29 Novembre 2013
Nel descrivere la storia della caccia a Osama Bin Laden, ormai arcinota, quanto meno nella sua vicenda conclusiva dell’assalto al compound di Abbottabad, la Bigelow adotta un apprezzabile taglio documentaristico, cercando di essere il più possibile aderente ai fatti, soprattutto nella seconda parte (addirittura l’ho trovato più verosimile, come aderenza alla realtà, del documentario del National Geographic Code Name: Geronimo, in cui si vedono i Navy Seals in irrealistici atteggiamenti paterni nei confronti dei bambini ospiti del compound).
Della prima parte, invece, apprezzabile la schiettezza nel narrare i metodi non esattamente ortodossi della CIA per risalire ai vertici di Al Qaeda (tra cui l’ormai famigerato waterboarding).
Peccato però che ci sia il classico atteggiamento da “uno contro tutti”, dell’agente solo contro il resto del mondo, come se volessero farci credere che il tanto decantato gioco di squadra non vada bene per le cose di concetto (l’intelligence) ma solo quando è ora di usare la forza bruta (e infatti i navy seals paiono invece affiatatissimi).
Altro difetto, la Bigelow sembra preoccupata di non scontentare nessuno, strizzando l’occhio a democratici e repubblicani, o quanto meno biasimandoli entrambi ma senza esagerare (le false prove in Iraq di Bush vs. la critica di Obama ai metodi di Guantanamo in assenza dei quali però non ci sarebbero progressi nelle ricerche).
La pellicola poteva forse essere ridotta di qualche decina di minuti, ma tutto sommato non l’ho trovata eccessivamente lunga.
L’interpretazione della Chastain non mi ha convinto del tutto, ma qui cadiamo nel soggettivo.
Nel complesso, tuttavia, è un gran bel film, che tiene incollato allo schermo con la giusta dose di tensione e senza mai strafare, nè esagerare a fini di spettacolarizzazione.

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