E’ sempre gran cosa parlare dei geni del passato (soprattutto se controversi) e questa volta è toccato a Yves Saint Laurent, uno tra i più famosi ed influenti stilisti di sempre, che con il suo talento visionario ha donato alla moda un contributo intramontabile. Immortale. Eterno.
A più di cinque anni dalla sua scomparsa (1 Giugno 2008) si torna a parlare di lui, il figlioccio di Dior. L’enfant prodige di questo mondo inarrivabile fatto di sogni, bellezza e passerelle. Colui che ha saputo imparare tutto dal suo mentore rivoluzionario, tanto da prenderne il posto a poco più di vent’anni, per poi farsi strada verso il successo autonomamente. Con le proprie forze, le proprie creazioni, la propria personalità. Ottenendo il massimo del prestigio durante i ‘70/’80, ma che al giorno d’oggi ha chiuso i battenti nell’haute couture, continuando però a vivere nella realtà più accessibile del prêt-à-porter grazie a Gucci che comprò il marchio anni fa.
E’ una storia molto vicina alla realtà quella raccontata da Jalil Lespert, che in 100 minuti ha saputo come amalgamare lo straordinario successo nel lavoro con l’esile personalità del dietro le quinte di un uomo tanto geniale quanto fragile. Ma che ce l’ha fatta grazie alla forza e all’amore di Pierre Bergé, che ha sempre creduto in lui, nonostante tutti i suoi difetti, le sue debolezze, il suo essere un maniaco depressivo tendente al tracollo. Ma che gli è stato comunque accanto per cinquant’anni proteggendolo da se stesso e dall’autodistruzione che l’avrebbe altrimenti divorato, sprecando così un genio tutt’ora inimitabile.
YSL deve davvero tutto a Pierre Bergé, che oltre che suo amante e compagno gli ha fatto da cervello e da spalla su cui piangere, dedicandogli la vita intera.
YSL (il film) mette a nudo la celebrità senza fare sconti, raccontandone vizi e virtù con una storia umana forte, dalle mille sfaccettature, interessante per un pubblico tutto e che sa come lasciare grande spazio alle emozioni e alle lacrime per quel successo tanto sudato e sofferto.
Un film che torna a dar peso alla voce di un uomo tormentato che ha fatto storia. E che verrà per sempre ricordato.
Alla prima del film Ermanno Scervino ha dichiarato: YSL meritava di essere più felice.
Lo credo anche io. Ma sono anche dell’idea che i geni sono tali, in quanto deboli.
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