ma di cosa stiamo parlando? / 4 Marzo 2018 in Made in Hong Kong

Ho appena visto un capolavoro grandissimo che forse in Italia ci siamo visti in dodici. Si chiama Made in Hong Kong ed è del 1997, il 1997 è un anno molto importante per Hong Kong perché 1 luglio del ’97 il Regno Unito restituisce alla Cina la sovranità su Hong Kong. Molti registi hanno descritto Hong Kong, prima e dopo questa fase, ma nessuno e dico nessuno ha fatto mai un film come questo. Made in Hong Kong è un film girato con due lire, con attori alle prime armi, dove tutto è portato sulle spalle da una solida sceneggiatura. Il risultato? una poesia dove in più punti stavo lì lì per piangere.
Made in Hong Kong è un bellissimo racconto con tre disperati come protagonisti. Autumn Moon è un mezzo mafioso, lavora per la triade riscuotendo i debiti dei poveracci in giro per le periferie. Passa la sua esistenza fra una sala giochi (non quelle con le slot, quelle con i cabinati SEGA) e l’altra, ha una vita difficile perché non ha un dialogo con la madre ed è stato abbandonato dal padre. Il film cattura benissimo questo disagio, inoltre si concentra sulla disperazione della periferia e la sua brutalità. Autumn infatti ha un amico, Sylvester, che è ritardato, gli fa da balia e lo salva in più occasioni dalla cattiveria dei suoi coetanei. Autumn fa entrare Sly nel giro della mala ma lo protegge. Sebbene sia un mezzo mafioso c’è del buono in questo ragazzo di borgata per via del concetto
dello Yin e lo Yang.
Un giorno mentre vanno a riscuotere i debiti di una donna delle case popolari si imbattono in Ping e i due se ne innamorano. È il primo episodio che porterà una scossa alle loro vite, il secondo episodio è invece il suicidio di una ragazza (la foto in blu nel mio post). Da questo momento i tre entrano in quel “cerchio rosso” tanto caro a Melville e vengono in possesso di due lettere lasciate dalla ragazza prima di suicidarsi. I loro destini diventano uno solo e i tre a malincuore dovranno cambiare la visione della vita.
Made in Hong Kong è un film a tratti straziante su tre ragazzi difficili delle case popolari di Hong Kong, un terzetto nichilista accomunato dall’insoddisfazione, da un senso di malessere, dall’assenza di punti di riferimento o ideali in cui credere. Autumn si trova a fare da “capo” a un handicappato e si innamorerà di una ragazza, Ping, con una gravissima malattia. Il finale è a dir poco tragico ma Fruit Chan che scrive e dirige questo film rende tutto equilibrato, leggero, perfetto. C’è del Truffaut e io sto là a bocca aperta perché veramente di roba così potente quasi mai. A me i film su Hong Kong piacciono soprattutto quando catturano il suo lato oscuro, ma Fruit Chan riesce a catturare il lato oscuro del lato oscuro. Cattura tutta la me**a che c’è nell’umanità e lo fa con una semplicità che io non riesco quasi a scrivere. Capite?? Un film fatto di debitori, famiglie distrutte, sgherri della triade, dove l’ombra della morte è sempre in agguato.

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