

    #48502
    Stefania
    Amministratore del forum

    A me è piaciuto molto: è un film che mi ha molto turbata, ma che – contemporaneamente- mi ha colpita molto positivamente.

    Anch’io concordo con @bombus (lithops) e l’ho interpretato come una metafora politica: la “faccenda” della parola, in questo senso è emblematica. Il verbo, come il pensiero, viene modellato dal sistema socio-politico imperante. L’anarchia, qui, si basa anche sulla sovversione dei codici verbali. Il fatto che la figlia “ribelle” scelga, per sé, un nome proprio rivendica il suo desiderio di libertà dai vincoli imposti dal leader totalitario (il padre) e la sua brama di individualità. Non credo che si tratti di una critica del regista nei confronti dei regimi comunisti (il particolare dei nomi comuni in vece di quelli propri mi ha fatto venire in mente la suddivisione sociale di stampo comunista e l’esaltazione delle doti atletiche e dello spirito di competizione, idem), ma -in senso più ampio- penso che si tratti di una metafora polemica nei confronti dei plagi mentali (sociali e politici, appunto), decisamente più diffusi di quel che pare.

    L’immagine del cane è fortissima e particolarmente azzeccata: grazie per aver posto l’accento su questo particolare che, inizialmente, avevo parzialmente trascurato, considerandolo un semplice espediente narrativo!
    Come molti di voi hanno notato, quella del cane è l’immagine più calzante, in questo contesto: in questo senso, penso non sia un caso che il più grosso nemico della famiglia sia un gatto. In questo senso, uno dei pregi del film, secondo me, è quello di fare profondamente ribrezzo, di disturbare a livello viscerale, mantenendo alto il livello ironico del paradosso proposto.

    Concordo anche con @serbilla per la “lettura sessuale” del film: la repressione sessuale delle figlie, lo sfogo sessuale del solo maschio, il predominio maschile all’interno della coppia incrementano il senso di fastidio nello spettatore, perché si tratta di atteggiamenti palesemente antiparitari. La fuga di Bruce corrisponde anche ad una liberazione dallo schema sessuale imposto dalla famiglia: non è il maschio a desiderare la libertà, benché sia fisicamente più forte, perché all’interno di quel nucleo sociale si sente appagato e soddisfatto.

    A livello tecnico, il film mi ha impressionato molto per via della fotografia e della staticità delle inquadrature. La fotografia (insieme alla scenografia), qui, atemporalizza il racconto: alcuni dettagli permettono di comprendere che la storia è ambientata più o meno ai giorni nostri, ma molti altri particolari (apertura delle luci, arredi) impediscono una precisa contestualizzazione della vicenda e lo spettatore si sente ulteriormente sbilanciato. La camera è fissa: teste e parti del corpo escono dall’inquadratura, senza che questa venga modificata per inscrivere tali dettagli con maggiore precisione. E’ come se l’occhio del “visitatore”, di cui i personaggi sono ovviamente inconsapevoli, possa comunque percepire solo parte della scena, ne sia -cioè- comunque parzialmente escluso, non abbia il completo potere/controllo sulla storia, sia solo un voyeur.

    Mi è piaciuto anche il valore liberatorio attribuito al mezzo cinematografico: Bruce ha visto di nascosto tre film, “Flashdance”, “Rocky” e “Lo Squalo” (ma, immagino, anche qualche pellicola con Bruce Lee…). Ha scoperto che le persone possiedono nomi propri e che un individuo può cambiare il corso della propria vita, gridando la sua unicità al mondo.

    Per quanto riguarda le cose “non spiegate” (il secondo figlio maschio, il motivo per cui il capofamiglia decide di rinchiudere la famiglia entro le mura di casa, ecc.), confesso che mi sono data puntuali giustificazioni, ma che l’assenza delle stesse non mi avrebbero disturbato oltremodo, dato che -considerando il racconto come una metafora- l’ho considerato sostanziato così come è stato presentato, incongruenze comprese.

    #48503
    Serbilla
    Partecipante

    @Presenza “Come può un uomo così retrogrado e tradizionalista essere poi così atipico?”
    In realtà non è atipico, un uomo ‘tradizionale’ è proprio così, è un padrone.
    La spiegazione a molte delle tue domande sta lì. Il film è una metafora della dittatura, la dittatura si conserva attraverso i meccanismi di controllo. Quella famiglia è la società, i figli sono la massa, la moglie è l’oligarchia burocrate, il padre è il dittatore.
    Ciò che avviene nella dittatura, avviene nella famiglia patriarcale.
    Quando augura dei figli a Cristina, che siano maleducati, ecc. Lì sta parlando dell’etica, cioè dello Stato etico. Non disprezza la società, disprezza la società in cui c’è libertà di scelta e quindi anche rischio di sofferenza. Per lui quelle imposizioni non sono sbagliate servono a proteggere i figli e la famiglia, come lo Stato etico protegge la massa che altrimenti si farebbe del male. In una certa misura tutti gli organismi statali fanno questo. Nella democrazia questo è diluito, in una minima libertà di azione, ancora qualcosa la puoi scegliere, nella dittatura no. La dittatura si pone sempre come salvatrice di qualcosa, è quello che fa il padre della famiglia patriarcale: limito la tua libertà di scelta per il tuo bene. E’ un’autorità che si autoinveste e che la massa/figli/moglie rispettano.
    Per esempio a me non frega niente che quelli sono fratelli e fanno sesso, il mio appunto non c’entrava con Freud. Anzi, per me se persone della stessa famiglia scelgono di stare assieme non c’è problema, non ce l’ho questo tabu. Ciò di cui parlavo è appunto la mancanza di scelta. La sorella maggiore sperimenta con quella minore un certo grado di piacere, poi viene destinata a soddisfare il fratello. Il loro rapporto è naturale e semplice, ma perchè sono vuoti, non hannoidentità e il padre può metterli a fare qualsiasi cosa, ponendogliela come necessaria e giusta, perchè lui è l’autorità che non viene mai messa in discussione. E se lei fosse lesbica? Non lo sappiamo e non lo può sapere nemmeno lei, perché non può nemmeno porsi la domanda. Ed è ciò che fa la dittatura, ti toglie anche la possibilità di farti le domande.

    Uscendo dal discorso metaforico, non è così impossibile tenere nascosto qualcuno 🙂
    Ci sono diversi casi, per esempio Genie, in California, tenuta segregata dalla famiglia ‘per il suo bene’, dato che da piccolissima il padre temeva che gli assistenti sociali la portassero via, così la chiuse in una stanza con solo un letto e il vasino, e lì ha vissuto fino a quando non è stata scoperta per caso.
    Genie, non ha potuto sviluppare il linguaggio, si muove come le ragazze del film, però non è stupida, solo che lo sviluppo di certe facoltà è inevitabilmente connesso all’interezione umana, all’incontro con gli altri.
    Ma per il padre, con la connivenza della madre, che era nel contempo vittima di abusi domestici e sua complice, quello che stava facendo era proteggere Genie.

    #48504
    Serbilla
    Partecipante

    Scusami @Stefania ho risposto mentre rispondevi tu!

    #48505
    Stefania
    Amministratore del forum

    @serbilla: ma che… scherzi? 😉

    #48506
    Stefania
    Amministratore del forum

    @yorick: ah! Dimenticavo! Interessante il “Propp-inverso”! 😉
    Però, se ci pensi, tanto inverso non è, perché l’eroina Bruce abbandona un contesto conosciuto per addentrarsi in un’avventura. Semplicemente, questa avventura non ci viene raccontata. E’ un viaggio dell’eroe vogleriano diverso dal solito, questo sì, anche perché il protagonista esce dalla caverna (platonica), invece di entrarvi. Però, le premesse dello schema favolistico e mitico (compresa la disubbidienza), ci sono tutte.

    @ilnotta: ho domandato ai “miei” greci l’origine del nome! Kynos (come era stato giustamente intuito) significa “cane”: ora, possiamo dormire tranquilli 😀
    I “miei” greci hanno fatto una smorfia epica, quando ho detto loro: “Ho visto Kynodontas” 😀 Mi hanno citato un altro titolo altrettanto emblematico… ma ora non lo ricordo 😀

    #48507
    Anonimo
    Inattivo

    @Stefania, sì, appunto questo dicevo: è inverso perché succede alla fine anziché all’inizio. Per quanto riguarda la caverna platonica, sono perplesso, cioè il finale è tipicamente platonico, e solamente con una traduzione platonica del film avremmo ciò che il film non racconta. Voglio dire, in Platone chi esce dalla caverna è mosso a rientrarvi per pietismo nei confronti di chi rimane dentro, ma non deve farlo – e qui Platone è molto chiaro. A ogni modo, ieri ho visto “Alps” (Kinetta lo vidi qualche settimana fa) e se c’è un filo rosso che unisce tutte e tre questi film – sicuramente ve ne sono altri, io ne butto là uno – il linguaggio: il linguaggio nei film di Lanthimos è inutile, fatto di frasi ridondanti, parole semplici e frasi che sembrano colloquiali ma sono – come dire? – pre-scolastiche, cioè della serie che sono del tipo che impari all’ora di inglese e poi non te ne fai niente quando vai a Londra. A chi è piaciuto “Kynodontas”, comunque, consiglio “Alps” (“Kinetta” viaggia su un’estetica diversa, secondo me, e non l’ho apprezzato come questi ultimi due, ma non mi dilungo sui motivi), e per un motivo semplicissimo: il finale. Il finale di “Alps” è davvero il rovescio della medaglia di “Kynodontas”! E guardate un po’ chi bussa alla porta: la stessa attrice di Kynodontas. (Stessa attrice, non stesso personaggio. Penso sia un collegamento extra-diegetico, naturalmente non è un sequel.) Molto, molto ironico. Del resto, “Kynodontas” è un film fondamentalmente ironico.

    #48508
    Presenza
    Partecipante

    ciao @Serbilla , personalmente ho detto che non è possibile tenere nascosti TRE figli per TRENT’ANNI,
    non che non sia possibile nascondere una figlia per 14 anni e mezzo.
    Il fatto che Genie sia stata scoperta per caso dopo 15 anni non contraddice la mia tesi,anzi.
    Aggiungo che 15 anni siano anche un buon record, e che in genere queste cose vengono scoperte molto prima.
    Inoltre questi sono tre e non sono chiusi in uno scantinato.
    Sono in un giardino in cui non è tanto difficile ne entrare, ne scappare e hanno addirittura ricevuto visite
    poco controllate.
    Inoltre hanno interazioni sociali fra di loro, sono tre.
    E cmq potrei capire qualche ritardo nelle facoltà connesse alla socializzazione, ma cosa c’ entra con il fatto
    che loro non conoscano istintivamente il proprio corpo?
    Se una delle due figlie è eterosessuale poteva essere attratta o incuriosità dal fratello e se lesbica dalla sorella.
    E questo non a venti e passa anni, questo avviene prima.
    Prendi per esempio il film Laguna Blu per capirci, dove i due protagonisti si amano senza che nessuno gli spieghi come fare.
    E’ una questione di istinto di sopravvivanza e di perpetuazione della specie.

    Sono d’accordo che nella casa ci sia una dittatura di tipo nord-coreano, ma non che in grecia in quei trent’anni ci sia
    stata una democrazia per tutto il tempo.
    C’ è stata la dittatura dei colonnelli e altri colpi di stato, quindi non c’è una contrapposizione interno-esterno plausibile.
    Ha tenuto i figli segregati per circa trent’ anni indipendentemente da quello che succedeva nella società e quindi lui la odia a prescindere.
    Una persona che contesta un sistema e ne apprezza un altro dovrebbe selezionare cosa far ricevere ai supi figli dall’ esterno, e invece lui
    non fa arrivare loro niente di politico o simili.
    Le dittature distorcono le notizie dal mondo esterno e ne fanno una cernita, non le cancellano del tutto.
    Non c’è niente di etico nella sua educazione perchè lui vive alla giornata e non prevede un futuro per i suoi figli.
    Con la storia del canino che deve ricrescere semplicemente li trolla.
    Probabilmente nella sua follia considera se stesso eterno perchè esclude per loro la possibilità di maturare e un giorno di rendersi autonomi.
    Delle volte mi sembra che il padre consideri se stesso Dio e quella villa un giardino dell’ eden.

    Io non vedo in questo padre molto del patriarca antico.
    Per essere un patriarca dovrebbe avere una famiglia allargata, un clan.
    Dovrebbe desiderare che i suoi figli maschi generino e diano continuità alla sua stirpe.
    Non vedo neanche il senso di far fare ai figli delle gare quando ce ne uno chiaramente preferito.
    La meritocrazia è sinonimo di democrazia.

    #48509
    Serbilla
    Partecipante

    Ciao @Presenza 🙂
    “Sono in un giardino in cui non è tanto difficile ne entrare, ne scappare e hanno addirittura ricevuto visite
    poco controllate.
    Inoltre hanno interazioni sociali fra di loro, sono tre.
    E cmq potrei capire qualche ritardo nelle facoltà connesse alla socializzazione, ma cosa c’ entra con il fatto
    che loro non conoscano istintivamente il proprio corpo?”

    E’ un sistema chiuso in cui tutto si tiene perfettamente, sono talmente soggiogati che anche se non ci fosse nessun muretto esterno, ci sarebbe quello dentro di loro, come è il nostro stesso limite che ci impedisce di fare certe cose e spesso questo limite ci è stato insegnato. Come quelli che dopo la schiavitù non sapevano vivere da liberi.

    Il film ‘Laguna blu’ parte da presupposti completamente diversi. Non posso fare grandi riferimenti perché l’ho visto tantissimi anni fa, ma racconta di una presunta natura incontaminata in cui la sessualità e l’amore (se si può parlare di amore in senso moderno riferendosi ad un contesto che vorrebbe essere primitivo) sono frutto di un istinto. Poi ci sono altri fatti, ma ora non me li ricordo bene.

    Mentre questo è un film sugli autoritarismi.
    Le donne nella società patriarcale non hanno una sessualità attiva, quella del maschio è evidente, lo è fisiologicamente nell’erezione, quella femminile non si vede quindi non esiste, la pulsione viene sublimata in altre cose, per secoli è stato così, fino alla rivoluzione sessuale. Perchè la sessualità è appunto una fonte di ribellione, se io ti lascio libera di desiderare e provare piacere con chi vuoi, non ti posso più governare.
    Come dicevo lui il motivo di ribellione non ce l’ha, ha tutto nel piccolo mondo costruito dal padre, la sorella maggiore viene promossa ad amante, benché perplessa. Entrambi trovano un ruolo in questa struttura. Mentre la pià piccola no. Lì scoppia tutto, probabilmente.

    “Sono d’accordo che nella casa ci sia una dittatura di tipo nord-coreano, ma non che in grecia in quei trent’anni ci sia stata una democrazia per tutto il tempo.
    C’ è stata la dittatura dei colonnelli e altri colpi di stato, quindi non c’è una contrapposizione interno-esterno plausibile.”

    Non ho ben capito cosa vuoi dire con questo, non parlavo della Grecia. Penso che nemmeno il regista parli della Grecia, ma del tema in se.

    “Non vedo neanche il senso di far fare ai figli delle gare quando ce ne uno chiaramente preferito. La meritocrazia è sinonimo di democrazia.”

    Beh ma lui è pedagogico, anche Hitler lo era, anche nella dittatura comunista c’è pedagogia e si fanno gare atletiche.

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