Recensione su Sole alto

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Avereventanni / 17 Maggio 2016 in Sole alto

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Ci sono, romeojuliettesche ma con serbi e croati, tre storie, 1991 2001 2011, da qualche parte in Jugoslavia. Gli attori, ma non i personaggi, sono sempre gli stessi: lei brutta ma fexy e popputa e proserpina (?), lui un mix tra Messi e Paul Dano. 1991: Jelena e Ivan si amano, tutto intorno sta montando l’odio e vogliono fuggire a Zagabria. Tsktsk. Quando han sparato piangevo quasi quanto lei, la tromba l’assurdo l’ammmore. 2001: Natascia torna nella sua casa con la madre dopo la guerra. La casa è peggio del gruviera degli elvezi, tutta un buco di proiettile, pezzi che cadono. A rimetterla a posto le aiuta Ante (Ante ripara quest’anta, no scusa). 2011: Luka torna al paesello insieme a un amico cinghiale e tamarro. Anche lui è bello inquartato, tutto intorno una festa con rave e droggggha varia. Ma lui manco da strafatto si scopa la tizia strafatta che cinghiale aveva rimorchiato al ciglio della strada, invece va a trovare Maria, che aveva messo incinta e abbandonato andando a studiare in da big siti. Sottili fili uniscono (le tombe, e il cane ca**o, il cane? Mi sa di sì) gli attori che si ripetono, sugli stessi luoghi o poco più in là. La camera segue i due ragazzi, sempre uguali e diversi e forme dell’amore a ventanni, o dell’avere ventanni, o dei ventanni, o come cacchio si era a ventanni, io mi sa che non c’ero, e lo fa soffermandosi sul quadro e il dettaglio, gli insetti e i cocci, sulla prospettiva inusuale e il pertugio, attraverso cui le emozioni succedono. Bella frase, significa niente. Sopraffatto come detto dal primo, sul finale ho intravisto il percorso, e susseguirsi ideale, così come la guerra, di amore vs odio, composizione del conflitto (ok tramite pompino ma sempre composizione è) insieme alla ricostruzione dalle macerie e infine, dopo la notte (–>sole!), perdOno.

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